Fiorito è il simbolo dell’antipolitica autentica

26 settembre 2012 | 22:16
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Fiorito è il simbolo dell’antipolitica autentica

In questo Paese è possibile che un tipo come Fiorito si ricandida. Questo è niente. In questo paese se Fiorito si ricandida viene eletto. Perché? Semplice, perché prende i voti. Vi chiederete il motivo per cui un politico come lui prende i voti. Semplice. Il Fiorito ideal tipo, di cui è pieno il Paese, ha gli amici, i parenti degli amici, gli amici dei parenti. Ma soprattutto ha i clientes. Lui ha 30mila voti. Lui è un simpatico che ti fa il favore. Lui sa vivere e sa che anche tu sai vivere. Vuoi mettere quel passaporto rilasciato in tempo record grazie a lui? Vuoi mettere quell’autorizzazione e quell’esame? Lui si è speso per te, perché è un politico che pensa alla gente. Fiorito è l’emblema di una classe politica che ha occupato il Paese, regione per regione. Ovunque esiste un Fiorito e anche di più. Ovunque c’è un truffatore o un impostore. O gli italiani sono fessi, o quella gente è furba assai. In Basilicata è stata eletta e rieletta gente della quale il popolo ipocrita si lamenta in ogni luogo. Quando frequentavo la Calabria per lavoro ho ascoltato politici, funzionari, sindacalisti, cittadini che sputavano sentenze contro il clientelismo, la ndrangheta e la mala politica. Da Reggio Calabria a Catanzaro, da Lamezia Terme a Vibo Valentia, tutti contro. Mi chiedevo come mai in Calabria esiste la ndrangheta nonostante tutta questa opposizione popolare e delle istituzioni? Finzione, ipocrisia, stronzate. Ecco la risposta. La gente, molta gente, parla a vanvera, suona la chitarra in piazza, ma non denuncia. E le piazze sono piene di asini antropomorfi che ragliano per mostrarsi, ma per carità non vogliono disturbare nessuno. Questa considerazione sarebbe superficiale. C’è dell’altro. Il popolo inglese crede di essere libero, ma si sbaglia di grosso. Lo è soltanto durante l’elezione dei membri del parlamento: appena questi sono eletti, esso diventa schiavo, non è più niente. Nei brevi momenti della sua libertà, l’uso che ne fa merita di fargliela perdere (ROUSSEAU, Il contratto sociale).  Lui, Rousseau, aveva ragione. Però, dopo tre secoli la cosa mi infastidisce. Molti consiglieri regionali sono eletti da cittadini ignoranti, ricattabili, destinatari di favori, beneficiari di prebende clientelari. Questa è la democrazia? Io non ci sto. Non ditemi che siamo in un regime democratico. Decine di migliaia di persone votano seguendo criteri antidemocratici. Siamo prigionieri di un’oligarchia travestita da democrazia. Siamo soffocati da un’autocrazia sostanziale che si spaccia per democrazia formale. Liberiamoci. Non può essere candidato, né ricandidato chi si rende responsabile di comportamenti e atteggiamenti moralmente deprecabili. Chi fa politica e rappresenta il popolo deve essere persona degna, sobria, onesta e seria. Il voto, quando non è di qualità, diventa paradossalmente un’arma micidiale contro la democrazia. “Io voto”, non vuol dire “io partecipo”, “io conto”, spesso significa “io ricambio”. Allora? Che si fa? (L’articolo completo è pubblicato sul numero 54 del giornale d’inchiesta Basilicata24, in edicola il 29 settembre)