Le lacrime di coccodrillo del sindaco di Potenza

26 aprile 2012 | 21:06
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Le lacrime di coccodrillo del sindaco di Potenza

Il sindaco di Potenza oggi si è arrabbiato. E ha fatto bene. Si è arrabbiato contro i soliti stereotipi di un certo giornalismo che vuole la città necessariamente arretrata,  omertosa, incapace di emergere Si è arrabbiato per un articolo apparso su la Repubblica di oggi, 26 aprile,  a firma del giornalista Attilio Bolzoni.  Condividiamo per molta parte la risposta di Santarsiero. Ma qualcosa dobbiamo dirla, soprattutto a proposito di una dichiarazione contenuta nella nota stampa di risposta a la Repubblica. Il sindaco scrive: “ … abbiamo piena consapevolezza di dover continuare un percorso di crescita civile e del capitale sociale e di chiara condanna di ogni forma di reato e di abuso che possa interessare qualsiasi contesto, dalla scuola alla pubblica amministrazione. Potenza ha bisogno sì di riscatto, ma di riscatto dalla marginalità, dalla mancanza di un disegno strategico per il Mezzogiorno, da una storia del Paese troppo squilibrata, dalla mancanza di occupazione e prospettive per i suoi giovani”. Bene, signor sindaco, le ricordiamo che la sua città è malandata sul piano della viabilità, tragicamente ultima per qualità e numerosità nell’erogazione di servizi sociali ed educativi. E’ una città urbanisticamente complicata e disordinata. La sua città, sindaco, non è sicura, è crocevia di molteplici affari malavitosi. La sua città, è carente sul piano dei servizi di trasporto, è caotica. La sua città è la stessa che esprime mostri urbanistici come il “Serpentone e la sua nave”. E’ la città dei palazzi e del “niente altro”. Il suo Comune, sindaco, è pieno di dirigenti e di posizioni organizzative inutili, costosi, e – diciamolo – spesso incapaci.  Il suo Comune è sull’orlo del fallimento.  Lei piange per la mancanza di occupazione e di prospettive per i giovani, piange per la sua scuola pubblica, lei piange. Ma sa benissimo che non ha il diritto di piangere, insieme ai suoi colleghi di partito di oggi e di ieri, lei non può piangere. La sua generazione di amministratori e politici è responsabile di tutto quanto oggi accade. Si indigni pure per l’articolo di la Repubblica, ne ha il diritto, ma non ha il diritto di lamentarsi. Lei è responsabile, insieme ai suoi colleghi, dello sfascio di molte cose. E le sue battaglie ipocrite di queste settimane non risolveranno alcun problema. Magari l’aiuteranno nella sua carriera politica, ma niente di buono per i cittadini. Avete gestito, in questi venti anni, ingenti risorse. La città di Potenza è stata destinataria di tonnellate di danaro, dal sisma dell’80 in poi. I risultati sono sotto i suoi occhi, occhi che non dovrebbe piangere, ma chiudersi per la disperazione della coscienza che lei, insieme ai suoi colleghi, non ha. La smetta con quella solita retorica da vecchio democristiano, perché il mondo è cambiato. Continui pure a giustificarsi su tutto, continui pure ad indignarsi e ad addossare la colpa sempre sugli altri (Berlusconi, Monti, Tremonti, e via dicendo), ma, se ci consente, vorremmo ricordarle che il sindaco è lei. E se non riesce a gestire le tante difficoltà causate dal “quel porco mondo intero”, si dimetta.  Non sarà un dramma, stia certo.