Ottiene giustizia dopo 29 anni

17 luglio 2012 | 16:33
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Ottiene giustizia dopo 29 anni

Nel 1983 Donato Samela pitturò i prefabbricati di Bucaletto, a Potenza. Per quei lavori non fu mai pagato

Samela fece causa all’azienda che gli commissionò il lavoro. Oggi, dopo quasi trent’anni, una sentenza del Tribunale condanna l’impresa Scan Case a pagare. La ditta però è scomparsa.

La storia di Donato Samela, ex imprenditore, è costellata di carta bollata, ricorsi, attesa. Una lunga attesa per ottenere ragione, una ragione che, dopo quasi trent’anni, ha il sapore di una vittoria di Pirro.

LA STORIA– Donato Samela è un imprenditore quando nel 1983 fa causa alla ditta Scan Case (la ditta che ha fornito le casette di legno di Bucaletto). Samela, con la sua ditta, si è occupato di pitturare quei prefabbricati prima che i cittadini rimasti senza casa a seguito del terremoto del 1980, vi andassero ad abitare. Per quel lavoro non è mai stato pagato. Per questo motivo, l’imprenditore a chiede, nel 1983, l’intervento del giudice intentando una causa civile contro la Scan Case. Il 12 luglio 2012 è arrivata, “finalmente”, la sentenza di primo grado per quella causa intentata da Samela. Una sentenza che  “(…) condanna la ditta SCAN CASE di Andrea Carnera al pagamento in favore di Samela Donato, (…) della somma di euro 12.165,68, oltre interessi legali dalla data della fattura in saldo. Compensa integralmente tra le parti le spese di lite. Così deciso in Potenza 8 giugno 2012 il Giudice (…)”.

UNA VITTORIA DI PIRRO– “Dopo 29 anni, la ditta Scan Case è sparita dalla faccia della terra- ci racconta Samela- il titolare discendente del pugile Carnera diversi anni fa è stato avvistato in Danimarca, ma oggi se ne sono perse le tracce. Parte delle casette di Bucaletto sono state smantellate ed il comune di Potenza ha pagato nel tempo tutti i crediti alla ditta Scan Case”. Al danno la beffa dunque. Infatto Donato Samela si chiede con chi deve prendersela adesso? “Come devo fare per avere il maltolto che a oggi è (capitale + interessi legali)  di € 30.021,07? Una cosa è certa, come ha sancito la sentenza che sa di beffa, devo pagare le spese e l’onorario al mio legale e come mi ha detto l’avvocato devo pagare circa 800euro euro all’Agenzia delle Entrate per la registrazione della sentenza, cioè gli oneri dovuti allo Stato per le operazioni di funzionamento della giustizia. Quella giustizia che oggi non è altro che lo specchio di un’Italia senza futuro. Qualcuno -aggiunge l’ex imprenditore- mi ha consigliato di ricorrere alla Legge Pinto che come mi ha spiegato un mio amico è un piccolo risarcimento per l’insostenibile lentezza del processo”. Il principio della «ragionevole durata di un processo» è riconosciuto dalla Corte europea dei Diritti dell’uomo di Strasburgo quale diritto dell’individuo.

GIUSTIZIA NEGATA E COSTI SOSTENUTI- “Ribadisco-prosegue il suo racconto Donato Samela- non è solo una questione di giustizia negata: tutto questo per me ha comportato e sta comportando dei costi finanziari incalcolabili.” Non bisogna infatti dimenticare che per ricorrere alla legge Pinto bisogna affidarsi ad un avvocato, nel caso specifico del foro di Catanzaro che è quello competente per la Basilicata.

