Tribunale, la vendita per ora va in fumo

25 giugno 2012 | 09:32
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Tribunale, la vendita per ora va in fumo

E allora la vendita del tribunale è andata, per ora, in fumo. Ma, senza affrontare nel merito la decisione del Tar della Basilicata, si è preferito menar il can per l’aia parlando di quelli che pur avendo votato nel 2008 per la vendita, oggi, uno ha chiesto le dimissioni dei responsabili e un altro, il sottoscritto, addirittura si è permesso di patrocinare l’Associazione Autonomia Forense nel relativo giudizio amministrativo.
Nel premettere che la mia attività legale è stata fornita gratuitamente, devo precisare che alcuna specie mi ha fatto svolgere funzioni legali nei confronti di un provvedimento al quale, originariamente, avevo pur partecipato. E un tanto per il semplice motivo che io avevo votato qualcosa di economicamente e giuridicamente ben diverso.
Ma parlare del merito significa fare chiarezza sull’accaduto.
Innanzitutto il Tar ha ritenuto legittimato il Ministero a ricorrere sul presupposto che ha contribuito alla realizzazione del palazzo di giustizia e che nello stesso si esercita l’attività giudiziaria. Poi ha sottolineato come il Comune di Potenza avrebbe dovuto notificare la delibera del 2008 al Ministero, e non l’ha fatto, per arrivare a ritenere presumibilmente illegittima e rischiosa una vendita con patto di locazione a carico del Comune, laddove questo riteneva che ad assolvere all’obbligo fosse il Ministero.
Dispiace che il Comune di Potenza abbia sbagliato sostanza e forma del provvedimento, ma tutto ciò denota una approssimazione preoccupante, della quale non ha alcuna corresponsabilità il consiglio comunale del 2008, che fondò la sua decisione su una relazione che si è rivelata, poi, sbagliata. Fu indotto in errore, quindi, come la documentazione tutta, oggi, sta a dimostrare. Ragion per cui legittimi sono gli strali di chi in buona fede votò un provvedimento che, ad oggi, appare davvero sballato.
Ma poi, calare il prezzo da oltre 50 milioni a poco più di 30 milioni, aumentando il canone di locazione, anziché diminuirlo proporzionalmente, è stata una decisione inspiegabile che ha stravolto la decisione del 2008.
Così come rimane inspiegabile, e non spiegato, il non aver chiesto nuovamente il consenso del consiglio comunale, evocato nel 2008, ma non nel 2011 con i termini della questione completamente rivisti, e in peggio.
Non si conoscono le conseguenze del provvedimento del Tar sulle casse del Comune, ma, se è vero che non ci sono soldi perché si stanno pagando i debiti contratti colposamente nel passato, è ovvio che c’è stato sperpero di danaro pubblico per anni e anni, senza che la città abbia mai messo in dubbio le capacita amministrative di una classe e di una parte politica a dir poco responsabili di questo fallimento.
A ogni modo dell’opposizione attuale hanno commentato l’accaduto solo in pochissimi, agli altri, forse, non interessa. Beati loro, evidentemente hanno altro da pensare.