Don Chisciotte e i pozzi dell’Eni

10 settembre 2012 | 18:41
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Don Chisciotte e i pozzi dell’Eni

Dobbiamo convincerci che non sarà più come prima. Che, per noi lucani, significa davvero che ce la vedremo nera. Facciamo un esempio: se in tempi di vacche grasse le nostre strade cittadine e provinciali costituivano sempre una specie di percorso di guerra, figuriamoci ora che i tempi sono economicamente tendenti al tragico. Oppure. Se la disoccupazione ha posto in testa alla classifica dell’Italia sempre la Basilicata, figuriamoci ora che i licenziamenti si susseguono come i lampi in un temporale estivo. Altro esempio. La Basentana. La Basentana nasce come strada a doppia corsia per ogni senso di marcia.

Il tratto che collega Potenza a Sicignano, invece, sono decenni che vede lunghi tratti di strada a doppia corsia per i due sensi di marcia. E quindi se non è stato possibile porvi mano quando con un lavoro pubblico si facevano contenti operai, imprese, funzionari e politici, dovremo abituarci a una Basentana a senso di circolazione unico alternato. Pensando alla ferrovia non torna il sorriso, anzi, ogni mese viene depennata qualche corsa e presumibilmente fra un paio di anni saremo davvero un’isola, ma non felice, solo nel senso di isolati, senza collegamento col resto dell’Italia. Di questa situazione non possiamo che ringraziare la classe politica dirigente che dal dopoguerra in poi ha saputo preservarci dalla modernità. Continuo a essere uno dei pochi che ritiene che anche Emilio Colombo abbia fatto poco per la sua terra. Troppo poco. Magari ancora oggi fa del bene a qualche portaborse o collaboratore che dir si voglia, ma questo è un altro discorso. Infatti se con Colombo al governo i collegamenti si sono limitati alla Basentana, senza neanche fornire la città di Matera di una Ferrovia, evidentemente, è stato fatto poco, pochissimo. Poi ci sono migliaia di persone che invece “ma che dici, Colombo ha fatto tanto!”, “per esempio?”, “ha sistemato mio figlio!”, bè allora sì, grande Colombo.

Ma ora abbiamo un gladiatore per governatore, e allora tutto cambia. Già mi immagino De Filippo con l’armatura e al fianco Sancio Panza (su chi possa interpretare questo fiero ruolo è aperto il dibattito, ma sembra ci siano dei predestinati) combattere contro i pozzi dell’Eni. Vincente, però, stavolta. Don Chisciotte versione lucana infatti è un personaggio vincente, non è un eterno perdente. Vuoi perché è italiano, e quindi più furbo, e vuoi perché lucano e quindi cromosomicamente portato a ritenere che la ricchezza e l’economia la spingano la politica e il pubblico. Al povero De Filippo toccano ora critiche su critiche per la sua “uscita”, invero, però, davvero comica. Ma non si preoccupa più di tanto. Per decenni sono stati tutti zitti, più o meno, e ora tutti hanno qualcosa da dire, ma nessuno è capace di essere incisivo. Sa che c’è la corsa da parte dei politici e degli aspiranti politici alla critica più insinuante e pungente, ma sa che è un gioco fine a se stesso. E se la ride. Lui e Sancio Panza. Alla faccia nostra.