Legionella al Consorzio di Bonifica

22 ottobre 2012 | 12:21
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Legionella al Consorzio di Bonifica

Francesco Pontevolpe morto nella notte tra il 24 e il 25 aprile 2012. Le analisi fatte sui rubinetti dei bagni del Consorzio parlano di “intere colonie di legionella”.

Dal giorno in cui Francesco Pontevolpe è morto i suoi familiari non si sono dati pace. Morire di legionella significava capire dove fosse nascosto quel batterio killer e come avesse potuto colpire Francesco. La legionella è infatti un batterio molto pericoloso che si annida negli ambienti acquatici. Su pressione della famiglia Pontevolpe furono disposti controlli sia sul luogo di lavoro, che nell’abitazione dell’uomo. Di quei controlli i familiari dell’avvocato deceduto hanno chiesto di poter prendere visione per mesi. Solo il 9 settembre hanno finalmente avuto accesso a quella documentazione contenente le analisi disposte dall’Asl nei bagni del Consorzio di Bonifica e i risultati finali delle stesse. Le carte parlano chiaro: il centro microbiologico di Bari che ha analizzato i campioni prelevati certifica la presenza, all’interno delle rubinetterie dei bagni del Consorzio, di intere colonie di legionella.

Adesso che la causa del decesso è ufficiale i familiari del 45enne sono decisi ad andare fino in fondo. “L’Asm- ci racconta Rocco Pontevolpe fratello di due anni più piccolo di Francesco- ha omesso di comunicare al Ministero che nel territorio di competenza s’era verificato un caso di legionella (il decesso di mio fratello appunto). Già a maggio si sapeva che la causa della morte era la legionella, ma l’azienda sanitaria di Matera ha fatto finta di nulla fino a quando non siamo entrati in possesso della documentazione che attesta la presenza di quel batterio killer. Vorremmo sapere perchè.

“Subito dopo la morte di mio fratello- continua Rocco Pontevolpe- hanno controllato i rubinetti di casa di Francesco e quelli del Consorzio. A casa di mio fratello non è stato trovato nulla, nelle rubinetterie del Consorzio invece sono state riscontrate intere colonie di legionella”.

Cosa significa tutto questo? E’ il fratello dell’avvocato morto a risponderci “Significa, e noi abbiamo denunciato tutto alla Procura sia chiaro, che non venivano effettuati controlli e le dovute analisi sulle rubinetterie da chissà quanto tempo, controlli che la legge sulla sicurezza impone. Si è messo a rischio la vita di tutti i dipendenti del Consorzio di Bonifica”. Ad avere la peggio l’avvocato Francesco Pontevolpe, che tre giorni prima di morire accusò dei malori. Il suo cuore cessò di battere dopo tre giorni di agonia all’ospedale Madonna delle Grazie di Matera. “Da subito, e cioè dopo l’esame autoptico- si avanzò l’ipotesi che ad uccidere mio fratello- ricorda Rocco Pontevolpe- fosse stata la legionella. Ecco perchè furono disposti i controlli sia a casa di Francesco che sul luogo di lavoro.”

Per quasi sei mesi, nonostante le reiterate richieste da parte della famiglia Pontevolpe- l’Asm non ha concesso l’accesso alla documentazione sui controlli fatti al Consorzio. La svolta il 9 settembre quando finalmente i familiari dell’avvocato deceduto e il loro legale sono entrati in possesso di quelle carte in cui si ammetteva chiaramente che nei bagni del Consorzio era stata trovata la legionella. 

“Nessun risarcimento ci ridarà Francesco-aggiunge Rocco Pontevolpe- ma è giusto che tutti sappiamo che una legerezza può costare molto cara ed ancor più giusto che chi ha commesso quella leggerezza paghi. Oggi qualcuno salderà il conto, certo non servirà a molto, perchè la vita di una persona vale molto di più di un qualsiasi risarcimento”.

Ironia della sorte ha voluto che l’avvocato Francesco Pontevolpe nella sua tesi di laurea, conseguita a pieni voti, avesse affrontato proprio il tema delle morti sul lavoro. “Una tesi-ricorda Rocco- che Francesco scelse di fare anche per l’esperienza che avevamo vissuto della perdita di nostro padre, a soli 49 anni, per un incidente sul lavoro e proprio al Consorzio di Bonifica Bradano e Metaponto dove lavorava. Anche in quel caso chi doveva controllare che fosse tutto a posto non lo fece. Rocco Pontevolpe conclude la nostra conversazione ricordando quanto scritto da suo fratello Francesco nella sua tesi di laurea: “Tramite numerosi interventi legislativi è stata prevista un’articolata disciplina diretta a prevenire gli infortuni sul lavoro e a garantire la sicurezza e la tutela della salute sui luoghi di lavoro. L’inosservanza delle prescrizioni comporta la responsabilità civile, con il conseguente risarcimento dei danni, e penale.  La responsabilità penale ricade sul datore di lavoro o sul dirigente competente e si fonda normalmente sull’omissione di controllo circa il rispetto delle misure antinfortunistiche. Il datore di lavoro ha limitate possibilità di liberarsi dalla responsabilità, dimostrando di avere adottato tutte le misure possibili per prevenire l’infortunio o di avere incaricato un preposto per il controllo della sicurezza, assegnandogli mezzi adeguati per provvedere”.  

“Ciò che chiediamo adesso -conclude Rocco Pontevolpe- è che la morte di Francesco porti ad una riflessione di come si opera, per far si che la persona, il lavoratore, abbia gli strumenti e i luoghi di lavoro, sempre idonei per lo svolgimento delle proprie funzioni, e che si investa un po’ di economie delle aziende per far sì che ciò che è successo a Francesco non capiti ad altri”.