I dati dell’Osservatorio ambientale? “Nel 2015”

12 settembre 2012 | 15:15
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I dati dell’Osservatorio ambientale? “Nel 2015”

“I primi dati saranno forniti solo tra 3 anni, cioè nel 2015”. Parola di Giampiero D’Ecclesiis, geologo e responsabile per l’Ambiente del Pdl in Consiglio regionale. D’Ecclesiis, intervenendo nel corso di un incontro con i giornalisti, convocato stamani (mercoledì 12 settembre) dal Popolo della Libertà lucano, ha chiarito, tecnicamente, cosa è mancato negli ultimi “15 anni” nella gestione ambientale dell’affaire petrolio in Basilicata.

“Manca il bianco”, ha spiegato il geologo. Ciò significa che dati completi su suolo, sottosuolo e atmosfera riferibili a “prima che le trivelle perforassero la Val d’Agri”, non ce ne sono. Mancando un “prima di riferimento”, ha precisato D’Ecclesiis, diventa “complicato” misurare l’impatto ambientale delle estrazioni. Se a ciò si aggiunge che “i controlli previsti dalla Regione tramite Arpab e Agrobios in questi 15 anni sono stati ‘controlli random’ e quindi non sistemici”’, ha aggiunto, diventa chiara anche la portata del problema.

Su questo tessuto povero di dati, inoltre, si va a innestare oggi l’Osservatorio Ambientale della Val d’Agri. Si tratta di un organismo finanziato dall’Eni e previsto negli accordi del ’98 tra la Regione e la multinazionale. Ma “disatteso fino al 2006”. E così entriamo nella parte più politica della conferenza stampa di stamani. E’ stato il delfino Gianni Rosa, documenti alla mano, a spiegare “i ritardi ingiustificabili nell’attuazione del protocollo”. “Fino al 2006 – ha affermato Rosa – ha operato una sospensiva degli accordi del ’98”. Una sospensiva “vigente fin quando non fossero divenuti esecutivi gli atti amministrativi in capo alla Regione”. Cioè fin quando i pozzi dell’Eni non fossero andati a regime con “l’ampliamento del Centro Oli, l’oleodotto Viggiano -Taranto e lo sviluppo dei giacimenti”. Nel 2006 Eni e Regione rimuovono la clausola. Quindi l’Osservatorio può partire. Ma dal 2006 al 2009, è il j’accuse di Rosa, quei soldi previsti, e cioè “3 milioni di euro l’anno”, la Regione li ha utilizzati “per pagare i forestali e non per istituire l’Osservatorio”. Come dire: “L’ambiente può aspettare”.

Solo nel 2010, ha poi proseguito Rosa, citando delibere e documenti della Giunta, “vengono indicati gli organi di gestione dell’Osservatorio”. E cioè, un comitato tecnico scientifico, un comitato di rappresentanza territoriale e una sezione operativa. Nel luglio 2011 viene definita la sede: Marisconuovo. Nel dicembre 2011, invece, viene approvato l’accordo tra Regione e Cnr per un progetto di ricerca che impegna “7 ricercatori selezionati dal Cnr di Tito”. Con assegni di ricerca per 12 mesi. E’ pari a 260mila euro la cifra che la Regione ha messo nel progetto. Pertanto, ha chiosato Rosa, “a distanza di 14 anni dalla previsione dell’Osservatorio, per renderlo operativo nella ricerca dei dati ambientali sull’inquinamento, sono stati spesi dalla Regione 260mila euro su 9 milioni che l’Eni darà in 3 anni”. E i dati? “Nel 2015”. Le popolazioni esposte a rischio possono attendere.