La cultura dell’ex e del post. La sfiga e l’impostura
La cultura dell’ex e del post. Un uomo che ha scontato una pena in galera, non è un ex carcerato, ma un cittadino. Un ragazzo che ha abusato di sostanze stupefacenti, dopo la cura, non è un ex tossicodipendente, ma una persona, un cittadino. Chi commette un reato minore non viene condannato ad occuparsi di servizi sociali, perché i servizi sociali non sono una pena ma una scelta libera e nobilissima. Vorrei un Paese senza ex. Dove non ci sono ex democristiani, ex comunisti, ex fascisti, ma aggregazioni politiche nuove e moderne. Un uomo che ha perso la sua azienda, non è un ex fallito, ma uno che ci ha provato e che ancora può riprovarci, magari incoraggiato dalle leggi e dal sistema. Vorrei un paese dove una donna che ha vissuto la tragedia della prostituzione, finalmente libera, non è una ex prostituta, ma una donna in gamba. Vorrei un bel paese. Un uomo uscito dalla tragedia dell’alcolismo, non è un ex alcolizzato, ma un uomo. Purtroppo la realtà è un’altra. Abbondano gli ex terremotati, ex per tutta la vita. Sei ex marito, ex moglie. Ex tutto. Il presente la fa da padrona, nonostante il dilagare di ex. Mi chiedo come può avere un futuro un paese che mette al centro la cultura dell’ex? Se non sei ex, sei post. Post-fascista, post-comunista, post-democristiano. E poi c’è il post-terremoto, il post-alluvione. Sei ex terremotato quando c’è il post-terremoto, ed è già una fortuna non essere ex vivente. Ogni post è speculare a un ex. Post-guarigione, ex malato. Post-riabilitazione, ex alcolizzato. Non si creda che il post indica futuro, no, è sempre un post che affonda nel presente, speculare all’ex. In Basilicata questo tipo di cultura affonda radici ovunque. I politici sono tutti ex qualcosa o post qualcos’altro. Ed è nell’equilibrio tra ex e post che loro sopravvivono come matusalemme a tutte le intemperie, a tutte le disgrazie. Quel sindaco che ha messo in ginocchio la città, adesso è ex, ma si dondola benissimo sulla poltrona del post-mandato, magari in un ente sub regionale dove un altro ex adesso siede scomodamente sulla sedia che fu dell’ex, oggi post. E si, una bella confusione per non lasciare mai traccia delle responsabilità. A ciascuno il suo orto da distruggere, la sua mucca da mungere. La Basilicata è così diventata nel tempo ex isola felice, ex modello di sviluppo, ex incanto della natura. Oggi è tutta post, nel senso che ha un posteriore ingigantito dai calci della storia. Post di che? E’ una Regione che punta sulla fortuna, che vive nei tempi in cui le parole a vuoto hanno un alta quotazione. Non si perda più tempo a trovare soluzione per attrarre investimenti, ma si punti tutto su iniziative finalizzate ad attrarre la fortuna. Non ci resta dunque che suggerire alcune azioni ai nostri sempreverdi ex e post. A) Incentivare la coltura intensa di quadrifogli; B) Esercitare la popolazione a camminare come Andreotti; C) Pulizia etnica dei gatti neri; D) Incentivare la produzione artigianale di corni portafortuna. E se la sfiga avanza ogni giorno, la riscalderemo per la cena. Sappiamo, però, che alcuni uomini politici lucani, hanno niente a che fare con la fortuna, ma molto a che fare con l’impostura. Hanno guadagnato un sacco di soldi, attraverso talune società, prendendo per il culo i lucani i quali, col senno di poi, davvero se lo meritano.