Cercasi intellettuali con le palle, ma anche senza

10 agosto 2012 | 22:26
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Cercasi intellettuali con le palle, ma anche senza

“Non sono le idee che mi spaventano, ma le facce che rappresentano queste idee.” Lo scriveva Leo Longanesi nel 1944. Il secolo scorso. Di questi tempi abbiamo sulle bancarelle idee scadenti e facce corrispondenti. Quindi non ci spaventa alcunché. Sempre per dirla con Longanesi, abbiamo intellettuali che fanno rilegare i libri che non hanno letto. Un territorio senza idee, né intellettuali è come una torta di mirtilli senza mirtilli. Quindi un territorio surrogato. Artificialmente costruito su falsi presupposti antropologici e politici. Sulla scarsità intellettuale si è costruita, di recente, una società regionale fragile ed esposta a molti rischi. Sulla fragilità sociale si è costruita una classe politica arrogante e povera di ideali. Quando mancano gli intellettuali capaci di fornire lo stock necessario di domande alla società e alla politica, il territorio soffre. Si inaridisce in una disidratazione del pensiero che porta allo svenimento della ragione. Capita, però, che si affacciano ovunque dal bar all’università, dai palazzi del potere alle sedi del sindacato e dei partiti, tanti “intellettuali” che danno risposte. Mai una azzeccata, da 40 anni. Lasciamo stare i decenni precedenti con i disastri ormai stipati dalla storia. Mai una domanda che sia degna di innescare processi virtuosi. Anzi, mai una domanda. Sempre soluzioni, risposte, alternative, indicazioni, suggerimenti. Il risultato è qui, e non è una sorpresa. Tutto a carte quarantotto. I cosiddetti professori dell’università sono sempre alla ricerca di soldi per ricerche spesso inutili. In molte occasioni usano il distintivo per far passare soluzioni (non dubbi) assurde. Un finanziamento di qua uno di là e tanti ringraziamenti a quel politico disidratante. Sui giornali le penne interessanti si contano sulle dita di una mano. Scrittori, poeti, musicisti, pittori, artisti sembrano tutti vivere nell’ombra o all’ombra dei contributi concessi dai soliti politici liofilizzati. I partiti lasciamoli stare, niente intellettuali, tutti broker del consenso. Diciamolo, in Basilicata sono scomparsi gli intellettuali, da decenni, fatta qualche eccezione per la fine del secolo scorso. Dovrebbe essere un brutto segnale. Lungo molti anni. Ma la cosa non sembra preoccupare molto. La burbanza di certi presunti intellettuali ha fatto molti danni, così come la goliardia di certi personaggi, ben sistemati con lo stipendio e con il lavoro che non fanno, i quali giocano e si divertono a fare gli scrittori, gli storici, i giornalisti, gli opinionisti. Magari sono ex politici, o politici in pista, piuttosto attempati, che hanno dato un bel contributo al disastro della Basilicata. Insomma esiste un sistema dove tutte le idee trovano posto a sedere, ma per applaudire il Principe. Però, per dirla ancora con Longanesi, solo un’idea che non trova posto a sedere è capace di fare la rivoluzione. Purtroppo ci sono ancora molti posti vacanti. E se la tua idea si siede sei fottuto. Qui siamo nella terra dei dibattiti senza battiti, fuochi di paglia, vacue retoriche e applausi insensati. Su questa riflessione si potrebbe aprire un dibattito. Ma so che non ci sarà alcuna discussione. Troppo provincialismo bagnato nello snobismo di maniera e inzuppato nel narcisismo mediatico. Eppure una qualche decina di intellettuali seri esiste, ma la gran parte si nasconde tra pantofole e libri antichi. Cercasi intellettuali con le palle. Mi correggo. Cercasi intellettuali anche senza palle, ma disposti ad indossarle. Abbiamo le protesi. Ve le diamo volentieri, ma non fate la solita domanda del tipo “da che parte state?” Anche da nessuna parte è una parte.