La Confraternita dell’Uva: musica fra Aglianico e beat generation

25 luglio 2012 | 22:56
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La Confraternita dell’Uva: musica fra Aglianico e beat generation
La Confraternita dell’Uva: musica fra Aglianico e beat generation
La Confraternita dell’Uva: musica fra Aglianico e beat generation
La Confraternita dell’Uva: musica fra Aglianico e beat generation

La musica è un’arte che nella nostra regione spesso viene trascurata, lasciata incolta, così come d’altronde avviene per gran parte dell’intero panorama culturale lucano; malgrado ciò (o forse proprio per questo) nel nostro territorio spesso prendono vita progetti e realtà molto interessanti e di spiccato valore artistico. Una di queste è la “Confraternita dell’Uva”, gruppo nato nel 2010 nell’hinterland potentino. Il nome della band è ovviamente preso in prestito dal celebre romanzo di John Fante; s’ispira alla beat generation e prende a modello tanto i grandi cantautori del passato come i nuovi volti del panorama underground italiano.

Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Antonio Paciello, 18 anni, frontman della band di questi 5 giovani “confratelli”.

Come nasce la Confraternita dell’Uva?

La Confraternita dell’Uva è stata un po’ una prima vendemmia, tre ragazzetti più o meno pratici in materia agricola (e non solo) si son ritrovati per le mani una modesta vigna.E dunque, in estasi per il modesto (si fa per dire) prodotto che questa poteva riservagli, han deciso di lavorarci su; prematuramente si è presentato un concorso, era l’Hyde Park (concorso per band emergenti che si tiene a Potenza, ndr), la materia lavorata freneticamente ma con tanta cura sembrava interessare la giuria, tanto da venire eletta vincitrice; si è andato avanti, eravamo io, che cantavo e suonavo il sax, Mirko Logiurato, chitarra e cori, Fabio Sabato alla batteria, ma, come spesso si usa fare, all’uva raccolta si aggiunge un buon quintale di Aglianico, di Chianti (dipende dal palato) così si aggiunse, direttamente dalle terre toscane (e chi poteva offrirci di meglio!), Paolo Padula al basso e dopo poco, dai vigneti di Pietragalla, Donato di Capua al piano; tutto scendeva giù lento e saporito, ci si è divertiti suonando per poi suonare divertiti, abbiamo perso il bassista pisano, rimpiazzato in breve da Vito Armandi, contrabbassista pignolese, ed è questa la formazione attuale, che si sta sperimentando con l’idea di offrire il meglio, di distaccarsi un po’ dal sapore esausto del Tavernello.

A quale genere musicale vi sentite più vicini? Folk, rock, pop, tutti o nessuno di questi?

Questa è l’unica domanda a cui non abbiamo mai saputo dare una risposta, proveniamo da diverse influenze musicali, chi ha praticato per tanto tempo rock progressivo, chi si è buttato sul rock melodico, chi si è affacciato sul jazz procurandosi non pochi dolori, cantautorato, musica classica e così via, il risultato della fusione tra più influenze musicali è stata la cosa che ci ha entusiasmato maggiormente, ne è uscito un genere indefinito che dà sollievo al musicista perché riconosce in esso parte del suo stile musicale e allo stesso tempo riesce ad apprezzare i gusti dei propri compagni, è una grande forza che continua ad interessarci quotidianamente.

Oltre ovviamente John Fante, chi sono i personaggi a cui maggiormente vi ispirate, sia letterariamente che musicalmente?

John Fante è stato colui che ci ha denominati ed è un po’ il padre di tutta quella fetta d’arte che più ci interessa, essendo 5 sarebbe impossibile elencare i nostri fautori, ognuno ha avuto una propria vita ed ognuno si è sorretto su determinate menti, per quanto riguarda i testi e le sonorità che cerchiamo di raggiungere con i nostri brani l’influenza proviene in primis dal cantautorato moderno e non, Mirko ha sempre in macchina una raccolta di cantautori che va dagli attuali Brunori sas, Dimartino, Cola Pesce, Carnesi e vari dell’underground italiano e più anziani come le epopee di Vinicio Capossela, le ballate di De Andrè, i lamenti di Piero Ciampi, l’astuzia di Luigi Tenco, la voce rauca di Tom Waits. In merito  alla letteratura, che si mischia alla strada e diventa un vero e proprio stile di vita, c’è la beat generation che ci fa da luce, da Kerouac a Ginsberg, da Bukowski a Palahniuk a Cassady, i nostri brani sono un po’ tutti on the road, parlano di storie vissute e da vivere,  realtà vere e a volte scomode che ci piace raccontare molto spesso per riderci su.

http://www.youtube.com/watch?v=5qWFml6ufLA