Una gita con l’amaro in bocca

24 aprile 2012 | 12:00
Share0
Una gita con l’amaro in bocca

Si parte. Stamane, 24 aprile, di buonora, bambini, genitori e insegnanti, tutti in fermento per la partenza direzione Pompei. C’è chi va in prima classe e chi nella diligenza

Gita scolastica di primavera della scuola elementare terzo circolo di Potenza. Gli scolari delle quinte classi tutti insieme chiassosamente aspettano di conoscere il posto a sedere nelle navette. E qui la prima sorpresa. Sul piazzale sono parcheggiati un bus e mezzo. Uno e mezzo? Si. Uno bello grande moderno pieno di comfort, a due piani con vista panoramica dall’alto. L’altro una piccola corriera, si direbbe un mini bus, con pochi posti, a prima vista un “po’ malandato”.  Nel primo vengono sistemate tutte le classi tra le quali la solita sezione di serie A frequentata dai pargoli della cosiddetta “gente bene”. Nel secondo la classe di una serie minore. Fin qui niente di straordinario. Anche se è evidente la scelta dal sapore piuttosto discriminatorio, ormai naturale in tutti i contesti dove ancora vige la selezione per ceto o per censo. In fondo tutti i bambini stanno coi loro compagni, chi nella “navetta crociera”, chi nella “diligenza”, possono viaggiare nel loro gruppo classe, cantare, parlare, sentirsi parte di una piccola avventura comune. Sulla differenza del mezzo di locomozione si potrebbe anche far finta di niente. Magari esigenze logistiche ed organizzative, oltre che di costo. Il fatto curioso però è che un solo bambino, uno soltanto avrebbe fatto a meno di salire sul mezzo da crociera pur di stare insieme ai compagni di classe, i quali sono stati sistemati tutti nella diligenza.  Alla faccia delle necessità dei piccoli, il bambino è stato separato dal suo gruppo, costretto a salire sul mega bus tra decine di sconosciuti, solitario nella folla di scolari. Che dire. Due pullman più piccoli ma uguali, non si poteva fare? Forse no, questione di economie. Sistemare le classi in modo che tutti i bambini, sia nell’uno che nell’altro veicolo, avrebbero comunque fatto il viaggio con alcuni loro compagni, non si poteva fare? A quanto pare no. Ma qui non c’è una ragione precisa. Ai genitori del bambino solitario, gli insegnanti hanno detto che si tratta di un ordine di servizio. Bell’ordine di servizio, capace di turbare il viaggio ad un bambino il quale avrebbe preferito stare con i suoi compagni, il quale si sentirà umiliato, marginale. Un ordine molto educativo, non c’è dubbio. Separare i gruppi tra loro in modo scriteriato e separare un bambino dal proprio gruppo, isolandolo, è un errore da matita rossa. Da punire con due ore di silenzio dietro la lavagna, braccia conserte e niente pipì fino al suono della campanella.