“Mancusi e De Filippo, attenti alla pianificazione”

8 giugno 2012 | 17:01
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“Mancusi e De Filippo, attenti alla pianificazione”

Il terremoto avvenuto in Emilia e le continue scosse che si verificano tra la Basilicata e la Calabria, ci hanno riportati indietro nel tempo quando, nel 1980 e successivamente nel 1990-91, la furia devastante della natura ci ha toccato direttamente. Viene fuori, sia da quei terremoti che da quello precedente del 1976 in Friuli ed a seguire tutti gli altri, due grandi necessità:
la prima relativa all’organizzazione dei soccorsi, cosa che negli anni è avvenuta con un rafforzamento, una migliore organizzazione ed una professionalizzazione della Protezione Civile Nazionale e delle loro derivazioni sui livelli regionali e locali;
la seconda relativa alla necessità di prevenzione, con la messa in sicurezza e con norme tecniche costruttive più rispondenti agli eventi attesi, affinchè anche la forza distruttiva della natura produca meno danni e, soprattutto, meno vittime.
La Protezione Civile e la sua colonna mobile ha avuto, negli ultimi anni, uno sviluppo legato in primis al senso di solidarietà di chi ne fa parte ed una professionalità di altissimo livello sia nella struttura Nazionale che in quelle regionali, con l’applicazione della Legge 225/92 e con le L. Reg.li ( in Basilicata la n. 25/98) di applicazione di quella nazionale.
Se le norme citate regolano il funzionamento delle emergenze e dell’organizzazione della Protezione Civile, il Dipartimento e le Regioni hanno avuto ed hanno ancora attualmente un grande ruolo nell’applicazione delle “OPCM” che regolano le norme tecniche costruttive dei fabbricati sia di civile abitazione sia di edifici sensibili pubblici.
Queste ordinanze emanate solo successivamente ad eventi sismici luttuosi prevedono modalità di costruzione in relazione a quello che è accaduto sui territori oggetto di evento sismico.
Attualmente la Regione Basilicata non può, nell’ambito di un lavoro preventivo previsto dalla L. Reg.le n. 10/2010 (zonazione sismica) non tener presente del fenomeno che in Emilia si è verificato e che prende il nome di “ liquefazione” e cioè un cedimento del suolo dovuto allo smaltimento di sedimenti sabbiosi saturi in acqua che assumono comportamento da liquido.
Sostanzialmente per manifestarsi la liquefazione è necessario che i singoli granuli di sabbia perdano il contatto reciproco.
Sia in Italia che all’Estero non è mai stato affrontato lo studio sistematico degli effetti indotti da eventi sismici sull’ambiente fisico finalizzato alla loro incidenza sulla salvaguardia delle reti e delle grandi opere infrastrutturali.
Lo stato delle conoscenze su questo tema è limitato e, in qualche misura, differente a seconda che si ragioni di subsidenza locale, crolli di rocce, scorrimenti e colate in terreni o sistemi di terreni e rocce, ovvero “liquefazione”.
Non si può non cogliere l’occasione per quello  che la Regione sta facendo  nello studio e nella classificazione delle micro-zone ad effetto sismico e sulle zone inibite alla edificabilità totale o parziale o con norme rispondenti alla classificazione stessa.

Il terremoto e gli effetti prodotti in Emilia potrebbero determinare anche sul nostro territorio un evento come quello della liquefazione e, pertanto, sarebbe opportuno oltre che necessario che  lo studio  contenesse indagini specifiche volte anche ad individuare le zone  eventualmente interessate o, che potrebbero essere interessate  da questo fenomeno.
L’assessore Mancusi ed il Presidente De Filippo ben sanno che i dati geofisici e fattori fisici della liquefazione possono avvenire anche sul nostro territorio.
La Basilicata nelle epoche remote era una terra sommersa dalle acque, ne sono un evidente segno il ritrovamento di cave di sabbia del pleistocene ed il ritrovamento di fossili di pesci e conchiglie dei quali il nostro territorio è largamente disseminato.
Essendo il fenomeno della liquefazione attinente a terreni dove i suoli sono costituiti da materiale non coerente (Zanardelli 1903: lo sfasciume di un territorio) e, pertanto, costituiti da grani come la sabbia, e quando parliamo di sabbia ci riferiamo alla tipologia di terreno costituito da argille, limo, sabbia stessa, ghiaia e blocchi di arenaria, il fenomeno  si può , in alcune parti di questo terreno, manifestare.
I dati economici hanno acclarato che, per poter ripristinare ciò che il terremoto ha prodotto, si spende mediamente una somma pari a 100 mld di euro, mentre per la prevenzione se ne spenderebbero solamente 1/5.
Si colga l’occasione del finanziamento dedicato alla zonizzazione sismica ,di cui sopra, per poter dire che la Basilicata per effetto dei danni ricevuti dai diversi terremoti, è in grado di pianificare con correttezza e coerenza alle attese della gente in termini di sicurezza.

Francesco Mollica Mpa