La Provincia unica a Matera non convince

24 agosto 2012 | 13:19
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La Provincia unica a Matera non convince

La decisione del Governo Monti di sopprimere alcune province per ottenere un risparmio sulle pubbliche finanze, può essere considerata con favore o criticata come scelta frettolosa e che di certo risulterà attuata con meri criteri ragionieristici e non valutando i fattori politici, economici e sociali. Certo, dopo un illogico proliferare delle Province, si ragiona sull’onda di una politica anche a tratti demagogica attuata dal Governo Monti, che in nome della ‘Spending Review’, preferisce il taglio indiscriminato degli strumenti della democrazia.

La Basilicata è tra quelle regioni toccate iniquamente da questa decisione, fatta senza considerarne la storia, il territorio, il tessuto sociale e anche il sistema delle infrastrutture lucane. Ovviamente l’unica provincia ha fatto aprire un dibattito che cadrà nelle rivendicazioni territoriali, nelle compensazioni e soprattutto darà voce ai campanilismi ed ai masanielli locali. Mi spiace ammetterlo, ma la rappresentanza parlamentare lucana ha dato dimostrazione di non saper incidere nelle sedi romane avendo anche l’aggravante di un rappresentante nel Governo Monti e anche sostanzialmente debole e di facciata è stata la reazione del Presidente De Filippo e del Governo regionale. Ora resta il dato di fatto, senza cadere nel populismo o nella demagogia, che bisogna affrontare questa delicatissima questione entrando nel merito e valutando con razionalità e senza partigianeria la situazione complessiva, con coraggio e lungimiranza. Certo, essendo Potenza Capoluogo di Regione, la decisione del Governo Monti ha fatto aprire un serrato dibattito sulla necessità di derogare al dettato normativo e trasferire la sede della Provincia unica da Potenza a Matera. Una tesi giustificata da una sorta di compensazione per il danno subito dalla comunità materana. In parole povere Potenza   continuerebbe ad avere Regione e Provincia, Matera nulla. Portando la Provincia unica nella città dei Sassi verrebbe “riparato il danno” della soppressione dell’ente materano.  E’ necessario, pertanto, entrare nel merito e capire se le giustificazioni evidenziate sono bastevoli a legittimare questo trasloco. La coincidenza della medesima ubicazione dell’Ente Regione e dell’Ente Provincia unica nella città di Potenza, vista dai proponenti il trasloco come una sorta di sovrapposizione di poteri e di funzioni, lo dico con franchezza, mi appare un ragionamento alquanto debole ed anche fragile vista l’architettura istituzionale dell’apparato pubblico italiano, per il semplice fatto che parliamo di due enti, Regione e Provincia con funzioni diverse e che rimarranno tali; se la Regione ha la potestà legislativa, la Provincia è un ente con funzioni amministrative di aria vasta (provinciale) in specifici settori. Escludendo l’unicità di sede, rimane aperta solo la questione “torto” subito dalla comunità materana, che scevro da banali campanilismi, non può certamente da sola giustificare il trasloco. La decisione Potenza o Matera dovrebbe quindi basarsi esclusivamente sulla reale funzionalità dell’ente Provincia e come sarà possibile erogare servizi ottimali e avere capacità di ascolto verso tutti i cittadini indipendentemente dalla loro residenza. Quindi capire realmente rispetto alle funzioni delegate alle Province quale è la soluzione più idonea. Certamente Potenza appare avvantaggiata in quanto superiore e più complessa per il numero degli abitanti (Potenza 400 mila e Matera 200 mila), per l’ampiezza dei territori e per la loro orografia (Potenza 6.548,49 Kmq, Matera 3.446,12 Kmq), per il numero dei Comuni (Potenza n. 100, Matera n. 31), oltre ad esempio al numero dei Km di strade provinciali o il numero e l’ubicazione delle scuole superiori da gestire. Quindi una politica saggia, invece di fare demagogia o puntare sul campanilismo, dovrebbe da subito impegnarsi per una riorganizzazione ottimale di Potenza in un’ottica di una gestione più amplia e complessa. Ancora peggio, se dietro questa richiesta si nascondesse uno sciocco buonismo o l’opportunità del politico di tifare per un determinato territorio più vicino alla sua influenza e quindi desiderare di non perdere e quindi di avere un centro di potere più grande a portato di mano. Evidentemente non si può che rimanere aperti a tutti gli eventuali ragionamenti che si vorranno porre purché siano realmente convincenti e carichi di buon senso.

Gianni Rosa, vice coordinatore regionale vicario Pdl