“Sul petrolio Italia futura sa di vecchio”

29 ottobre 2012 | 13:13
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“Sul petrolio Italia futura sa di vecchio”

La Ola, Organizzazione lucana ambientalista chiede al confindustriale Luca Cordero di Montezemolo e al suo movimento “Italia Futura” di lasciar stare il petrolio lucano e di spiegare invece come il suo neonato movimento in Basilicata intenda estrarre il «petrolio lucano rispettando l’ambiente» per portare economia a un territorio che risulta essere, secondo i dati Istat, il più povero d’Italia. Nonostante si estragga petrolio in Val Basento dagli anni ’50, con Enrico Mattei, e in Val d’Agri dal 1998.

L’uscita politica di “Italia Futura” è stata deludente: con tutte le dinamiche economiche negative di questa regione (alta disoccupazione giovanile e adulta, preoccupante povertà delle famiglie, piccole e medie imprese in crisi, agricoltura nelle mani della grande distribuzione, emigrazione elevata), e con un tale capitano d’industria alla sua guida, come Luca Cordero di Montezemolo, il movimento del presidente della Ferrari si è di fatto imbarcato in un semplice elogio al petrolio, proponendo la facile via dello sfruttamento del territorio senza presentare nessuna proposta di sviluppo.

Per la Ola è ora di finirla con questa artata mistificazione della realtà (non è possibile estrarre preservando i bacini idrici sotterranei) e con i proclami propagandistici sul petrolio che porta lavoro e ricchezza.

Se “Italia Futura” è così sicura che si può estrarre in garanzia dell’ambiente e dei nostri bacini idrici, ci dia le dritte tecniche e ci spieghi come fare, ad esempio, – dato che l’Eni si appresta ad estrarre dai monti di Marsico Nuovo e Tramutola ben 26 mila barili al giorno – a non inquinare le circa 700 sorgenti del fiume Agri, delle quali almeno 70 erogano più di 1 l./s. di acqua. Secondo la Ola è impossibile preservare la Basilicata e la catena alimentare dei lucani dall’inquinamento delle falde sotterranee, come dimostra la presenza di idrocarburi e metalli pesanti nei sedimenti della diga del Pertusillo.

Più che di proclami, la Basilicata ha bisogno che il Dipartimento ambiente della Regione si faccia consegnare dall’Eni i piani ingegneristici dei singoli pozzi al fine di sapere cosa le società minerarie con le perforazioni hanno incontrato nel sottosuolo di proprietà dello Stato e che il governatore Vito de Filippo la smetta di prendere in giro i lucani giustificando il raddoppio delle estrazioni in Val d’Agri con la storia degli accordi del 1998. Abbia invece il coraggio di rinegoziarli – mettendo fine al rischio di inquinare la catena alimentare dei lucani attraverso il circuito dell’acqua – perché quegli accordi sono stati disattesi per 14 anni dall’Eni stesso. E ogni contratto disatteso per tanto tempo è un contratto nullo.

Ola, Organizzazione Lucana Ambientalista