No Triv: “dovremmo essere più onesti, anche lei Presidente”

4 agosto 2012 | 12:39
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No Triv: “dovremmo essere più onesti, anche lei Presidente”

Il coordinamento No Triv risponde attraverso il nostro giornale al presidente Vito De Filippo sull’articolo 19 octies dell’assestamento di bilancioLo scorso 1 Agosto l’ufficio stampa regionale faceva pervenire ai “gentili esponenti del movimento No Triv” una nota di risposta alle osservazioni critiche pubblicate sui media locali da rappresentanti dello scrivente Coordinamento Nazionale a commento del significato e della portata dell’ormai noto art 19 octies aggiunto alla legge di assestamento di bilancio, riguardante l’atteggiamento della Giunta regionale di Basilicata in materia di permessi di ricerca di idrocarburi sul suolo lucano. Considerando felicemente insolita la scelta di una rapida comunicazione diretta da parte del Presidente De Filippo, che ha firmato di suo pugno la missiva, dal tono peraltro molto interlocutorio, confermiamo di certo la qualifica attribuitaci di esponenti “gentili”, ma al tempo stesso vorremmo legittimamente tentare di non apparire oltremodo improvvidi, sprovveduti, o peggio ancora fessi. Tanto non certo per inveterata consuetudine alla “contestazione”, al dissenso, quanto per necessità primaria di individuare nella lettura dei fatti una logica sostanziale che non faccia a cazzotti con le premesse. Di certo non saremo “ambientalisti di professione”, ma nemmeno “dell’ultima ora” e votati al becero “populismo”, come più o meno velatamente qualche lare si sta affannando a precisare per lasciare intatto il proprio ruolo sullo scenario del teatro politico lucano. Dello sforzo di tirare sulle zolle e sui marciapiedi il cielo delle alchimie politiche e di costruire la cordata per l’assalto al cielo dei potenti nel nome della soddisfazione dei bisogni collettivi di chi il potere non ce l’ha le associazioni ed i singoli che aderiscono a No Triv ne fanno non una bandiera, ma una premessa. Va sempre bene parlare di “partecipazione”, sig. Presidente, ma dove? Ma Quando? Ma come? Alle popolazioni della Val D’Agri, della Val Basento, è stato dato il dovuto riscontro in merito alle richieste di monitoraggio, di osservatorio epidemiologico, di istituzione del registro tumori, di controllo sui piani di bonifica? Semplicemente proviamo ad evidenziare a Lei ed alla quasi totalità dei consiglieri regionali che ha approvato all’unanimità pochi mesi orsono lo strumento strategico/politico/economico denominato “Memorandum” la nostra sorpresa nel veder perseguire con tenacia da tale unanime consesso la rideterminazione dell’immaginario mediatico in tema di trivellazioni. Tentiamo ancora con estrema difficoltà di distinguere volti e dichiarazioni entusiaste degli stessi, inneggianti alle magnifiche sorti e progressive del famigerato art 16 del DL “per le liberalizzazioni” di Monti/Passera/Clini & Co, dalla compagine politica regionale rivendicato come vittorioso ed anelato sbocco del Memorandum.
Oltre ogni inutile polemica di circostanza riguardante le modalità di conteggio adottate per il numero dei pozzi  in attività, per i permessi di ricerca vigenti, per le istanze di conferimento di nuovi permessi, convochi, sig. Presidente, una sessione di esame congiunto con amministratori comunali ed associazioni regionali per certificare e “fotografare” lo stato di cose presenti. Abbiamo tutti il diritto di sapere, ma senza preconcetti e/o difese di ufficio per quanto riguarda gli effetti geologici, ambientali, idrici, delle attività estrattive ad oggi effettuate, in atto, potenziali. Ci rendiamo conto che le dinamiche politiche in atto richiedono quotidiana dimostrazione di flessibilità e di prontezza di riflessi. Tuttavia, Presidente, modestamente la invitiamo, nel suo stesso interesse, forse, a liberarsi il più possibile della dominante sindrome gattopardesca che le fa evocare che “la nostra scelta è di non sottrarci a fornire un contributo al Paese su un tema strategico quale quello dell’ENERGIA”. La “nostra scelta” a chi si riferisce? Sì, per favore, dovremmo davvero imparare tutti ad essere più onesti, anche Lei, Presidente, che sa benissimo che la posta sul banco gettata da Passera equivale a circa 15/17 miliardi di Euro di gettito fiscale aggiuntivo nei prossimi 20 anni per lo Stato italiano, a condizione del famoso passaggio dal 6 al 10% del volume annuo di estrazioni di petrolio e di gas, in terra ed in mare, sig. Presidente!! Perché mai allora sarebbe sorto lo scorso mese (e proprio a Pisticci) il Coordinamento Nazionale NO TRIV? Non solo perché la Basilicata fornisce ben l’80% dell’estraibile ed è quindi la regione che maggiormente subisce le conseguenze di un modello di finto sviluppo ogm dove (a costo del raddoppio delle estrazioni) dove la stessa filiera formativa e le infrastrutture sono subordinate ai diktat delle multinazionali, a detrimento e sostituzione di consolidate attività produttive legate al territorio considerate dall’attuale governo addirittura “residuali ostacoli” da superare e sopprimere. Certo, sig. Presidente, se Lei oggi si