Sant’Arcangelo, crocevia dei due centri oli

2 maggio 2012 | 16:51
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Sant’Arcangelo, crocevia dei due centri oli

La Ola, Organizzazione lucana ambientalista, plaude alla decisione della Giunta municipale di Sant’Arcangelo e alla sua delibera con la quale ha dato parere contrario al permesso di ricerca Total “Tempa la Petrosa”. Un permesso di ricerca petrolifera che riguarda 10 comuni del Materano, 5 del Cosentino, più Senise e Sant’Arcangelo, che cinge d’assedio il Parco nazionale del Pollino e le riserve naturali di Bosco Pantano di Policoro e del Geosito dei calanchi di Montalbano Jonico. Ma che soprattutto, cinge d’assedio l’unico bacino idrico lucano finora risparmiato dalle perforazioni e dai rischi di inquinamento da idrocarburi, metalli pesanti, cromo, polimeri e loro derivati, come è sempre più evidente che accade all’invaso del Pertusillo e ai fiumi Agri e Basento, quest’ultimo, tra i più inquinati d’Italia. Un permesso di ricerca che metterà in campo centinaia di postazioni sismiche – per scandagliare il sottosuolo con 
cariche esplosive di profondità e con la tecnica del vibroseis, responsabili secondo la comunità scientifica di alterazioni letali alla fauna entro un raggio di 5 km. per ogni postazione – in un’area che è classificata al massimo livello di dissesto idro-geologico e con storia di alta sismicità.

Un permesso di ricerca che una volta trovato il petrolio diventerà estrattivo e inizierà un iter che sarà molto difficile fermare per via degli effetti della Legge 99 del 2009 e dell’art. 16 della recente legge n. 27/2012 sulle Liberalizzazioni. E la Ola avverte che una volta trovato il petrolio, prima ancora del rischio di inquinare l’acqua dei fiumi Agri e Sinni e prima ancora di valutare gli effetti del consumo di acqua che servirà alla Total (8 barili di acqua ogni barile di petrolio estratto – 1272 litri di acqua per ogni barile; a Viggiano attualmente servono giornalmente circa 110 milioni di litri), si dovranno organizzare, come in Val d’Agri, centinaia di km. di oleodotti, con relativi espropri di terreni e colture pregiate, senza che il petrolio, come dimostra la sua storia dal 1950 ad oggi (già Enrico Mattei promise lavoro e ricchezza mai arrivate ai lucani), compensi l’occupazione e l’economia perduti dall’agricoltura compromessa.

La decisione della giunta comunale di Sant’Arcangelo è molto importante perché si identifica con la volontà di preservare l’unico bacino idrico non ancora compromesso della Basilicata, quello di Monte-Cotugno/Senise compreso nell’istanza di permesso Tempa La Petrosa, con il quale si irrigano migliaia di ettari di pregiate coltivazioni lucane, dimostrando che oramai i lucani hanno compreso l’importanza del rapporto che la catena alimentare ha con i suoi circuiti dell’acqua. La Ola spera che la decisione di Giunta sia seguita da una decisione unanime del Consiglio comunale di Sant’Arcangelo, come già è accaduto con altri Comuni, perché a differenza di quanto alcuni partiti locali paventano (vedasi la sezione del Pd di Sant’Arcangelo) col manifesto pubblico “Pozzo di 
petrolio a Sant’Arcangelo? È tutto falso!”, si ricorda che: 1 – il rischio di inquinamento del territorio non è legato alla presenza di un pozzo, ma viaggia dentro i percorsi dell’acqua di irrigazione e abbeveraggio; 2 – nessuno ad oggi (ivi compreso il Pd locale) può sapere dove la Total realizzerà i pozzi estrattivi quando il suo permesso di ricerca diventerà concessione di coltivazione del petrolio; 3 – il Comune di Sant’Arcangelo deve affrontare con più decisione la questione petrolio, perché è il primo e più esposto il territorio del paese lucano a trovarsi, con i suoi fiumi Agri e Sauro, immediatamente 
a ridosso di ogni possibile sversamento/inquinamento idrico dei due centri oli: quello già attivo di Viggiano, 91 mila barili al giorno (barili che il presidente della giunta regionale della Basilicata vuol portare a 130 mila perforando anche tra i monti di Marsico, dove ci sono le sorgenti del fiume Agri) e quello in arrivo della Total, tra Corleto Perticara e Gorgoglione, da 50 mila barili al giorno, le cui acque tossiche di lavorazione, come da delibera regionale 1888/2012, potranno essere sversate nel Sauro per 5 anni, prima di essere incanalate in un pozzo di reiniezione.

Ola- Organizzazione Lucana ambientalista