Cari politici, siamo disabili non deficienti

14 maggio 2012 | 12:34
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Cari politici, siamo disabili non deficienti

Questa storia riguarda la condizione di 10 disabili tra i quali ci sono anche io e una work experience, (esperienza di lavoro). Da molti mesi ero tentata di scriverla ma non volevo farne un caso personale. Ora però sono stanca

Mi è arrivata l’ennesima telefonata a casa su questa fatidica esperienza che secondo loro ci cambia la vita. Forse è quella che mi ha fatto saltare i nervi perché credono che la parola disabile sia da scambiare con deficienza. Nauseata dal rivoltante stillicidio a cui ci stanno sottoponendo da oltre due anni.

Sfogliando le pagine del quotidiano on line Affaritaliani, mi sono imbattuta in una lettera scritta da una disabile, Germana Lancia. Nella lettera la donna sottolinea le grandi sofferenze che una persona  diversamente abile incontra nell’affrontare la vita di tutti i giorni.  Leggendola, mi riconosco nella sua lotta giornaliera, nei suoi sogni di un futuro infranto da false promesse, nella sfiducia di una Nazione che dovrebbe tutelare e non calpestare i nostri diritti; che assista coloro che sono più deboli senza precipitarli nel baratro. Mi ci riconosco perché come lei faccio parte della categoria.
Mi riconosco nella sua storia e quasi per empatia mi arriva nella giornata di ieri una ennesima telefonata, con ennesime promesse che non trovano, puntualmente riscontro nella realtà.

LA STORIA. Il tema della telefonata è il proseguimento di una vecchia Work Experience che l’amministrazione provinciale di Matera, Area Politiche Attive Lavoro e Formazione, destinò nel 2009 a 10 disabili. Con la deliberazione di G. P. n. 197 del 05 Settembre 2008, infatti, era stato approvato il progetto “Lavoriamo insieme” finalizzato ad offrire a dieci persone con disabilità, la possibilità di compiere un’esperienza di lavoro e formazione in affiancamento integrato con specifiche attività formative alle quali, ahimè come sempre avviene ormai da molto tempo nella nostra Regione, non seguirà l’instaurarsi di rapporti di lavoro. L’anno successivo tuttavia, fu indetto un concorso al quale potevano accedere  5 diplomati e 5 laureati.  Mi ritrovai in un’afosa giornata di luglio con più di un centinaio di ragazzi ad affollare i corridoi della Provincia di Matera e se da una parte restavo affascinata nel riscontrare la grinta, la forza di vivere e di esserci di tanti coetanei meno sfortunati dall’altra assistevo disgustata a regolari colloqui in cui il soggetto interrogato rispondeva prima che gli venisse fatta la domanda, segno di una raccomandazione in atto. Forse perché io ho dovuto sempre lottare per ottenere qualcosa e non mi è mai stato regalato nulla, la cosa mi colpì e non poco.
A conti fatti il punteggio dei miei titoli e l’esito positivo del colloquio mi fece rientrare tra i vincitori del concorso e iniziai il tirocinio nel settembre dello stesso anno con altri 9 ragazzi. Fummo divisi nei comuni materani di pertinenza e inseriti nei diversi Centri per l’Impiego della provincia. Il nostro compito fu quello di prestare la nostra opera affiancando le attività lavorative del centro. Io ebbi modo di essere destinata alla CPI di Valbasento a Pisticci Scalo con altri due disabili e devo confessarvi che, in breve, l’affiancamento divenne un vero e proprio lavoro tanto che svolgevamo regolarmente con attività di sportello, spesso sostituendo il personale presente. Fu un anno intenso e ricco di soddisfazioni, in cui si lottava spesso contro i pregiudizi degli stessi colleghi e di chi servivamo lavorando onestamente. Per farla breve sembravamo davvero dei giovani grintosi lavoratori in erba.

LA BEFFA. Ma il sogno a breve s’infranse. Terminò l’anno di tirocinio anche se ci fu promesso che avrebbero fatto di tutto per farci riprendere a breve. Eh sì perché la legge 68/99 recante “norme per il diritto al lavoro dei soggetti disabili” prevede che gli enti pubblici possono prorogare di un altro anno le work experience. Ebbene sono passati due anni da allora e a parte telefonate a casa, incontri umilianti in sedi di partito e non ultima quella alla Provincia di Matera con uno spettacolare invio di fax da parte di Adduce, ad oggi ancora stiamo qui a parlarne. Forse hanno scambiato la disabilità per deficienza! Forse pensano che avere dei problemi fisici determinati da patologie mediche includa necessariamente una ridotta capacità mentale.
Non sanno invece che a noi di quel tirocinio che sembrano volerci dare come se fosse ‘manna discesa dal cielo’ o come elemosina per lavarsi le coscienze sinceramente non sappiamo che farcene. Le motivazioni sono diverse. In primo luogo perché rappresenta un tirocinio non spendibile in altri settori lavorativi e quindi due anni di lavoro buttati al vento. Gli applicativi che abbiamo imparato ad usare e le tematiche affrontate (servizi integrati per l’impiego, accoglienza ed informazione orientativa, gestione di procedure destinate al mercato del lavoro nonché le iniziative volte allo sviluppo dell’occupazione), infatti, possono essere utilizzate solo nei CPI e non in altri settori amministrativi. Quindi, quando si fanno generalmente dei bandi di concorso, vi chiediamo cortesemente di pensare che alla formazione debba poi seguire un’integrazione lavorativa perché solo così si potrebbero eliminare quelle barriere di cui vi riempite tanto la bocca. Secondo perché quando ci chiamate a casa per comunicarci inutili aggiornamenti per favore non diteci che questo tirocinio è utile anche dal punto di vista sociale perché, forse non lo sapete, ma quasi tutti godiamo di una vita sociale dinamica e attiva.

SIAMO DISGUSTATI DAI POLITICI. Con questo cari politici volevo dirvi e penso di esprimere il pensiero di tutti i miei colleghi, che siamo disgustati dal vostro modo di fare.  Nauseati dal rivoltante stillicidio a cui ci state sottoponendo da oltre due anni. Fate leggi per prendere soldi a pioggia, il cui utilizzo sfugge ad ogni qualsivoglia controllo. Affamate le persone che non lavorano senza curarvene. E noi saremmo i fortunati perché abbiamo vinto lecitamente un concorso, abbiamo lavorato per quattro soldi e versato la metà del nostro stipendio in tasse?
Mentre scrivo penso alle donne e agli uomini oppressi che combattono per tornare a respirare l’essenza della libertà offrendo spesso la propria vita attraverso il dilagare dei suicidi di questi mesi. Penso anche ai molti di noi rassegnati perché si teme di parlare, perché si ha  paura di ritorsioni e non si ha il coraggio di riuscire a gridare tutto il disgusto per un mondo che sembra non appartenerci più, privato della dignità umana e del diritto a vivere una vita dignitosa. Un mondo in cui chiedere un lavoro sembra essere diventato un piacere e frodare il prossimo un diritto.

Katya Madio

Gaetana Caterina Madio  è una collaboratrice, dal Metapontino, di Basilicata24. Esperta, studiosa e conoscitrice d’arte, è autrice di alcune pubblicazioni  sempre legate ai temi artistici oltre ad essere curatrice di eventi espositivi.  Impegnata in prima linea con il movimento “Difendiamo le Terre Joniche” nato all’indomani del l’alluvione che ai primi di Marzo del 2011 devastò la costa  jonica.