Dopo dieci anni è ancora emergenza

24 ottobre 2012 | 15:26
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Dopo dieci anni è ancora emergenza

È quanto emerge da una prima analisi sui dati di produzione di Rsu (rifiuti solidi urbani) in Basilicata. I dati forniti questa mattina (mercoledì 24 ottobre) da Sabino Altobello, Commissario per il servizio di gestione integrata dei rifiuti, e Massimo Macchia, assessore all’Ambiente della Provincia di Potenza.

Nel 2011 sono stati prodotti in Regione 215 mila tonnellate di rifiuti, circa 368 chili a testa, portando a una riduzione di quasi 6 mila tonnellate rispetto al 2010. Di questa produzione, 38.802 derivano da raccolta differenziata (17,8%). Un dato che, per chi gestisce la “monnezza” lucana, rappresenterebbe una speranza, ma che invece denota il fallimento di dieci anni di gestione rifiuti. Infatti il servizio III del Por Basilicata (Programma Operativo Regionale  2006-2013) fissa al 40% la quota di rifiuti derivanti dalla separazione della spazzatura. Una cifra che allo stato attuale sembra ben lontana dall’essere raggiunta e che si aggrava se si guardano i dati riferiti ai comuni. Sono infatti in pochi quelli che riescono ad arrivare al fatidica quota del 60% di differenziata. La cause di un tale ritardo vanno ricercate sia nell’assenza di impianti adatti, previsti tra l’altro dal Piano dei rifiuti del 2002 e dall’ intesa istituzionale sottoscritta tra la Regione Basilicata e le Province di Potenza e Matera, sia dalla mancanza di una reale governance unitaria dei rifiuti, che a oggi è ancora gestita dalle singole amministrazioni locali su cui gravano costi esorbitanti. 

Scorrendo poi i dati forniti dall’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) emerge un ulteriore beffa. L’ 80% dei Rsu lucani viene ancora inviato in discarica dove subiscono un trattamento meccanico-biologico senza che questo però possa ridurre i rischi legati alla salute. Se da un lato i cittadini lucani si avviano sempre di più a separare i loro rifiuti, dall’altro manca ancora un impiantistica adeguata a far fronte a una reale emergenza. Discariche riaperte e allargate di volume, attraverso ordinanze emesse dalla Giunta regionale per fronteggiare una situazione ingestibile, che col tempo hanno solo tamponato ma non risolto l’emergenza. Costi elevati per lo smaltimento, continui ritardi nella realizzazione di opere adatte a stoccare i rifiuti e continuo utilizzo dell’inceneritore Fenice di Melfi, hanno generato una situazione che è ormai al collasso. “Ci rendiamo conto che la situazione non è certo facile – ha detto Sabino Altobello – ma c’è da dire che abbiamo cercato di gestire un’emergenza con quello che avevamo, adesso occorre guardare avanti e accelerare nella realizzazione di siti adatti e in una governance unitaria sulla gestione dei rifiuti. Spero inoltre che un ulteriore passo in avanti venga anche dal nuovo piano che deciderà la Regione”. Quello però che sembra non essere chiaro è perché in dieci anni si è perso tempo a scaricare le responsabilità e non si è fatto nulla di concreto per evitare di arrivare a questo punto. Certamente la Basilicata non è la Campania o la Sicilia, dove il problema dei rifiuti è molto più drammatico, ma stupisce che una Regione con un numero così basso di abitanti sia in ritardo rispetto ad altre realtà ben più grandi.