“Potenza è devastata da interessi privati”

27 giugno 2012 | 15:47
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“Potenza è devastata da interessi privati”
“Potenza è devastata da interessi privati”
“Potenza è devastata da interessi privati”
“Potenza è devastata da interessi privati”

A Macchia Romana, la scorsa settimana, nel pieno del caldo pomeridiano e proprio dall’area del cantiere di edilizia privata (in quel momento in attività) è partito un pericoloso incendio (chiaramente di natura colposa e/o dolosa), mentre l’impresa esecutrice stava (legittimamente?) tagliando i pioppi secolari e gli altri alberi di vegetazione ripariale del fosso fluviale che attraversa il versante dove è prevista la costruzione del fabbricato. A seguito dell’incendio che si è esteso a tutto il versante, fino quasi a raggiungere gli edifici su via Consolini e su Via De Coubertin e che, solo per caso, non ha distrutto le querce secolari adiacenti gli edifici e non ha interessato gli edifici medesimi, tanti residenti hanno telefonato allarmati ai vigili del fuoco, subito accorsi, ai carabinieri, ai vigili urbani, al corpo forestale: questi due ultimi pare stiano indagando. Le telefonate si sono susseguite anche nei giorni successivi a seguito di accessi non autorizzati di mezzi dell’impresa costruttrice nelle aree di alcuni condomini per rimuovere i tronchi tagliati, e a seguito della pericolosa caduta di grossi massi, causata dalla montagna di materiale di cava selvaggiamente scaricato dai mezzi medesimi, da via De Coubertin, all’altezza del Ristorante Zì Mingo.
Non c’è niente da fare. Le prassi di una città selvaggiamente devastata dagli interessi privati, tanto poco abituata alla qualità della vita ed al bene comune da scambiare giardinetti di verde attrezzato di quartiere per parchi urbani, evidentemente sono dure a morire. Eppure, a Macchia Romana, quartiere simbolo del degrado, della stupidità e dell’arroganza, si pensava che tanta battaglie sulla legalità e sulla qualità urbana fossero servite almeno a limitare quell’arroganza violenta che ne ha consentito la distruzione.
Quanti articoli sono stati scritti su Macchia Romana, quante parole, quante speranze vane, quante promesse fraudolente, mentre si attuava la distruzione ecologica di questa vasta area di antiche origini, boscata e ricca d’acqua preziosa, seppellendola definitivamente sotto qualche milione di metri cubi di cemento.
Dopo lo scempio, uno tra i tanti e non più numerabili, costituito dal Pentagono, diventato triste simbolo del massacro perpetrato su questo quartiere, un massacro non solo materiale e ambientale, ma anche sociale, si è continuato a infierire su questo agglomerato informe di cementificazione che chiamano quartiere di Macchia Romana, in  questo modo: interventi infrastrutturali sciagurati e senza alcuna logica ragionevole; costruzione di svincoli, nodi complessi e rotatorie pericolosi, degradanti e disumani, e di strade senza marciapiedi, strette e pericolose, chiuse tra opprimenti muraglie di cemento armato. Infine, dopo la costruzione del Pentagono e lo sventramento di una colina e di un bosco centenario, si è “preteso” di distruggere anche quel che resta di questo bosco, attraverso l’esecuzione di sventramenti e percorsi in cemento (magari consentendo anche la costruzione di qualche bar all’interno, tanto per non farci mancare nulla!), dimenticandosi invece di “pretendere” la piantumazione dei 2.000 alberi da parte dell’Impresa Albini, quale minima compensazione alla distruzione ambientale perpetrata.
Dopo aver attuato in maniera esemplare il saccheggio di un’area così estesa, quale esempio per i posteri di come non si deve edificare il quartiere di una città (ma la stessa città di Potenza è un esempio, forse unico in Italia, di come non di deve edificare e governare una città), era lecito pensare che gli affari del cemento e il potere del cemento, almeno in questo quartiere si fossero quietati: e invece no, invece ecco rispuntare sempre il vecchio e tristemente famoso piano particolareggiato di Macchia Romana; un piano appositamente disegnato in maniera del tutto generica e incomprensibile (separando anche le cartografie relative all’edilizia privata e a quella pubblica), del tutto errato nella definizione delle quote, in tanti casi privo dei permessi ambientali e delle autorizzazioni idrauliche, spesso elusivo rispetto ai vincoli idro-geologici esistenti.
In questo piano, esempio della più nobile e attenta tradizione urbanistica, non solo non si tiene in alcun conto di quanto ora evidenziato, ma si ignora persino quell’elementare e antico principio dei “margini della città: cioè di quei limiti che la città non deve superare, dove i palazzi degradano in case sempre più basse e rade fino a sparire nelle campagne…
Questo piano, invece, elaborato da menti illuminate e ispirate dal bene comune e dall’interesse pubblico, riesce a prevedere edifici e parcheggi pluripiano anche dove la città sarebbe ormai finita, anzi fa di più: consente l’edificazione di due edifici residenziali – uno di edilizia cooperativa attualmente sequestrato, l’altro di edilizia privata da poco in piena attività – direttamente sull’antica via Appia, in direzione di Rionero, con l’esecuzione di enormi rilevati, che stanno modificando pesantemente i versanti naturali del terreno (in una zona a forte rischio idrogeologico e ovviamente sismico), sepolti da montagne di materiale di cava, selvaggiamente scaricato su vegetazione, pioppi e querce secolari, su un fosso fluviale e sul suo alveo.
Un piano fatto apposta per alimentare la cultura dell’illegalità, quell’assenza della benché
 minima attenzione agli interessi della collettività, tanto da parte di costruttori rozzi e arroganti, tanto, il che è peggio, da parte dell’amministrazione comunale e di chi le regole dovrebbe farle rispettare.
Così, storia già vista, nonostante le denunce al corpo forestale, ai carabinieri e ai vigili urbani, il cantiere, che non è recintato a valle, quindi accessibile e tutti, anche ai bambini, e che sta creando pericolo immediato per la pubblica incolumità non è stato né fermato né sequestrato.
Per quanto ci riguarda continueremo a essere vigili su questa questione e a denunciare in ogni modo possibile: siamo davvero stanchi di subire quotidianamente violenze invisibili, ma che lasciano segni indelebili: siamo decisi a non tollerare più prepotenze e azioni autoritarie e ci contrapporremo con tutti i mezzi che le leggi e la costituzione ci consentono di utilizzare; siamo infine più che motivati a non consentire più che questa città sia governata e amministrata, come è accaduto da circa cinquant’anni, da chi non sa spargere altro, solo questo con equità e giustizia, che: “infelicità” , “degrado”, “rassegnazione”.

Libera presidio di Potenza, WWF di Potenza, Potenzattiva, Cestrim