L’agronomo meridionalista venuto dal Nord

17 aprile 2012 | 14:10
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L’agronomo meridionalista venuto dal Nord

“Eugenio Azimonti. L’agronomo meridionalista venuto dal Nord” è il titolo dell’ultimo volume scritto da Terenzio Bove. Il libro verrà presentato alla Bibliomediateca di Moliterno il 20 aprile 2012 alle 18. L’iniziativa è inserita nella XIV settimana della Cultura.

“L’agronomo meridionalista venuto dal Nord”. Eugenio Azimonti, lombardo di nascita e lucano di adozione, nacque a Cerro Maggiore (MI) il 31 dicembre 1878. Figura ai più sconosciuta, Azimonti si inserì in quella schiera di tecnici che operarono nel Mezzogiorno e per il Mezzogiorno e contribuirono allo sviluppo dell’agricoltura del Sud. Dopo gli anni trascorsi nella terra natìa e alla Scuola superiore Agraria di Milano, il trasferimento in Basilicata, Azimonti, nel 1905, accettò l’incarico di Direttore della Cattedra ambulante di Potenza e operò negli ambienti meridionali, dove prestò la sua opera di tecnico, agricoltore, politico e meridionalista per circa un quarto di secolo. Si stabilì nella frazione di Pedali, l’odierna Villa d’Agri. Qui costituì una propria azienda agraria e intraprese l’attività di direttore della Federconsorzi di Napoli e le collaborazioni con i giornali “L’Unità” di Salvemini e il quindicinale napoletano“L’Agricoltore del Mezzogiorno”. Con la prima sperimentò ed accrebbe le conoscenze tecnico-pratiche, con le seconde diede più incisività a quella che considerò sempre una missione: sdoganare l’agricoltura del Mezzogiorno dalla nomea di immobilità ed inefficienza che gli veniva attribuita dimostrando, coi fatti, che dietro la sua arretratezza si celavano fattori ben più seri della sola “sfaticataggine”contadina. Nel 1907 venne incaricato da Francesco Saverio Nitti, come delegato tecnico, di realizzare l’inchiesta, nota oggi agli studiosi con il nome di “inchiesta Faina” o inchiesta Bertero e qui pubblicata con un nostro Titolo: “La Basilicata di Azimonti”.

Il suo legame con la Basilicata. Nella sua relazione riguardante specificatamente la Basilicata, Azimonti affrontò alcuni problemi fondamentali della Provincia, come la diffusione dei mestieri girovaghi e l’emigrazione, il bracciantato, la scarsa razionalità della coltivazione, l’analfabetismo e l’evasione dell’obbligo scolastico. La relazione di Azimonti fu molto apprezzata da Giustino Fortunato che in una lettera a Gaetano Salvemini scriveva: “Io, ministro, lo farei direttore generale dell’agricoltura”. Il giudizio estremamente lusinghiero proveniente da una fonte tanto autorevole è confermato dalle notizie sulle attività dell’Azimonti dalle quali si rilevano gli importanti incarichi attribuitigli e svolti con grande consapevolezza e stima, oltre che da Giustino Fortunato, da Gaetano Salvemini e Umberto Zanotti Bianco. Anche il prof. Manlio Rossi Doria, più tardi, definì la relazione come un “asciutto” volume, uno dei più belli di tutta la collezione. Fu lo stesso Fortunato a raccogliere nel 1919 gli scritti migliori di Azimonti in Il Mezzogiorno agrario quale è, fondamentale per la comprensione del meridionalismo di Azimonti. Giustino Fortunato non si risparmiò di presentarlo come “uno degli agronomi più competenti che si trovino in Italia, informato della realtà nei suoi segni caratteristici dalle zone che vanno dalle foci della Pescara e dell’Ofanto, su l’Adriatico, alle marine di Velia, sul Tirreno e di Sibari sullo Jonio”.