La Regione riaffida il Piano rifiuti al Difa

4 giugno 2012 | 10:46
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La Regione riaffida il Piano rifiuti al Difa

“E’ nota a tutti la propensione verso l’incenerimento del Dipartimento di ingegneria e fisica ambientale dell’Università della Basilicata e al trattamento delle ceneriLa Regione Basilicata, secondo la Ola, Organizzazione lucana ambientalista, e l’associazione Ambiente e Legalità di Ferrandina, insiste sulla produzione di Css, Combustibile Solido Secondario, il quale non è riciclo né raccolta differenziata, ma solo un diverso modo di appaltare la raccolta di immondizia ai privati, rendendola economicamente sconveniente per i cittadini, ma molto interessante per i privati, oltre ad essere una scelta dannosa, come dimostra un’intera sperimentazione internazionale (e la stessa Fenice di San Nicola di Melfi), sui rischi indotti da ogni distruttore termico.

L’assessore regionale all’ambiente, Vilma Mazzocco, in tema di raccolta differenziata dei rifiuti e in riferimento al suo ultimo comunicato stampa sul nuovo ed ennesimo coinvolgimento del Difa, Dipartimento di ingegneria e fisica ambientale dell’Università di Basilicata, nella programmazione del Piano regionale dei rifiuti, impari innanzitutto a differenziare i termini e a spiegare ai lucani a che servirà la raccolta differenziata porta a porta in quasi tutti i comuni, se la volontà della giunta regionale è rivolta a favorire una politica di incenerimento con consequenziali discariche per ceneri. Una soluzione finale che trasformerà anche l’organico – e non solo l’indifferenziato – in Combustibile Solido Secondario.

L’organico prodotto in Basilicata è pari a circa 100 mila tonnellate all’anno e deve essere necessariamente trattato in impianti di compostaggio verde e anaerobici, al fine di produrre bio-compost di qualità e bio-gas naturale. Ogni 20 tonnellate di rifiuti organici, si producono 1,5 mw di biogas, per cui la Basilicata, non trattando il rifiuto organico nell’impiantistica adeguata, al fine di ricavare tutto Css, sta buttando al vento una centrale energetica naturale – 
senza rischi di inquinamento né di estrazione – di circa 9 mw.

L’evidente ambiguità dell’impiantistica regionale potrebbe configurare l’ipotesi di una bella furbata a danno dei lucani, che finirebbero per conferire ai compostatori  privati merce già bella e perfettamente separata, buona a dimezzare i tempi di produzione del loro Css.

Alle 100 mila tonnellate di rifiuti organici vanno poi assommate altre circa 100 mila tonnellate di indifferenziata prodotte in Basilicata, per un totale di oltre 200 mila tonnellate di rifiuti che potrebbero essere tranquillamente riciclate a freddo, anche per quanto riguarda la frazione secca residuale, da un modello di trattamento dei rifiuti attuato anche in Basilicata, a Ferrandina, e che inspiegabilmente non viene mai preso in considerazione. Né dall’amministrazione pubblica né dai consulenti del Difa, gli autori del fallimentare Piano regionale della Provincia di Potenza del 2008 e ispiratori di quello di Matera.

Riaffidare ai consigli del Difa il Piano regionale dei rifiuti, quando la Regione sa bene che esiste una proposta dei movimenti che è condivisa dalla società civile, è come affidare le pecore al lupo, essendo nota a tutti la propensione del Difa e del professor Salvatore Masi all’incenerimento dei rifiuti e al trattamento delle ceneri.

La Ola e Associazione Ambiente e Legalità sperando che la si smetta con queste costose consulenze equiparate a rapporti continuativi ed esclusivi, che ci privano anche di un cambio culturale, ricorda all’assessore Mazzocco che il ricorso all’incenerimento dei rifiuti come soluzione finale non risolve il ricorso alle discariche. Anzi, le trasforma da discariche per rifiuti urbani a 100 euro di media alla tonnellata, a discariche speciali per ceneri, a 400 euro di media la 
tonnellata. L’incenerimento, infatti, non ce ne voglia il professore delle ceneri, non fa sparire un rifiuto: molto più semplicemente, lo trasforma in diossina, Pm 10 e in un volume pari a un terzo di ceneri del volume di rifiuti bruciati.

Ola e Associazione Ambiente e legalità