L’autunno caldo della sanità privata

16 settembre 2012 | 09:50
Share0
L’autunno caldo della sanità privata

La sanità lucana non può essere terreno di scontro politico personale e tra partiti. Gli operatori della sanità, sia pubblica che privata, non possono diventare ostaggio di altri interessi. Non sono considerazioni astratte ma piuttosto dettate da una lettura di quanto è accaduto, in questa calda stagione estiva, sia in termini di provvedimenti e deliberazioni di giunta regionale e da parte delle due Aziende Sanitarie, che di dibattito che si trascina da settimane sui giornali.

La preoccupazione di chi fa impresa di servizi per la tutela, la cura e la prevenzione della salute (una volta per tutte la logica del profitto non c’entra nulla) non è da meno di chi fa impresa in altri settori perché l’autunno per la sanità privata lucana si preannuncia non meno caldo di quello che le previsioni Unioncamere indicano per tutti i comparti produttivi e l’occupazione nella nostra regione.

L’autunno coincide con alcuni adempimenti del Piano Regionale Salute che, non va dimenticato, è solo una “cornice” in attesa di tanti ulteriori provvedimenti, con l’attuazione della delibera di nuova regolamentazione dei ticket (da noi decisamente contrastata), con l’applicazione del decreto legge Balduzzi e tutte le altre misure di spending review in sanità.

Purtroppo del decreto legge Balduzzi, che ha subito numerosi ritocchi, gli italiani sanno ancora ben poco e si sono fermati al cosiddetto risparmio per i farmaci “non griffati”, alla “rivoluzione h 24” per i medici di famiglia, alla stretta sul fumo o all’allontanamento delle sale gioco dalle scuole. Ma non solo di questo si tratta, perché ci sono effetti che ricadono direttamente e pesantemente sulle imprese della sanità e che si aggiungono a quelli di fonte regionale, di cui la riduzione dei badget di prestazioni decisa con la legge di assestamento di bilancio 2012.

Ci sono piccole e medie industrie lucane che hanno già annunciato il ricorso al licenziamento di una parte dei dipendenti perché non ce la fanno più. In quest’autunno caldo anche nella sanità privata – una sessantina di piccole imprese con circa 600 dipendenti in totale – potrebbe accadere lo stesso. Ma non ci limitiamo a mettere in guardia l’istituzione regionale e la politica regionale.

Noi continuiamo a credere che in una piccola regione come la nostra si può fare buona sanità assicurando una reale, sana ed efficace competizione tra le strutture esistenti è una ricetta tanto semplice quanto per niente attuata, eppure lo imporrebbe la legge ma soprattutto lo impone il buon senso. Ogni sistema, come ogni persona, ha una capacità intrinseca di generare nuove risorse se stimolato ad operare in un contesto di sana competitività. Gli effetti positivi sarebbero altrettanto semplici nel settore della salute pubblica: la maggiore distribuzione territoriale,  il miglioramento dei servizi erogati, la creazione di nuovi posti di lavoro, la diminuzione del saldo passivo verso le altre regioni.

Perché ciò accada è evidente che tutti gli attori devono fare la propria parte: le strutture, le associazioni di categoria, le Aziende sanitarie e soprattutto la Regione che ha il governo generale del nostro sistema sanitario. La nostra associazione ha strutturato un vero e proprio “piano di azioni” , proposto da tempo, per approdare ad un “up grade”  dell’attuale situazione che risulta invece ingessata su logiche inadatte ai periodo di crisi che stiamo soffrendo. Azioni queste, di rilevanza strategica per l’intero sistema, che si muovono verso il livello regionale ma anche verso quello nazionale: la costituzione di un Consorzio regionale delle strutture accreditate private, una cabina informatica e telematica in linea con le più moderne tecnologie, uno sportello di consulenza permanente per lo sviluppo e la crescita delle strutture, sono alcune delle iniziative anticrisi che Sanità Futura vuole introdurre nell’attuale congiuntura economica regionale.

Con “Prenota Salute” abbiamo dato un esempio di cosa siamo in grado di fare con investimenti privati. Un altro progetto sarà presentato a breve per rafforzare l’informazione, la comunicazione, il dibattito e la documentazione sul “pianeta salute”. Quello che continuiamo a chiedere è una concertazione vera e non formale con tavoli veri ai quali non ci si presentino scelte da prendere o lasciare. È largamente auspicabile, perciò, che il nostro governo regionale imbocchi una strada diversa, abbandonando finalmente la “zona di bilico” sulla quale indugia da troppo tempo e che costringe a continue manovre ripetute e frettolose per rincorrere gli equilibri di cassa.

Michele Cataldi, presidente Sanità Futura