ostina a voler far passare il messaggio dello stop alle trivelle e del recupero di sovranità, prima dovrebbe dare quantomeno prova di essere capace di saper piegare strategie, disponibilità, delle multinazionali energetiche all’altezza delle reali esigenze dei lucani. Ma Lei è veramente ancora sicuro di potercela fare? Per continuare un dialogo proficuo con le popolazioni, con le amministrazioni, con le Associazioni come la nostra, ci vorrebbe però un livello di trasparenza e di chiarezza senza il quale la stessa partecipazione da Lei auspicata non porterebbe ad un bel nulla. Vale a dire: ci sa dire quanta energia in  Basilicata si produce? Ci sa dire quanta energia, disaggregata per settori d’uso, si consuma ogni anno? Ci sa dire l’energia prodotta dove va a finire? Condivide o no con noi l’idea che l’energia deve essere un valore d’uso e che sarebbe ora di sollecitare, favorire, organizzare, il controllo popolare dal basso sul cosa si produce, perché si produce, come si produce, a cosa serve ciò che si produce? Dialogare sappiamo bene che vuol dire anzitutto condivisione di premesse di fondo, di linguaggi, di fiducia.
Perché allora Lei si sbraccia tanto a voler far intendere che alla fin fine il recupero di sovranità è tutto in prospettiva e che tutto passa a condizione di alzare almeno un po’ l’asticella delle royalties? Non siamo inoltre amanti “della cultura del sospetto” quando ricordiamo, con le parole del costituzionalista Enzo Di Salvatore, che < l’energia è materia di competenza legislativa concorrente: lo Stato pone i principi fondamentali della materia, la Regione fa il resto. I margini di azione della Regione dipendono, tuttavia, dai concreti spazi lasciati liberi dallo Stato. Non dovrebbe essere così, ma di fatto lo è. Ora, la questione che qui ci occupa attiene alla disciplina delle funzioni amministrative, che la legge dello Stato ha attratto a sé.
La legge n. 239 del 2004 stabilisce, infatti, che “sono esercitati dallo Stato (…) i seguenti compiti e funzioni amministrativi: (…) n) le determinazioni inerenti la prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi, ivi comprese le funzioni di polizia mineraria, adottate, per la terraferma, di intesa con le regioni interessate”. Per parte sua, l’art. 19 septies dispone che “la Regione Basilicata (…) non rilascerà l’intesa, prevista dall’art. 1, comma 7, lettera n) della legge 23 agosto 2004, n.239” Questa previsione è, almeno dal punto di vista giuridico, ad un tempo, perfettamente inutile e costituzionalmente illegittima: è perfettamente inutile, in quanto il “decreto sviluppo” stabilisce che, in caso di mancata espressione da parte delle amministrazioni regionali degli atti di assenso o di intesa previsti dall’art. 1, comma 7, della legge n. 239 del 2004, il Governo procederà egualmente al rilascio del titolo (art. 38); è costituzionalmente illegittima, in quanto si pone in aperta violazione del principio (costituzionale) di leale collaborazione, il quale – come ha sottolineato la Corte costituzionale in più di una occasione – “deve presiedere a tutti i rapporti che intercorrono tra Stato e Regioni” (cfr. sent. n. 31 del 2006). La Regione non può, infatti, stabilire preventivamente e in via generale attraverso una sua legge che non stringerà l’intesa con lo Stato. Trattandosi di funzioni amministrative, essa è chiamata ad esprimersi di volta in volta, valutando il singolo caso concreto. Anche alla luce delle contraddizioni che a vari livelli il rapporto tra costituzione materiale e costituzione formale sottopone a forti torsioni interpretative le competenze concorrenti previste dal riscritto Tit V, intendiamo aprire dal prossimo autunno il cantiere del confronto su un tema apparentemente specialistico, sul cui terreno si sta consumando una parte molto importante della ristrutturazione dello stato liberista in un contesto di destrutturazione progressiva della sovranità popolare, dello stato sociale, della capacità decisionale degli enti locali. A tale confronto esprimiamo l’auspicio di una larga e motivata partecipazione delle massime espressioni delle regioni e degli amministratori locali interessati dalle richieste di permessi di ricerca estrattiva.
Siamo tutti d’altronde pienamente consapevoli della necessità di avviare a stretto giro il processo costituente che ci possa consentire di addivenire ad una proposta di legge nazionale organica in materia di tutela del territorio e dell’ambiente dalle estrazioni di idrocarburi, strettamente collegata ad un piano energetico nazionale in grado di classificare e definire le aree interessate, facendo leva sulla direttiva 94/22/CE del Parlamento e del Consiglio Europeo.
Un segnale tangibile di una concreta volontà di cambiamento, un atto finalizzato al recupero sostanziale di fiducia, infine, potrebbe senza meno derivare dal supporto concreto della Regione agli atti di opposizione alle istanze per i permessi di ricerca espressi dalle rispettive amministrazioni comunali.

In attesa di positivi riscontri, cordiali saluti.

Coordinamento Nazionale No Triv – Liberiamo mare e terre dalle trivelle

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