L’ultimo giorno di Elisa. 12 settembre 1993

12 settembre 2012 | 10:28
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L’ultimo giorno di Elisa. 12 settembre 1993

Sepolta per 17 anni nel sottotetto della Santissima Trinità di Potenza, la chiesa in cui la 16enne fu vista l’ultima volta in compagnia del suo assassino.

L’ultimo a vederla, domenica 12 settembre 1993, intorno a mezzogiorno, fu Danilo Restivo. L’uomo, 40 anni, è stato giudicato colpevole per la morte di Elisa Claps. Condannato a 30 anni di reclusione (con rito abbreviato) dal tribunale di Salerno. Attualmente si trova recluso in Inghilterra per un altro omicidio, quello della sua vicina di casa a Bournemouth, cittadina a pochi chilometri da Londra. Dai giudici inglesi infatti Restivo è stato condannato all’ergastolo per la morte di Heather Barnett, uccisa in modo brutale, il 12 novembre del 2002.

Intanto in Italia restano aperte le indagini sul ritrovamento dei resti di Elisa, il 17 marzo 2010 nel sottotetto della Chiesta della Santissima Trinità di Potenza. Le modalità della scoperta del cadavere non sono state mai del tutto chiarite. Restano mille interrogativi su chi davvero abbia scoperto il cadavere. La prima versione infatti è quella secondo cui la scoperta fu fatta da un operaio della ditta che stava effettuando dei lavori nel sottotetto; c’è poi la versione secondo cui furono le donne delle pulizie a scoprire le spoglie mortali di Elisa e ad avvisare il parroco. Resta da chiarire come, per 17 anni il cadavere sia potuto rimanere in quel sottotetto senza che nessuno se ne accorgesse. Interrogativi che al momento non hanno risposta. O almeno non da parte degli inquirenti. Una risposta che la famiglia di Elisa attende da troppo tempo.

Quest’anno il ricordo di Elisa sembra essere sbiadito anche nella sua città. Nessuna manifestazione ufficiale per ricordare la giovane, nessun manifesto, come è invece accaduto negli anni passati. Sembra quasi che Potenza ha voglia di dimenticare questa brutta pagina di storia. Forse la condanna di Restivo ha sopito il bisogno di capire, di sapere. Sapere che c’è un colpevole assicurato alla giustizia però non cancella tanti anni di dolore e disperazione alla famiglia Claps. Il rischio che la vicenda di Elisa si chiuda con la condanna di Restivo è fondato. E’ difficile credere che un ragazzo di 20 anni, l’età di Restivo all’epoca dei fatti, abbia potuto fare tutto da solo. Così come, ancora non trova una risposta logica, l’atteggiamento degli inquirenti nel corso delle indagini sulla scomparsa di Elisa Claps. Furono omessi atti importanti, che avrebbero potuto chiarire molte cose. Come il sequestro degli abiti (macchiati di sangue) di Danilo Restivo, che era stata l’ultima persona a vedere Elisa. Eppure nessuno ritenne opportuno procedere in tale direzione. Perchè? E perchè nessuno ritenne opportuno perquisire la chiesa della Santissima Trinità palmo a palmo? Era quello l’ultimo posto in cui fu vista la 16enne. Chi e perchè ha coperto Restivo? Domande che lasciano l’amaro in bocca e a cui nessuno ha saputo o voluto rispondere.

Il caso Claps resta dunque un mistero. Non basta avere trovato l’assassino. Ci sono ancora troppi omissis, mancate risposte, bugie e depistaggi che non fanno altro che accrescere la sofferenza della famiglia di Elisa. Cara Filomena, cari Gildo e Luciano in questo giorno di doloroso ricordo non siete soli. Sono con voi tutti i lucani per bene, quelli che, come voi, ancora si chiedono perchè sulla scomparsa della giovane Elisa si è messo in piedi un teatrino vergognoso e patetico. Sono con voi tutte quelle persone che non dimenticheranno mai il sorriso di Elisa.