AI CITTADINI INTERESSA CHE I PROCESSI SI SVOLGANO– Vittima di una giustizia negata Samela non può fare a meno di affidarci il suo appello sull’importanza che i processi si facciano con celerità. “Non sono un esperto di giurisprudenza ma un consiglio ai politici lucani voglio darlo anche io: invece di litigare sempre e solo su questioni di lana caprina mettetevi una volta seriamente intorno a un tavolo per discutere non certo perché chiudono il tribunale di Melfi e lasciano invece quello di Lagonegro.  Alla gente poco importa dove si svolge un processo, importa che il processo si faccia  in fretta. Magari quando deciderete di sedervi per discutere partite da: “Un primo esempio di protocollo di prassi virtuose per l’udienza di trattazione di Niccolò Machiavelli, La mente di un uomo di stato. Capitolo VI. Giustizia.” Le troverete interessanti per iniziare a risolvere con poche regole il problema giustizia in Italia.

direttore mi rivolgo a lei perché, ovviamente se troverà valide le mie argomentazioni, si faccia portavoce di quando le esporrò. Sono un ex imprenditore. Ex perché, nel pieno della mia vita lavorativa, ho dovuto chiudere l’attività per colpa di una brutta malattia che si chiama leucemia che mi colpito nel 2007. Da quella data è iniziato il nostro calvario tra l’ospedale San Carlo di Potenza e il Crob di Rionero e grazie ai medici che mi hanno curato e continuano a curarmi, sono ancora vivo ma soprattutto grazie alla mia famiglia che mi è sempre vicina. L’altro ieri insieme a mio figlio ci siamo recati a Potenza, non per le solite visite di controllo nel solito ospedale, ma per andare dall’avvocato che ci doveva comunicare e consegnare l’esito della sentenza di primo grado n. 630/2012 del Tribunale di Potenza Sezione Civile pubblicata in data 12 giugno 2012 per la causa civile n. 1001742/1983 tra la ditta SCAN CASE opponente (per capirci la ditta che ha fornito le casette in legno al tempo del terremoto del 1980 in località Bucaletto) e Samela Donato, opposto, che con la propria ditta le ha pitturate e per detti lavori non fu pagato. Pensate ben 29 anni per arrivare alla sentenza di primo grado. Dalla lettura delle 12 pagine della sentenza devo dire che non ci ho capito nulla però una cosa ho capito leggendo le conclusioni riportate nell’ultima pagina che qui vi trascrivo: “(…) condanna la ditta SCAN CASE di Andrea Carnera al pagamento in favore di Samela Donato, (…) della somma di euro 12.165,68, oltre interessi legali dalla data della fattura in saldo. Compensa integralmente tra le parti le spese di lite. Così deciso in Potenza 8 giugno 2012 il Giudice (…)”, cioè la sentenza sancisce una vittoria di Pirro.Egregio direttore mi rivolgo a lei perché, ovviamente se troverà valide le mie argomentazioni, si faccia portavoce di quando le esporrò. Sono un ex imprenditore. Ex perché, nel pieno della mia vita lavorativa, ho dovuto chiudere l’attività per colpa di una brutta malattia che si chiama leucemia che mi colpito nel 2007. Da quella data è iniziato il nostro calvario tra l’ospedale San Carlo di Potenza e il Crob di Rionero e grazie ai medici che mi hanno curato e continuano a curarmi, sono ancora vivo ma soprattutto grazie alla mia famiglia che mi è sempre vicina. L’altro ieri insieme a mio figlio ci siamo recati a Potenza, non per le solite visite di controllo nel solito ospedale, ma per andare dall’avvocato che ci doveva comunicare e consegnare l’esito della sentenza di primo grado n. 630/2012 del Tribunale di Potenza Sezione Civile pubblicata in data 12 giugno 2012 per la causa civile n. 1001742/1983 tra la ditta SCAN CASE opponente (per capirci la ditta che ha fornito le casette in legno al tempo del terremoto del 1980 in località Bucaletto) e Samela Donato, opposto, che con la propria ditta le ha pitturate e per detti lavori non fu pagato. Pensate ben 29 anni per arrivare alla sentenza di primo grado. Dalla lettura delle 12 pagine della sentenza devo dire che non ci ho capito nulla però una cosa ho capito leggendo le conclusioni riportate nell’ultima pagina che qui vi trascrivo: “(…) condanna la ditta SCAN CASE di Andrea Carnera al pagamento in favore di Samela Donato, (…) della somma di euro 12.165,68, oltre interessi legali dalla data della fattura in saldo. Compensa integralmente tra le parti le spese di lite. Così deciso in Potenza 8 giugno 2012 il Giudice (…)”, cioè la sentenza sancisce una vittoria di Pirro.