Disastro ambientale, Ilva sotto sequestro

26 luglio 2012 | 20:42
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Disastro ambientale, Ilva sotto sequestro
Disastro ambientale, Ilva sotto sequestro
Disastro ambientale, Ilva sotto sequestro
Disastro ambientale, Ilva sotto sequestro

Gli operai dello stabilimento bloccano Taranto. Hanno marciato verso la città e occupato il ponte girevole

TARANTO – Il gip Patrizia Todisco ha firmato il provvedimento di sequestro degli impianti dell’area a caldo dell’Ilva di Taranto e misure cautelari per alcuni indagati nell’inchiesta per disastro ambientale a carico dei vertici Ilva. Sono otto gli indagati, fra dirigenti ed ex dirigenti dell’Ilva, per i quali il gip Patrizia Todisco ha disposto gli arresti domiciliari. Cinque di questi erano già inquisiti e avevano nominato propri consulenti nell’ambito dell’incidente probatorio. I provvedimenti sono stati firmati ma non ancora notificati. Gli arresti riguardano il patron Emilio Riva, presidente dell’Ilva Spa fino al maggio 2010, il figlio Nicola Riva, che gli è succeduto nella carica e si è dimesso un paio di settimane fa, l’ex direttore dello stabilimento di Taranto, Luigi Capogrosso, il dirigente capo dell’area del reparto cokerie, Ivan Di Maggio, il responsabile dell’area agglomerato, Angelo Cavallo.

LA DECISIONE DEL GIP. La situazione dell’Ilva “impone l’immediata adozione, a doverosa tutela di beni di rango costituzionale che non ammettono contemperamenti, compromessi o compressioni di sorta quali la salute e la vita umana, del sequestro preventivo”. E’ quanto scrive il gip nell’ordinanza di sequestro dell’impianto di Taranto. “Ancora oggi” gli impianti dell’Ilva producono “emissioni nocive” che, come hanno consentito di verificare gli accertamenti dell’Arpa, sono “oltre i limiti” e hanno “impatti devastanti” sull’ambiente e sulla popolazione.

LE PROTESTE. I lavoratori dell’Ilva hanno bloccato il ponte girevole di Taranto: la decisione è stata presa a conclusione dell’incontro che si è svolto nella sede della prefettura tra il prefetto Claudio Sammartino, sindacati e lavoratori per discutere della situazione dopo il sequestro degli impianti disposto dal gip. Nel corso della manifestazione che si è svolta davanti alla prefettura si sono verificati momenti di tensione in seguito alla contestazione di un gruppo di manifestanti. Il prefetto, secondo fonti sindacali, avrebbe cercato di rasserenare gli animi confermando l’impegno del governo per le bonifiche e l’ambientalizzazione del siderurgico. L’accordo di programma firmato a Roma, secondo Sammartino, dovrebbe scongiurare lo spettro del licenziamento. I lavoratori hanno deciso comunque di proseguire la protesta.

I PROVVEDIMENTI. La misura cautelare, però riguarderebbe anche altri tre dirigenti. Il gip di Taranto Patrizia Todisco ha firmato il provvedimento di sequestro senza facoltà d’uso dell’intera area a caldo dello stabilimento siderurgico Ilva. I sigilli sono previsti per i parchi minerali, le cokerie, l’area agglomerazione, l’area altiforni, le acciaierie e la gestione materiali ferrosi. Sono state individuate anche tre figure tecniche che dovranno sovrintendere alle operazioni e garantire il rispetto delle norme di sicurezza. Della gestione delle fasi che attengono al personale si occuperà un commercialista e revisore contabile. Circa cinquemila lavoratori dell’Ilva di Taranto, usciti dallo stabilimento siderurgico dopo aver appreso dell’imminente notifica del sequestro degli impianti e della chiusura dell’area a caldo, si stanno dirigendo in corteo verso Taranto per raggiungere la Prefettura e probabilmente bloccare il ponte girevole.

CLINI: CHIEDERO’ RIESAME CON MASSIMA URGENZA. “Chiederò che il provvedimento di riesame avvenga con la massima urgenza”. Così il ministro Clini sulle misure della magistratura per l’Ilva di Taranto. “Verrà affrontata l’emergenza – continua – per almeno quindicimila persone in seguito a iniziative della magistratura che sta procedendo al sequestro e ad altre misure cautelari”. Le risorse per “interventi urgenti di riqualificazione ambientale” a Taranto saranno pari a “un importo complessivo di 336 milioni di euro”. Lo annuncia sempre il ministro dell’Ambiente spiegando i contenuti del protocollo d’intesa firmato al ministero. L’accordo prevede una “cabina di regia” presieduta dal presidente Vendola. “L’intenzione è di sostenere la continuazione delle attività produttive e portuali nel sito di Taranto. Il protocollo – prosegue Clini – non è una risposta alla magistratura ma è un impegno ad andare avanti per impedire che tutto questo si blocchi. Noi vogliamo che l’azienda resti a Taranto e che allo stesso tempo l’intervento ambientale si faccia di corsa”. (Fonte Tg1 online)

E IN BASILICATA QUANDO SI SVEGLIA LA MAGISTRATURA? E’ questa la domanda che ci siamo posti nell’apprendere la notizia dell’Ilva. In Basilicata ci sono situazioni simili, se non addirittura peggiori. Dal Pertusillo alla Fenice. Dalla Valbasento all’area industriale di Tito Scalo. Dalla Val d’Agri alla Trisaia di Rotondella. L’esempio tarantino guidi le procure lucane.