Il letargo della politica

18 settembre 2012 | 12:20
Share0
Il letargo della politica

La Polverini ha finalmente capito come funziona la giostra. Perché di giostra trattasi. Ci ha messo un bel po’ di tempo. Forse se non fosse venuto fuori lo scandalo del capo gruppo del PDL non se ne sarebbe mai accorta. Il che la dice lunga sul come si governa una regione. Ma ora farà piazza pulita.

Eccome. Ma io nutro speranza. E’ una vita che vivo di speranza, il che, però, non mi ha tolto il sonno che, invece, con gli anni è sempre più profondo. Profondo più o meno come il sonno dei nostri politici di lungo, ma che dico, lunghissimo corso.

Ce ne fosse uno che abbia un’idea di cosa farà l’Italia da grande, o di come si può stimolare la crescita. Il più furbo è Casini, il quale ha abdicato a qualsiasi ruolo politico, e ha intrapreso l’attività di procuratore. Fra i suoi clienti c’è Monti e il suo bagaglio di tecnici, fa niente se uno è indagato, e un’altra ha una scorta di pistoleri avidi fi formula 1. Ovviamente il sonno nazionale comporta un profondo sonno anche a livello locale.

Le uscite, periodiche, dell’uno o dell’altro, somigliano tanto a incubi notturni, che passano subito e non lasciano tracce. Parlo di Regione e parlo del Comune di Potenza, dove l’opposizione sembra finita addirittura in letargo. L’unico letargo che la scienza abbia calcolato in un periodo di cinque anni. Poi ci si sveglia, si fa una campagna elettorale approssimativa, e si ripiomba nel letargo. Ho escluso la Provincia. Vero. Ma lì il sonno, generale, è cromosomico, i silenzi da monastero zen, e l’attività, dinamica come le passeggiate di una tartaruga sul terrazzino di casa.

Ci sarebbe da chiedersi: ma questi apparati numerosi e pur costosi, cosa cappero li manteniamo a fare? Domanda oziosa. La politica, anche locale ormai costituisce un vero e proprio ammortizzatore sociale: dà una paghetta, a qualcuno una doppia paghetta, a qualcun altro un’ ottima paghetta, con contorno di trattamento pensionistico, alla faccia di chi non può accedervi, né alla paghetta, né alla pensioncina. Ma io ho speranza. Perbacco se ne ho.

La Polverini a capo della rivolta della buona politica che, accortasi di colpo che più che politica si tratta di attività quasi criminale, e parlo in generale, dirige la rivolta contro se stessa. Peccato che il popolo italiano si lasci scappare sempre l’iniziativa e la primogenitura. Eppure c’erano sono tutte le condizioni perché quello che ha detto la Polverini lo avesse gridato il popolo italiano a tutta la classe politica, comprese le eccezioni che, finora, hanno taciuto.

Ma non fa niente. Il popolo italiano è tollerante. E masochista. Ma furbo. Eh eh: la fila non la fa mai.