“Fenice, quale certezza abbiamo che l’impianto non inquini più”?

26 giugno 2012 | 16:56
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“Fenice, quale certezza abbiamo che l’impianto non inquini  più”?

Secondo il Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata vi sono due presupposti per il rilascio dell’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale): che l’impianto abbia smesso di inquinare e che il sito sia stato “messo in sicurezza”. Quale certezza abbiamo che l’impianto non inquini più, che tutte le perdite siano state individuate e risolte? Purtroppo solo le dichiarazioni della stessa società Fenice! Magari se si realizzasse un doppio fondo di impermeabilizzazione del sito, come chiesto dal Sindaco di Melfi, potremmo convincerci. Ma a questa richiesta Fenice avrebbe già detto di no.

Parliamo della “messa in sicurezza”.

La Legge 152/06 spiega la Messa in sicurezza in Emergenza come: “Ogni intervento immediato o a breve termine, da mettere in opera (…) in caso di eventi di contaminazione repentini di qualsiasi natura, atto a contenere la diffusione delle sorgenti primarie di contaminazione, impedirne il contatto con altre matrici presenti nel sito e a rimuoverle, in attesa di eventuali ulteriori interventi di bonifica o di messa in sicurezza operativa o permanente.”

Nei pozzi di monitoraggio – ancora oggi – sono presenti  inquinanti, e ciò significa che la falda acquifera – ancora oggi – sta trasportando sostanze altamente cancerogene, tossiche o velenose nei terreni circostanti l’area di Fenice. Tra queste sostanze, il cromo esavalente.

In una nota di Gennaio 2012, l’Arpab ipotizza: “La variazione dello stato di ossidazione del cromo verso composti più tossici sembra compatibile con le attività avviate nel sito, già dall’estate 2011, con l’installazione di campi pilota di Air Sparging/Soil Vapor Extraction (tecnologia scelta per la bonifica dei composti volatili)”.  Per noi umani significa che alcune attività preliminari alla bonifica trasformano il cromo in cromo esavalente, sostanza estremamente pericolosa. Non capiamo perchè ciò dovrebbe rassicurarci. Tuttavia é Fenice stessa, durante la conferenza di servizi del 21 giugno (piano di bonifica), a rimettere in discussione questa ipotesi circa la presenza di cromo esavalente in falda: un suo tecnico afferma che non è frutto delle attività di “Air Sparging”.

La stessa Arpab, assente durante la prima Conferenza di Servizio per il rilascio dell’Aia, si riserva di esprimere un giudizio a posteriori (?).  Quindi durante l’incontro, è mancato il soggetto deputato al controllo e alla verifica delle 290 prescrizioni che la Regione vorrebbe imporre a Fenice per mezzo dell’AIA!

A tutto questo si sommano i dubbi circa la regolarità della protocollazione della richiesta, su cui auspichiamo un celere accertamento della magistratura.

In conclusione, l’attività dell’inceneritore va bloccata immediatamente e la richiesta di AIA respinta per vizio di forma, inaffidabilità del soggetto richiedente,  presenza di inquinamento nel sito, mancanza di una Valutazione di Impatto Sanitario (VIS), carenza di un sistema di controllo adeguato (ante autorizzazione), inutilità della presenza di un inceneritore in un territorio dove la popolazione non tollera più la sua presenza e si sforza quotidianamente di produrre meno rifiuti possibile.

Nicola Abbiuso -Comitato Diritto alla Salute Lavello