“Prendo 500 euro al mese 800 dovrei darli alla mia ex”

30 luglio 2012 | 10:27
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“Prendo 500 euro al mese 800 dovrei darli alla mia ex”

Ex coniugi. E due figli trasformati in testimoni di mamma o papà. Ecco la storia di Andrea (nome di fantasia). Ha 50 anni vive e lavora a Potenza.

Ex coniugi. Ex genitori. Ex tutto. Andrea e sua moglie si separano nel 2005. A giugno di quell’anno raggiungono un accordo, la loro è dunque una separazione consensuale. Di mezzo ci sono due figli, ancora piccoli, che restano affidati alla madre. Il padre li può vedere nei week end e nelle vacanze. Ma non tutto va per il verso giusto. Nel luglio 2005 per  Andrea si presenta la prima vacanza da padre separato. I bambini devono andare al mare con lui. Quando va a casa dell’ex moglie per prendere i figli riceve un rifiuto ed un invito ad andarsene accompagnato dalla minaccia di chiamare la polizia. “Visto che comincia a ostacolare il mio rapporto con i bambini-racconta Andrea- decido di rivolgermi al Tribunale per i Minori”. Comincia così la guerra tra ex. Costellata di carta bollata, denunce e assistenti sociali. E l’accordo di separarsi in modo consensuale va a farsi benedire.

I figli diventano “accusatori di mamma o papà”. La giudiziaria che si dipana come una matassa attorno alla vita di questa ex coppia. Inevitabile il coinvolgimento dei figli. Nell’autunno 2005 Andrea viene convocato dai servizi sociali. Lui dice che l’ex non gli fa vedere i figli, lei invece dice che può vederli quando vuole. “Ci ritroviamo- racconta Andrea- la mia ex, il suo legale ed io al cospetto di un’assistente sociale. Ma da quell’incontro non esce niente di buono”. Andrea, che intanto si è rivolto al Tribunale per i minori , vuole solo poter vedere i suoi figli. Mai avrebbe voluto che gli stessi finissero per diventare assidui frequentatori di aule giudiziarie. Ma così non è. E i ragazzini rischiano di diventare i “principali accusatori di mamma o papà”. Il 9 novembre del 2005 Andrea viene convocato dal Tribunale per i minori. Il giorno dopo tocca all’ex moglie e ai bambini. Passa un mese circa e il Tribunale si esprime sulla richiesta di Andrea che viene rigettata non riscontrando i giudici quanto da lui affermato e cioè che la madre impediva al padre di vedere i propri figli. “ In pratica- racconta questo padre separato- il tribunale per i minori fa come Ponzio Pilato”. Il Tribunale per i minori ritiene non vi sia alcun atteggiamento ostruzionistico della ex moglie nel far vedere i figli al padre. Il tribunale ordinario invece stabilisce che i figli restano affidati alla madre e che il padre può vederli due week end al mese, nel periodo di vacanza estive, a Pasqua e a Natale. In più pone a carico di Andrea un assegno di mantenimento di 600 euro per l’ex coniuge e per i bambini. Poi fissa un’ulteriore udienza al 24 giugno del 2006. Ma tra rinvii vari si arriva al 2008. Intanto per Andrea è sempre più difficile vedere i figli, “Anche perché- sottolinea- ogni volta erano urla e insulti da parte della mia ex, in presenza dei bambini. Ed io per evitare loro questo strazio decido di farmi un po’ da parte”.

