Provincia unica, perchè non a Tricarico?

30 agosto 2012 | 12:43
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Provincia unica, perchè non a Tricarico?

Era il 1970 quando si è iniziato a discutere dell’abolizione delle Province. Si insediavano per la prima volta in Italia le regioni e già ci si interrogava sul futuro (e sull’utilità) dell’ente territoriale «intermedio». Oggi invece, il riordino stabilito dal Governo con il decreto legge sulla spending review, convertito in legge all’inizio
del mese di agosto ha decretato non solo la chiusura delle Province ma anche di una lunga serie di Uffici periferici dello Stato. La nostra regione è stata toccata con la soppressione della Provincia di Matera e del tribunale di Melfi. Ed ecco “l’insurrezione lucana“ che poi è il nome dato ad una serie di episodi del Risorgimento avvenuti inBasilicata nel mese di agosto dell’anno 1860. In quel periodo la provincia lucana fu la prima, della parte continentale del Regno delle
Due Sicilie, a dichiarare decaduto il re Francesco II di Borbone e a proclamare la sua annessione al Regno d’Italia. I politici lucani si oggi si sono messi a “dibattere” su come difendere la provincia di Matera arrivando alla conclusione che se proprio si deve chiudere baracca e burattini, mezzi unanimi, forse si potrebbe optare di portare la sede della restante provincia di Potenza a Matera per “fare” Regione a Potenza e Provincia a Matera. Ma, per dirla con i latini “in medio stat virtus” ci potrebbe essere una giusta via di mezzo e cioè quella di fondere le due province facendone una unica e chiamandola con il nome della “Provincia unica di Potenza e Matera”.

Si potrebbero mantenere le sedi periferiche di Potenza e di Matera e la sede politica ubicarla, magari, nel centro storico del comune di Tricarico, il cui borgo medioevale è uno dei più importanti e meglio conservati della Basilicata. V’è più che il comune di Tricarico fa parte della provincia di Matera al confine con la parte nord-orientale e con un’exclave nella Provincia di Potenza. Mai sede fu più azzeccata. Ricordando l’insurrezione del 1860 al grido dei suoi combattenti: “La Basilicata, questa terra di antiche memorie è insorta. L’incendio è scoppiato nel cuore delle province messe al di qua del faro. L’antica Lucania è già provincia del regno d’Italia. Ecco la prima pagina di questa nuova storia”., si faccia tesoro del passato perché il popolo lucano con in testa i politici di ogni partito si facciano promotori, con i fatti e non  solo a chiacchiere, di tale soluzione verso il governo centrale per scrivere una nuova pagina di storia lucana. Quale esempio migliore sono le parole pronunciate da Vincenzo Morelli contro i soldati borbonici il 29 agosto 1860. per lanciare un messaggio chiaro e inequivocabile al governo Monti che trovi gli euro per finanziare questo progetto inaspettato per loro: “Voi non passerete se io non ho da Garibaldi rassicurazione formale che venite a fraternizzare con noi, o se non deporrete le armi”. Dove trovare gli euro? Semplice, da quella innumerevole serie di enti intermedi (agenzie, consorzi e società
partecipate) che costano allo Stato cifre spropositate. Del resto, per le risorse che ha la Basilicata, dal petrolio all’acqua, dall’artigianato all’agricoltura, dall’energia al turismo, potrebbe fare meglio della “Padania”, gestendo “in proprio” tali risorse. Basta smettere di litigare e mettersi a lavorare sotto una regia unica. Se non vogliamo capitolare, che  ci sia da monito l’uscita a gamba tesa del “diessino” Enrico Letta: “la Grecia pesa in Europa come la Basilicata in Italia… quasi due palle al piede dell’economia europea ed italiana, che non ha fondamento logico, scientifico e neanche politologico se vogliamo”. Però, leggendo attentamente, tale dichiarazione potrebbe essere un invito a riprenderci ciò che abbiamo per pesarlo in contrapposizione al resto dell’Italia cosiddetta
“produttiva”.

Renata Labella, coordinatrice Idv Avigliano