“Per uscire dalla crisi rimettere al centro il lavoro”

26 settembre 2012 | 16:19
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“Per uscire dalla crisi rimettere al centro il lavoro”
“Per uscire dalla crisi rimettere al centro il lavoro”
“Per uscire dalla crisi rimettere al centro il lavoro”
“Per uscire dalla crisi rimettere al centro il lavoro”

Lavoro, diritti e sviluppo. Sono le parole d’ordine del segretario della Cgil Susanna Camusso, che nell’incontro di oggi, 26 settembre, al teatro Don Bosco di Potenza, ha rivolto alle istituzioni nazionali e locali

“Per uscire dalla crisi c’è una sola priorità: rimettere al centro dell’agenda politica il tema del lavoro. Solo in questo modo si può dare fiducia ai lavoratori e mettere in moto l’economia”. Il leader della Cgil ha sottolineato come ogni giorno in Italia a calare siano gli stipendi e i salari dei lavoratori, mentre restano alti, e in alcuni casi crescono, quelli dei manager. “Non ci dobbiamo stupire se i consumi calano. – ha detto la Camusso – Se si assottigliano le risorse delle famiglie è difficile poter spendere. Le cause di tutto ciò sono certamente legate alla crisi, ma anche a chi, come molti imprenditori, non hanno reinvestito nelle loro imprese preferendo i mercati finanziari”. È un fiume in piena il segretario che non risparmia critiche a nessuno, men che meno al governo e a quelli che si sono succeduti: “Ciò che è mancata è stata una vera politica industriale, che avrebbe permesso all’Italia di affrontare la crisi in maniera più competitiva”.  La Camusso ha poi affrontato il problema della perdita dei posti di lavoro, che negli ultimi anni ha visto crescere il ricorso alle ore di cassa integrazione, e delle innumerevoli difficoltà di chi va alla ricerca di un’ occupazione. Un problema quest’ultimo che in Basilicata è di casa da anni, come hanno ricordato i segretari della Camera del lavoro e della Cgil Basilicata, Angelo Summa e Alessandro Genovesi, nei loro interventi. Il leader della Cgil ha poi toccato il tema Fiat, ricordando come, dopo l’ormai declarato fallimento del progetto “Fabbrica Italia” dell’amministratore delegato Sergio Marchionne, a essere a rischio non sono solo i posti di lavoro negli stabilimenti, ma anche l’indotto. Una bordata anche al colosso petrolifero Eni, affinché investa in tecnologia e crei realmente occupazione in un territorio che fornisce il 6% del fabbisogno nazionale attraverso l’estrazione di greggio. Il segretario ha poi concluso invitando tutti alla manifestazione a Roma del 28 settembre,  per lo sciopero nazionale dei lavoratori del servizio pubblico.