Lucana Film Commission

24 ottobre 2012 | 12:17
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Lucana Film Commission

Primo ciak per la Lucana Film Commission: nomine. Non ha acceso molti riflettori. Poche luci. Molte ombre. Non brillano per competenza. Superano le istanze provenienti dal basso. Non uno dei tanti animatori del dibattito pubblico – variegato mondo dei creativi lucani –  è presente nell’organismo onorifico. Purtroppo ripropongono un sistema. Il sistema Basilicata. Fatto di relazioni corte e di suggerimenti partitici. Un’ occasione persa per dimostrare che si invertiva una tendenza, un modo di fare. Niente. E’ prevalsa una logica. Le voci più cattive suggeriscono di  verificare i casi di parentela tra qualche parlamentare lucano. Sarà un caso? La seconda coincidenza riguarda persino i membri del Collegio dei revisori (verificare per credere!). Bravi professionisti per carità. Ma che intrecci!
Non siamo soddisfatti. Ci saremmo aspettati più esperienza. E sicuramente meno interessi diretti o indiretti nei confronti della attività della Fondazione stessa. Ci saremmo aspettati un consiglio di “visioni”. Liberi dall’ intrinseco condizionamento che permea ogni coscienza in questa benedetta terra. Come quello dell’annuale affanno per la ricerca di sovvenzioni per le proprie precedenti attività. Saranno liberi dai condizionamenti di indirizzo. O svolgeranno il compitino?
Non basta un territorio di grande predisposizione all’accoglienza o un’umanità trasudante ad ogni angolo, ma essere capaci di coinvolgere i lucani all’idea di cinema “come opportunità di scambio culturale e portatore di sano benessere”. Quale migliore occasione uscire dalla palude della nomina politica ad effetto (un vaticanista, una musicista, una figlia d’arte) ed affidare invece il consiglio alle energie creative dei tanti e veri “animatori”  della rete culturale di questa regione. Veri portatori di passione, pieni di energia  e veri portatori di competenze, di sana professionalità per questo mondo che al pari dei nominati hanno zero esperienza amministrativa.

Secondo ciak per la Lucana Film Commission: bando per l’avviso pubblico rivolto all’acquisizione di disponibilità alla nomina del direttore della Fondazione. Con un giorno di ritardo rispetto all’enfatica dichiarazione da parte del Consiglio generale della Fondazione e senza firma per attribuirne le eventuali responsabilità. Brutta partenza. Ha acceso, tuttavia, molti riflettori. La vera partita è nella scelta del direttore. Lo Statuto affida, per la sua individuazione, una selezione (non comparativa) “tra persone di documentata esperienza nel campo delle attività di competenza della Fondazione, che non abbiano interessi diretti e concorrenziali nei confronti della fondazione stessa” con un rapporto di lavoro “esclusivo”. Traduzione: requisiti di ammissione. I Requisiti generali sono “generalissimi”. Basta avere una laurea. In cosa? Non interessa. È necessario che tu sia un ingegnere, un commercialista, un architetto, un sociologo, un veterinario, un matematico, un fisico, un filosofo, un astronomo, un biologo, un dentista, un medico, un teologo ecc… insomma, qualsiasi laurea. Ma, l’importante è avere una sensibilità “artistica”: scrivere, collezionare dischi, suonare in una band, saper ballare, recitare versi, salmodiare OM e stare bene a tavola. I requisiti specifici sono più stringenti: la solita documentata esperienza “quinquennale” (di staliniana memoria). Equiparando strutture pubbliche e private. Senza confronto di responsabilità in termini di bilancio, personale, ecc…di gestione. I titoli sembrano fatti apposta per qualcuno o qualcuna: che abbiano già lavorato presso altre Film Commission (in Italia o all’estero?), che abbiano espletato docenze sulle materia oggetto dell’attività della Fondazione (basta farsi un giro sui siti delle nostre università per scoprire nomi interessanti e interessati), che abbiano partecipato a corsi (quando, dove, come, organizzati da chi?). Come si fa a mettere sullo stesso piano chi fa docenze e chi partecipa a corsi? O con chi ha lavorato (segretario, istruttore?) in un’ analoga struttura. Il bando non prevede punteggi né differenziazioni. Terreno facile per i ricorsi successivi.
Alla fine ci sarà un elenco di soggetti idonei. Un elenco non comparativo, un elenco che non sarà una graduatoria tra i partecipanti. Metteremo in rete l’elenco ed i curricula? Un elenco di persone stilato dopo una verifica documentale ed uno specifico colloquio (pubblico?) con il Cda della Fondazione. Un Cda che si trasforma in una commissione di esame! Ma al Cda qualcuno ha fatto specifici colloqui? Oltre, si intende, le supplichevoli telefonate di circostanza per acquisirne la disponibilità. Il Consiglio generale, infine, sceglierà autonomamente. Si spera con un’adeguata motivazione della nomina e garantendo trasparenza e sindacabilità della valutazione. Una lunga, inutile ed arcaica procedura. Come se fosse un concorso pubblico e non un affidamento di “direzione” di una struttura di cui, ma questo lo sanno anche le pietre, occorrono soprattutto relazioni, conoscenze, inventiva, creatività, identità culturale. E poi esperienze linguistiche (se non parli l’inglese dove vai?), esperienze di fundraiser e perché no! esperienze di aperitivi e red carpet!
Come al solito, sapendo bene chi già si vuole nominare, si illudono i tanti (che diventeranno pochi non appena si accorgeranno delle incompatibilità) che possono accedere alla formale selezione con trucchetti da quattro soldi. Occorreva un’evidenza larga e partecipata, che senza fronzoli dicesse noi abbiamo bisogno di persone che …… fammi vedere il tuo curriculum, le tue esperienze, i tuoi successi, il tuo talento, il tuo saper fare. Senza intermediari.
Avanti allora menestrelli, cantastorie e guitti. Avanti grand commis, attori ed attrici, esperti manager ed operatori della carta stampata. C’è posto per tutti. Almeno per il colloquio. 38 giorni (strana scelta temporale) di passione. Aspettiamo il prossimo 30 novembre. E la pubblicazione dei curricula dei partecipanti. E su questo insisteremo. Appena un mese fa parlavano del clima dell’attesa . Quello prima della tempesta, perché tutti pronti a “misurare l’altrui successo come un proprio insucesso”, e quindi pronti a trasformarsi in vendicatori “mascherati” per giocare al tiro al piattello!
Il gioco è appena iniziato. Sappiamo per chi fare il tifo e il Natale non porterà sorprese per la nostra Basilicata. Una delusione, perché ci avevamo sperato!

Alfonso Ernesto Navazio, presidente Io Amo la Lucania