“Siamo diventati una regione colonizzata”

5 maggio 2012 | 12:31
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“Siamo diventati una regione colonizzata”



La cessione all’ economia nazionale di un’enorme quantità di idrocarburi che si estraggono (o da estrarre) nella nostra Regione, non ha prodotto, fino
ad oggi, nè nuova occupazione e né vantaggi concreti al cittadino lucano. Diventano inevitabili le proteste contro la Regione, lo Stato Nazionale, le multinazionali petrolifere perché si sta consumando una grossa rapina a spese dei lucani, una nuova subdola colonizzazione di una Regione meridionale, l’ennesima speranza delusa di sviluppo di un territorio.

Manca una programmazione regionale

Le vicende degli ultimi giorni dimostrano in modo eloquente la crescente conflittualità tra i cittadini e le Istituzioni Locali, tra queste e quelle nazionali e le società petrolifere, dovute anche alla mancanza di un quadro normativo e programmatico regionale. Ed è proprio l’assenza di un piano regionale che ci espone al rischio che il rapporto con il governo e le società concessionarie venga gestito alla stregua di una trattativa commerciale qualsiasi, e non come al contrario dovrebbe essere: una questione istituzionale primaria per gli interessi di tutta la Regione; una questione di alto profilo politico nella quale si giocano le residue speranze di un Federalismo solidale e delle risorse.

E’ stata ignorata la proposta di legge dei Comuni lucani

E’ ben triste considerazione per il sottoscritto rilevare che questa situazione era chiaramente prevedibile. L’iniziativa promossa dall’Anci di Basilicata, nel lontano 1997, della Proposta di legge ad iniziativa dei Comuni Lucani per lo sfruttamento degli idrocarburi in Regione, conferma oggi la sua validità, in quanto aveva colpito nel segno nel porre tra i suoi obiettivi quello di attuare, con uno specifico disposto legislativo regionale, i principi sanciti nella Direttiva Comunitaria 94/22 CEE ed accolti nel DL 625/96. Con questa legge venivano regolamentati gli assetti istituzionali ed i processi amministrativi in materia di estrazioni petrolifere e instaurati rapporti trasparenti nel rispetto delle competenze e degli interessi di ciascuno. Si affermava che il petrolio è certo una risorsa nazionale, ma prima di tutto viene il benessere “sociale ed economico delle popolazioni di Basilicata”.
Tutto questo non è stato voluto, non so se per miopia politica o per scelte strategiche elettoralistiche!

La Regione faccia mea culpa

La gravità dell’attuale situazione richiede da parte della Regione un intervento deciso e determinato nei riguardi dello Stato per fare, una volta per tutte, chiarezza nell’assunzione delle responsabilità di ciascuno e nei rapporti tra tutte le istituzioni, e le società petrolifere, perché una così importante opportunità di sviluppo possa essere utilizzata appieno nel rispetto delle norme e nell’interesse dell’economia nazionale come di quella regionale.
Inoltre richiedere, in itinere, dei correttivi perché possano produrre immediati benefici per tutti i cittadini lucani col dare a minor costi i servizi ricevuti e maggiore opportunità di lavoro e di reddito. Ma c’è bisogno anche di un atto di umiltà, o di un mea culpa, da parte dei protagonisti regionali, nel rivedere le politiche attuate con le risorse del petrolio a cominciare dal ricostituire il comitato di coordinamento, di monitoraggio e di accompagnamento capace di esprimere un controllo qualitativo e quantitativo sulle proposte progettuali e non sui proponenti.
E speriamo di non assistere ad una sorta di gioco perverso delle parti, in fondo al quale già si può intravedere chi saranno i veri sconfitti: i Lucani e la credibilità delle Istituzioni, con l’asservimento degli interessi pubblici ai cosiddetti interessi forti dei privati.