Invecchiamento attivo anche in Basilicata

10 aprile 2012 | 13:50
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Invecchiamento attivo anche in Basilicata

La Giornata Mondiale della Salute 2012, forse per la coincidenza con la settimana di Pasqua, rischia di passare inosservata. Invece proprio lo slogan prescelto – “La buona salute aggiunge vita agli anni” – è un tema che merita grande attenzione, a ricordare come le donne e gli uomini over 60 – “anziani”, secondo la definizione dell’Oms – e in buona salute possano vivere vite lunghe, piene e produttive, a beneficio sia della famiglia che della comunità.
La situazione specifica in Basilicata richiede una strategia di promozione della salute e valorizzazione della persona ultra 65enne, indicata con il nome di “Active aging”, che intende favorire una diversa concezione dell’invecchiamento a partire da un nuovo ruolo e dalla valorizzazione della persona con più di 65 anni di età all’interno della società.
Intanto, la stima della popolazione non autosufficiente anziana con vari gradi di disabilità permanente e transitoria, secondo i dati contenuti nel Piano regionale integrato della Salute 2011-2014 (in fase di discussione in Quarta Commissione) è di circa 35 mila unità e costituisce il 30% della popolazione lucana over 65 (118mila unità). Nello specifico: circa il 7% degli ultrasessantacinquenni lucani (8.250 unità) soffre di disabilità transitorio-permanenti che richiedono forme di assistenza e cura della persona nelle diverse tipologie di residenza sanitaria mentre il restante 23% pari a circa 27.250 unità dovrebbe fruire delle varie forme di assistenza domiciliare. Allo stato attuale le residenze disponibili offrono un totale di 156 posti letto di cui 132 in provincia di Potenza e 24 in quella di Matera. La programmazione – prevista nel Piano – dovrebbe passare nel giro di qualche anno da 1 posto letto ogni 53 anziani non autosufficienti ad 1 posto ogni 7 anziani per un totale di 1179 posti letto residenziali e semiresidenziali a livello regionale.
Ancora: l’assistenza domiciliare da noi raggiunge una spesa pro-capite inferiore a quella nazionale ed anche a quella del Sud (1.987 euro contro 3.456 euro nazionale e 2.172 euro regioni del Sud). 
Dunque se le più recenti proiezioni Istat indicano anche che, nel 2051, un lucano su tre avrà più di 65 anni, il generale aumento dell’aspettativa di vita corrisponde a un aumento delle patologie cronico-degenerative legate all’invecchiamento, con conseguente crescita dei costi assistenziali e difficoltà di sostenibilità dell’assistenza. Di qui la rilevanza dell’invecchiamento attivo.
Dalla definizione data dal documento “Active aging. A policy framework”, pubblicato ormai dieci anni fa dall’Oms, questo è definito come «il processo di ottimizzazione delle opportunità di salute, partecipazione e sicurezza al fine di migliorare la qualità di vita delle persone anziane».
L’approccio permette dunque agli individui di realizzare il proprio benessere fisico, sociale e mentale attraverso il corso della vita e partecipare personalmente a una società che da parte sua fornisce adeguata protezione e cura.  La parola “attivo” non si riferisce infatti solo all’essere fisicamente efficienti ma anche al continuare a partecipare alla vita economica, culturale e civica della comunità: gli anziani possono per esempio essere un valido aiuto per le proprie famiglie e per i propri pari, e in questo senso l’interdipendenza e la solidarietà intergenerazionale diventano principi basilari della strategia. La celebrazione della Giornata Mondiale della Salute, infatti, come spiega anche l’Istituto superiore di sanità, “intende essere l’occasione per promuovere una cultura dell’invecchiamento attivo fondata su una società per tutte le età, favorendo, al contempo, la solidarietà e la cooperazione tra le generazioni e tenendo conto delle diversità e della parità di genere”. 
Nello specifico della realtà italiana, il Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute (Cnesps), su committenza del ministero della Salute, ha avviato con le Regioni e Asl una sorveglianza epidemiologica tra la popolazione di oltre 65 anni chiamato Passi d’Argento. L’attività è finalizzata a mettere a regime la rilevazione sistematica e continua sulla qualità della vita, sulla salute e sulla percezione da parte degli anziani, dei servizi nella terza età. Questa sorveglianza dovrà essere ripetibile nel tempo e sostenibile con le risorse dei servizi sanitari e sociali, e fornire dati elaborabili e utilizzabili localmente a uso delle Aziende sanitarie, dei Servizi sociali e delle Regioni. Le informazioni prodotte dalle indagini Passi d’Argento possono indirizzare in maniera più razionale ed efficace, politiche e strategie di intervento a livello nazionale e delle singole Regioni. La sorveglianza Passi d’Argento è stata inserita nei Piani Regionali di Prevenzione di 18 Regioni presentati a fine 2010, ed è prevista la messa a regime della sorveglianza in 17 regioni o province autonome proprio entro quest’anno. L’uso delle informazioni prodotte sarà nel monitoraggio dei piani di prevenzione regionali e nel miglioramento dell’efficacia delle azioni di prevenzione e assistenza degli ultra65enni messe in atto da Regioni e aziende sanitarie. In proposito, le strutture e i servizi della sanità privata, interagendo con le azioni del Piano Sanitario Regionale, vogliono dare il proprio contributo ad iniziare dall’impegno per il superamento delle liste di attesa per visite e prestazioni di medicina specialistica ed ambulatoriale che pesano soprattutto sugli anziani come in materia di prestazioni di riabilitazione e fisioterapia, oltre che con programmi specifici di prevenzione e cura. Raccogliamo la sfida per garantire una buona qualità della salute alle persone anziane. L’invecchiamento nel 21esimo secolo sara’ molto diverso da quello nel secolo scorso, c’e’ bisogno di ”reinventarlo”.

Michele Cataldi, presidente onorario Sanità Futura