Il carcere di Potenza è contro la dignità umana

29 maggio 2012 | 15:13
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Il carcere di Potenza è contro la dignità umana

Il ministro conferma i problemi strutturali e la carenza d’organico

In Commissione giustizia, grazie al lavoro dell’on. Rita Bernardini, finalmente iniziano ad arrivare risposte alle numerose interrogazioni depositate sulla situazione della carceri italiane. Proprio qualche giorno fa, il Vice Capo di Gabinetto Vittorio Paraggio ha risposto ad un’interrogazione dell’on. Bernardini sul carcere di Potenza. In buona sostanza il Ministero conferma le criticità che con la deputata radicale abbiamo più volte riscontrato nel corse delle nostre visite. Leggere nella risposta del tentativo di “assicurare condizioni di detenzione il più possibile conformi al dettato costituzionale”, strappa un sorriso amaro

Il carcere di Potenza non è Poggioreale o Castrovillari, ma io ho ancora negli occhi le celle “con il bagno dei puffi”, quelle con i cessi a vista e il disagio che ogni volta esprimono detenuti e agenti di Polizia penitenziaria.

Anche a Potenza, nonostante la buona volontà e l’abnegazione di chi deve supplire alle mancanze di uno Stato incapace di rispettare la sua propria legalità, non c’è traccia di quell’art. 27 della “Costituzione più bella del mondo”.

Il Ministro nella risposta conferma le carenze d’organico e i problemi strutturali. La nota positiva è rappresentata dal preannuncio che la situazione potentina sarà tenuta nella dovuta considerazione quando e se si procederà alla ripartizione di nuovo personale.

A leggerla con attenzione, la risposta del ministro contiene un grido di dolore: per le disastrate carceri di questo paese, assurte a luoghi di tortura, non ci sono soldi anche quando cadono letteralmente a pezzi. Scrive, infatti, il Ministero: “A causa della riduzione degli stanziamenti sui capitoli di spesa per l’edilizia penitenziaria non è stato possibile eseguire gli interventi di manutenzione relativi alla sistemazione della sala colloqui, del muro di cinta, dei reparti detentivi, al ripristino dell’integrità della copertura del fabbricato, degli impianti termici e dell’impianto antincendio (Sigh!). Dicono che provvederanno.

Noi, nel prendere atto della risposta, una volta di più vogliamo citare la lettera dei direttori penitenziari del Si.Di.Pe, che nel luglio del 2011 scrivevano: “Non ci pongono in condizione di svolgere il nostro lavoro con dignità, nell’effettivo rispetto delle leggi solennemente enunciate e quotidianamente violentate”.

Già, dov’è la dignità? E che fine hanno fatto il diritto e i diritti nel paese di Cesare Beccaria?

Con Rita Bernardini invieremo(per conoscenza) sia l’interrogazione che la risposta del Ministero della Giustizia alla Procura della Repubblica. Ci risulta che sia ancora in vigore il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale. Qualcuno dovrà pur rispondere dei diritti violati e dei trattamenti disumani e degradanti che proseguono nel tempo senza che nessuno vi ponga mano per interromperli.