La storia calpestata sulla nuova piazza Prefettura

2 ottobre 2012 | 11:18
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La storia calpestata sulla nuova piazza Prefettura

“Questo silenzio così duro da masticare”. Anche la città di Potenza, come tutte le città del mondo, ha una sua Storia. Dice il Riviello che «l’origine della città, certamente antichissima, è incerta e oscura; essa potrebbe essere stata fondata dapprima come postazione militare avanzata dai greci al tempo della colonizzazione della Magna Grecia che solo successivamente venne riconvertita a insediamento stabile».

L’agorà della nostra città è invece stata sottoposta ad un’azione di “riqualificazione”: così la chiama l’Uomo, quando deve procedere a rimuovere quello che la Storia ha creato, per farne luogo più adatto ai tempi moderni. Tutto si stravolge, tutto si distrugge, ciò che è antico è considerato superato, per l’Uomo miope il tempo diventa nemico, e come tale sconfitto, una volta ancora, in nome di una parola che può vincere con la Storia solo per un periodo breve: la Modernità.

Sembra che tutto ciò che è passato remoto non abbia in questo luogo alcuna ragione di esistere. E così il Santo Inquisitore, nemico giurato della Storia, travestito oggi nei panni del progettista dei lavori della presunta “riqualificazione”, il Bernardo Curi dell’evo moderno, spiega ai cittadini le ragioni dell’annientamento della Piazza della Prefettura. «È la conquista di una condivisione, qualcosa che va al di là dell’idea, del sogno del progettista, perché rispetta le caratteristiche di un luogo strategico della memoria collettiva. Un “non luogo” pronto a diventare, attraverso questa rivisitazione la più elegante piazza contemporanea della città».

Un “Non Luogo”, così la piazza è definita dal suo padre creatore, un padre esecrabile che, dopo averla torturata, uccide la Storia in favore della contemporaneità, abnega alla tradizione per riconvertire il passato verso il futuro, parlando di «laboratorio di qualità urbana partecipata che costituirà un modello utile per altri casi di riqualificazione complessa». Altri ancora, saranno dunque gli omicidi perpetuati ai danni della Storia che saranno compiuti negli anni a venire.

«La storia siamo noi, siamo noi queste onde nel mare, questo rumore che rompe il silenzio, questo silenzio così duro da masticare». Ora le domande che si pongono dinanzi agli occhi dei semplici ed attoniti cittadini, impotenti di fronte al moto perpetuo del “cambiamento ad ogni costo”, sono le seguenti: Era veramente necessario e prioritario procedere alla riqualificazione della piazza, viste le altre innumerevoli emergenze che la città lamenta? Questa piazza, così “riqualificata”, è davvero più bella della precedente? Chi ci restituirà la Storia e la Tradizione, adesso che qualcuno ha deciso per tutti di accantonarla in via definitiva? Quale prezzo devono ancora pagare i cittadini per tutto il passato sepolto sotto metri cubi di cemento chiamato “modernità”? Quale infausto e ponzio-pilatesco ruolo c’è da assegnare a chi poteva fermare i lavori di “riqualificazione” ed invece si è “lavatole mani” davanti al furore della contemporaneità, ovvero la Sovrintendenza ai Beni Culturali? Chi ci dice che domani un nuovo Bernardo Curi non vorrà smantellare qualche altro bene prezioso della nostra Storia civica?Quale inappellabile sentenza il Tribunale della Storia riserverà a chi oggi ha irreversibilmente deciso di alterare per sempre i connotati della nostra città? Che il tribunale inappellabile della Storia abbia pietà dell’Uomo che non sa valorizzarla e sia in grado di armare i cittadini di buona volontà contro chi ha ormai definitivamente cancellato le tracce di un passato che era orgoglio e amor proprio di tutta una collettività.

«E poi la gente, (perchè è la gente che fa la storia) quando si tratta di scegliere e di andare, te la ritrovi tutta con gli occhi aperti, che sanno benissimo cosa fare». Speriamo che lo sappiano davvero.

Dino De Angelis – Comitato PIU’ POTENZA