Il giudice aumenta l’importo dell’assegno che verso alla mia ex. Dopo due anni finalmente questo ex marito ottiene “attenzione” dall’autorità giudiziaria. Il figlio più grande non va d’accordo con il convivente della madre e così viene affidato al padre e va a vivere con lui.  All’ex moglie Andrea continua a dare l’assegno di mantenimento per intero. Ovvero 600 euro a cui aggiunge gli assegni familiari per entrambi i figli, altri 258 euro. Nel frattempo l’ex moglie lascia la casa coniugale e si trasferisce dal nuovo compagno. Mentre Andrea e suo figlio vivono in “un alloggio di fortuna”. Nel maggio 2009 esce la sentenza di separazione. Viene confermato l’affido condiviso dei figli, il maggiore rimane con il padre e, unica nota positiva dopo anni di battaglie giudiziarie, la casa coniugale viene affidata all’uomo che vi torna a vivere con il figlio. A parte questo spiraglio di serenità su Andrea ripiomba la disperazione. Il giudice, nella sentenza di separazione, stabilisce che l’assegno di mantenimento debba essere aumentato da 600 a 800 euro.

Il licenziamento. Le difficoltà per Andrea però non sembrano archiviate. E cominciano a gravare anche sul figlio che vive con lui. Nel settembre 2010 l’uomo, che lavora presso un’azienda di Potenza, perde il lavoro. “Si – ci racconta Andrea – sarà stato anche per colpa della crisi, ma non mi meraviglierei se il mio datore di lavoro avesse deciso di mandarmi a casa perché indirettamente davo fastidio”. E così ci spiega che per “colpa sua” più volte è arrivata la Finanza dove lavorava. “La mia ex moglie mi ha fatto mettere sotto controllo per vedere se veramente non potevo darle tutto quello che chiedeva. E così il mio datore di lavoro si ritrovava spesso i militari della Finanza tra i piedi. Oltre a raccomandate dell’avvocato della mia ex, telefonate. Poi è chiaro è sopraggiunta la crisi e per me, come per tanti altri, non c’è stato niente da fare”.

Faccio ricorso per ridurre l’assegno di mantenimento. Nel frattempo Andrea trova un’altra occupazione. E’ preciso quando ci dice quanto guadagnava. “Il mio stipendio era di 1.070, euro, di cui 800 andavano alla mia ex, così divisi: 600 per lei, 200 per i figli, o meglio l’altro mio figlio che era rimasto a vivere con la madre. Quel che mi avanzava serviva per vivere. E lei sa meglio di me che non è facile. Siamo in due. Tra mangiare, bollette e altre spese eravamo nella disperazione più totale”.  Ecco perché nel 2011 Andrea, fa ricorso per ridurre l’assegno di mantenimento “Anche perché-dice-la mia ex lavorava part time, ed aveva un’altra relazione stabile. In più percepiva l’assegno del programma Copes (cittadinanza solidale ndr). Ad oggi – aggiunge- i giudici non si sono ancora pronunciati, ma intanto le cose per me e mio figlio sono precipitate”.

Guadagno 532 euro. Per i giudici dovrei darne 800 alla mia ex. La crisi si riaffaccia nella vita di questo padre separato. Il suo contratto di lavoro viene trasformato in un part time con relativa diminuzione della retribuzione. “Oggi mi trovo in una situazione che definire paradossale è poco. Il mio stipendio si è ridotto ulteriormente. Prendo 531 euro. Devo darne 832,34 alla mia ex”. Come fa? “Non faccio. O meglio andiamo avanti a ritardi, pignoramenti, ricorsi (da parte di lei). In più l’assegno le viene trasferito direttamente dal datore di lavoro. Io lo stipendio non lo vedo proprio. E non nascondo che ci sono giorni in cui mi chiedo che senso abbia andare a lavorare”. E’ scontato chiedergli come tirano avanti lui e suo figlio. La risposta è quella che accomuna molti padri che vivono le sue stesse condizioni: “Non mi vergogno a dire che se non ci fosse mia sorella che ci da una mano non ce la faremmo nemmeno a mangiare. E’ ormai noto che i padri separati vivono situazioni di grave indigenza. Il problema è che in questi casi muoiono di fame anche i figli loro affidati. Solo che ai giudici tutto questo non interessa. Ci tolgono tutto anche la dignità”.

Estratto dalla storia pubblicata sul settimanale Basilicata24 in edicola il 21 luglio 2012