La Poz Art di Villa d’Agri

3 settembre 2012 | 23:41
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La Poz Art di Villa d’Agri

Per quanto incline al pessimismo (in senso gramsciano), e nonostante non abbia mai nutrito particolari illusioni circa le logiche che governano l’agire umano, mai tuttavia avrei pensato che a qualcuno potesse venire in mente un giorno di autorizzare l’apertura di un pozzo petrolifero nelle immediate vicinanze di un centro abitato, con tutti i potenziali rischi che questo comporta.

Le attività estrattive e tutto ciò che ne segue (trasporto e successiva lavorazione del prodotto) sono, infatti, intrinsecamente pericolose. E questo è un fatto che nessuno, per quanto ottuso o spregiudicato, se non in mala fede, può contestare. Ma se  anche la loro pericolosità non fosse provata, dovrebbe comunque valere sempre il principio di precauzione: nel dubbio, meglio evitare. Tanto più se svolte in prossimità di centri abitati.

Invece, a dispetto di ogni ragionevolezza, a Villa d’Agri è proprio accaduto questo: l’Amministrazione comunale ha inopinatamente concesso all’Eni di aprire un pozzo immediatamente a ridosso del paese.

Confesso che non è stato facile per me comprendere il motivo di una tale decisione, ancor più, avendo subito escluso che si potesse trattare di quei quattro spiccioli che arriveranno al comune sotto forma di royalties – bastanti al massimo per pagare il costo delle luminarie per una delle tante improbabili sagre strapaesane che ogni estate arricchiscono il panorama “culturale” del paese – e avendo, altresì, scartato ogni altra men che nobile ragione.

Poi ho visto la luce, e finalmente ho capito: l’arte, ecco cosa è stato! Un improvviso, insospettabile, ed evidentemente irrefrenabile, amore per l’arte ha travolto il cuore del nostro Sindaco (quanto alla mente, non ho al momento elementi certi). 

Quella torre di ferro che si erge incombente sul paese, illuminata a giorno (ecco l’origine della luce), dai festosi e sgargianti colori (vedi mai che poi non fosse ben visibile in tutto il suo splendore anche da lontano) rappresenta un’interessante riproduzione in chiave un po’ kitsch di quell’architettura paleo-industriale che nell’ottocento adornava i sobborghi popolari delle città, cosi bene descritta da Dickens (che non è la marca di  un dopobarba, signor Sindaco!).

Cosi, grazie al “raffinato” gusto estetico del Sindaco, anche noi cittadini di Villa d’Agri possiamo finalmente vantare un’opera di pregio e abitazioni con affaccio diretto  sul pozzetto. Con tutti i benefici connessi: rivalutazione del valore degli immobili, afflusso turistico e, last but not least, tanta salute.

A questo punto, non posso che esprimere al Sindaco sincera e imperitura gratitudine, certo di interpretare anche i sentimenti di gran parte della restante popolazione,  soprattutto di coloro che avevano aderito fiduciosi al progetto urbanistico comunale denominato “una villa al sole”.

P.S.Solo una domanda, Sindaco: ma non poteva  semplicemente trastullarsi con il Lego?

Giacinto Vaccaro