“La vostra sorte è nelle vostre mani”

20 giugno 2012 | 11:25
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“La vostra sorte è nelle vostre mani”

Vi immagino, nelle vostre case arroventate dal caldo di oggi. No mamma, non vengo a mangiare che c’ho lo stomaco chiuso

E intanto è l’ansia che mangia voi. La ripetizione dell’ultimo momento, impazzano furiose le scommesse sulla traccia che uscirà. Che giornata domani, tremenda e grandiosa insieme. Maturità o no, la prima vera prova nella vita di ognuno arriva quando decide di arrivare, e forse per qualcuno è già arrivata. Ma domani è la Prova Ufficiale, la prima di una lunga serie. Sì, avete già la patente, ma questa è un altro paio di maniche. Non sfugge nessuno, da sempre e per sempre. E tutti sempre nello stesso giorno, una nazione intera. C’è sempre qualcosa di elettrico nei grandi sentimenti collettivi, alcune religioni li identificano perfino con l’Anima del Mondo. Un po’ come accade per il tifo di tutta Italia agli Europei di Calcio.
A pensarci bene è di una banalità disarmante. Vi troverete tutti in uno stanzone, circondati e sorvegliati come in un lager nazista, sarà l’ennesimo compito in classe, soltanto durerà qualche ora in più. Ad essere diversi siete voi: scriverete con il desiderio di lasciare tra le parole qualcosa in più. È l’ultimo compito del liceo, darete il meglio di voi.
Non credete a quelli che vi dicono che cambierà tutto. Diffidate anche da chi vi assicura che tutto resterà uguale a prima.
Da domani, l’inizio della fine: iniziano gli esami e con essi calerà il sipario sulla vostra vita da liceali. Finiranno le interrogazioni, i compiti a casa. Non passerete più i giorni in quel liceo che ormai vi sta tanto stretto. Non vedrete più i prof, grazie a Dio. A qualcuno tra loro, però, vi siete affezionati, anzi no forse un po’ a tutti. Niente più ora di educazione fisica, niente più bidelli, niente più vieni alla lavagna, gessetti e cassino, registro, mi giustifico, mancano ancora cinque infiniti minuti ma quando suona. I vostri amati, odiati, compagni di classe: i vostri complici. Salvo rare eccezioni, vi perderete di vista, e incontrandovi dopo dieci anni vi saluterete increduli chiamandovi per cognome. Ma soprattutto, perderete metà della vostra anima che si è annidata nel vostro compagno di banco. Il sipario calerà sul serio, non ci saranno acclamazioni e applausi che tengano, non ricomparirà nessuno sulla scena. Non ci saranno bis.
E chi lo vuole, direte voi. E invece non passerà molto e capirete come siete stati bene. Inizierete a vivere soli, sarebbe anche ora. Forse cambierete città, pellegrini del mondo. Vi riempirete di storie, nuove conoscenze, miserie e vittorie. Darete forma ai sogni. C’è un prezzo, però. Niente più piatto pronto a tavola. Inizierete a pagare bollette. Fare spesa e pulire casa. Lavoro. Oppure: caffè, caffè, esami, caffè, alba, lezioni all’università, caffè, feste, alcol, la mattina si studia di nuovo, quindi caffè. Cucinare per gli amici. Scordatevi due mesi di vacanze, non li avrete mai più. Amori febbrili, delusioni, amicizie, vivrete tutto più intensamente e insieme con più distacco, perché state crescendo. Quella meravigliosa trottola che chiamano vita continua girare, e voi siete nel vortice che prende sempre più velocità. Quando ve ne renderete conto sarà già tardi.
Le vostre vite, la vostra sorte è nelle vostre mani. Spaccate tutto, cercate qualcosa in cui credere, abbiate il coraggio di cambiare quello che non vi piace intorno a voi, ascoltando e chiedendo di essere ascoltati. Fate, e ogni tanto soffermatevi a pensare. In bocca al lupo, vedrete che sarà scialla.