Chiediamo ai cittadini in che provincia vogliono stare

6 settembre 2012 | 16:28
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Chiediamo ai cittadini in che provincia vogliono stare

La Basilicata, o meglio il tanto decantato negli anni “Modello Basilicata “, non esiste più! E non certo per colpa della Fondazione Agnelli o di Rutelli o di Letta o secondo le analisi più dietrologiche per colpa delle compagnie petrolifere, né tan poco, da ultimo, per colpa del provvedimento del Governo di eliminare le piccole provincie e non gia di tutte come auspicavamo ed auspichiamo. La Basilicata non esiste più perche con la fine della spesa pubblica scellerata e senza limiti, delle varie casse del mezzogiorno, della 219, dei soldi del terremoto, non ha più ragioni di essere e di esistere: un’entità geo -politica “capolugocentrica” con la pretesa di rendere omogenee genti differenti, di riuscire a servire efficientemente un territorio di 131 piccoli comuni per lo più in via di spopolamento dispersi su di una superficie immensa ed isolati dalla beffa del destino che ci collocò in una orografia siffatta .

Fin quando ci sono stati i soldi pubblici illimitati che hanno permesso la costruzione di decine di ospedali, caserme dei carabinieri in ognidove, i tanti commissariati di polizia qua e la/le 5 o 7 ASL, le tante comunità montane, i consorzi industriali e di bonifica ecc ecc… indubbiamente non avrebbe avuto senso cambiare un modello che pur tuttavia non ha mai a affrontato la questione dello sviluppo vero. Il corto circuito è vicino e non è certo colpa di Monti oggi o del federalismo di Bossi speriamo di ieri. Oggi ogni prestazione efficiente e competitiva ai cittadini di servizi pubblici o di utilities, come si usa dire, presuppone la ricerca di economie di scala conseguite esclusivamente dall’ ampiezza dei bacini di utenza. Ogni azione programmatoria di sviluppo e di investimenti nelle infrastrutturazioni in tempi come questi di pesanti riduzione della spesa per gli stessi investimenti pubblici debbono fare i conti con la ”scelta” e quindi con le” priorità politiche” pena le eterne promesse o peggio ancora le eterne incompiute. Ed in una Regione così le priorità non potranno che essere sempre più coincidenti con quelle del capoluogo precludendo lo sviluppo e le integrazioni di aree della Regione come il materano, il metapontino, il melfese, caro Navazio, con quelle aree contigue in cui invece avrebbero maggior considerazione strategica e quindi maggiori possibilità di sviluppo. 

La fine del” modello politico Basilicata” è nei fatti, nei numeri e nella prospettiva. Da anni oramai l’ economia, il mondo dell’ impresa e la sua organizzazione seguendo i criteri economici del profitto e dell efficienza aziendale hanno disegnato le proprie strutture di vendita, della distribuzione e logistica, dell’ assitenza clienti costruendo una rete basata su delle macro regioni per cui i territori del potentino spesso ricadono nelle competenze di filiali del Campania e quelli del materano nelle competenze delle filiali pugliesi. Si dirà ma le imprese e l’economia non hanno da difendere l’ identità lucana…Ma c ‘è poi davvero un’identità lucana dopo appena 40 anni o piuttosto un’identità di materano, potentino, policorese, pisticcese, melfese ….?

L’unico rilievo che mi sento di muovere nelle procedure previste dal art 17 del  Dl n.95/2012 cd spending review è quello realtivo alla parte in cui, nel sopprimere le province, ne demanda le ipotesi di accorpamento alla conferenza delle autonomie. Cioè a decidere della sorte e del futuro del territorio di Matera, Pisticci e Policoro saranno i 131 Sindaci lucani di cui 2/3 del potentino. Sarebbe stato più logico attivare la prassi consultiva dell’art 132 della cost chiedendo ai singoli Comuni dove voglio andare. Ma non è detto che i tempi non siano oramai maturi per sollecitare i Consigli comunali ad attivare quest’ultima procedura. Noi a Matera lo faremo ma non certo per rimanere in una regione finita politicamente!

Pasquale Di Lorenzo, coordinatore provinciale Fli