Il grido di dolore del presidente De Filippo

27 aprile 2012 | 22:38
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Il grido di dolore del presidente De Filippo

Questa è l’agenzia lanciata stamane dal presidente De Filippo, dopo la protesta dei “disoccupati del petrolio” della Val d’Agri.  Più lavoro in Basilicata dai giacimenti petroliferi: è quanto ha scritto in sintesi il presidente della Regione Basilicata, Vito De Filippo, in una lettera inviata all’ad Eni, Paolo Scaroni L’iniziativa scaturisce dall’incontro avuto oggi dal governatore con il sindaco di Viggiano, Giuseppe Alberti, e una delegazione di disoccupati della Val d’Agri, l’area interna della Basilicata che è il fulcro dell’estrazione dell’Eni. I disoccupati, che hanno costituito anche un comitato di lotta, lamentano «le scarse opportunità di lavoro in Val d’Agri derivanti dal petrolio, non perché l’industria petrolifera non crei occupazione ma perché le società non assumono manodopera locale». «Anche nello sforzo responsabile che la Basilicata offre al Paese in materia energetica, è imprescindibile che chi vive i disagi abbia anche le opportunità, a partire da quelle occupazionali», è il passaggio fondamentale della nota per sollecitare attenzione e garanzie occupazionali per i lavoratori della Val d’Agri. Le stesse garanzie la Regione intende ottenerle con il contratto di sito con le compagnie petrolifere e i sindacati, a cui si sta lavorando. In Basilicata la questione petrolio è arrivata a un punto di snodo. Il greggio dei nostri giacimenti deve garantire reali benefici al territorio. Il Memorandum è un impegno a mettere in campo azioni straordinarie perché si creino, in questo momento di grandissima difficoltà, condizioni di crescita per la Basilicata nel rispetto del benessere delle comunità e dell’ambiente. O tutto questo si verifica o dovremo rivedere la partita del petrolio in Basilicata. E quindi – ha concluso il governatore lucano – bene farebbero le compagnie e le imprese interessate a raccogliere, una volta per tutte, il grido di dolore che sale dal territorio.

Cerchiamo di capire. Un gruppo di disoccupati convince De Filippo a scrivere all’amministratore delegato dell’Eni. Sempre un gruppo di disoccupati fa cambiare idea al presidente della Basilicata il quale appena il 28 febbraio scorso in una trasmissione televisiva ha detto chiaramente che il petrolio in nessuna parte del mondo crea occupazione e sviluppo. Oggi De Filippo dichiara il contrario. Da notare quel passaggio di agenzia nel quale c’è scritto: “…non perché l’industria petrolifera non crei occupazione ma perché le società non assumono manodopera locale”. Da notare anche l’appello al “grido di dolore” che il presidente lancia all’Eni. Da notare, ancora, quel passaggio in cui si dice: “si sta lavorando”. Bene. Cerchiamo di commentare a freddo l’ennesima posizione di De Filippo. 1) Le sue minacce e i suoi appelli sa bene, presidente, che servono a nulla. Lei può dare ordini ai suoi vassalli non certo ai petrolieri da cui dipende la sua carriera politica. 2) Si accorge soltanto adesso che le trivelle portano soltanto distruzione, morte e niente altro? 3) Il 28 febbraio lei ha detto che il petrolio non porta sviluppo né occupazione in nessuna parte del mondo, ma l’altro ieri il Sole 24 Ore ha cercato di spiegare che nel Nord Est scozzese è accaduto il contrario. Il 28 febbraio lei voleva soltanto difendersi. 4) Chi ha pagato le pagine del giornale di Confindustria si sa, ma lei presidente è stato costretto a cambiare idea, o magari a cambiare linea difensiva, o magari a smentirsi per causa di forza maggiore. 5) E’ possibile creare occupazione e sviluppo con i soldi. Lei ne ha gestiti tanti di soldi, ma lo sviluppo non si vede. 6) Si crea occupazione e sviluppo se le risorse hanno una destinazione intelligente in territori intelligenti con una classe politica intelligente. Purtroppo è evidente che questa condizione non esiste. 7) Naturalmente la responsabilità non è solo sua, ma anche dei suoi complici: politicanti di ogni specie, mezze calzette al servizio di se stesse. Lei è circondato, e lo sa benissimo, da nullità selezionate in base ai suoi interessi di carriera. Tanto per non passare per imbecilli, caro presidente, le ricordo che in 3 anni il Prodotto interno lordo della Basilicata è calato di quasi il 10%. La disoccupazione giovanile e femminile è alle stelle, i giovani che non studiano né lavorano sono al 30%. Le ribadisco che nel frattempo lei, con tutti i suoi adepti, servi della gleba, scudieri e vassalli, ha gestito miliardi di euro dell’Unione Europea e dei ristorni petroliferi. Di quale grido di dolore parla? Lei, se non fosse un cinico calcolatore del consenso fine a se stesso, sarebbe un pietoso personaggio meritevole di compassione.