Ambiente insostenibile

4 aprile 2012 | 10:36
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Ambiente insostenibile

Cosa comportano sulla salute le sostanze riscontrate nell’area classificata come sito di interesse nazionale in attesa di bonifica? Solo cancro o anche mutazioni genetiche?
Anomalie del comportamento, demenza, disfunzioni psicomotorie, ritardo mentale. Sono alcune patologie derivanti da sostanze come metalli pesanti, composti organici di sintesi, idrocarburi. Oltre a essere presenti in numerosi prodotti in commercio li assumiamo attraverso il ciclo alimentare. Che senso ha oggi parlare di agricoltura sostenibile in un sito di interesse nazionale a livello di bonifica ambientale e dove bisogna aggiungere processi industriali da tempo impattanti?

Come reagiamo a ciò che mangiamo. Nel 1982 la rivista Science pubblicò un articolo dal titolo “Research Strategies for Assessing the Behavioral Effects of food and Nutrients”. Raccontava di come un certo numero di scienziati stava  scoprendo in che modo la gente reagiva a ciò che mangiava. L’anno dopo il dottor Richard Wurtman, del dipartimento di scienze cognitive di Boston, dichiarò su una delle più importanti riviste medico scientifiche che “non c’è più alcuna reale controversia nell’affermare che le sostanze nutrienti possono influire sul comportamento”. Ricerche successive su metalli pesanti e altre sostanze come idrocarburi policiclici aromatici e composti organici hanno iniziato a occuparsi del rapporto tra patologie e contaminazioni ambientali, includendo, oltre a effetti collaterali come “tossicità” (la capacità d’arrecare danno grave alla salute o avvelenamento a seguito di accumulo nel tempo),  “mutagenicità” (il danno sui meccanismi di duplicazione cellulare o il predisporre l’organismo umano a malattie degenerative come tumori, cancro, ecc., o alterandone la capacità di trasmettere i caratteri ereditari causando malattie genetiche), e “tetragenicità” (la capacità di provocare malformazioni e mortalità perinatale – fetale o della prima infanzia – ), anche effetti prima mai menzionati come cambiamenti emozionali negativi e danni neurologici.

Lo stato di salute della Valbasento. Nel 2001 lo Studio Omega di Montecatini di Siena, produce due report in cui esamina dettagliatamente alcune aree tra Ferrandina e Pisticci. Esegue 93 scavi nella zona di Ferrandina e 89 in quella di Pisticci, scendendo sino a una profondità di 4 metri.

Ferrandina: presenze anomale nei terreni. Per Ferrandina il 41% dei campioni sottoposti ad analisi presenta superamenti per diversi contaminanti. Si parla di “presenze anomale” nei terreni analizzati di dicloroetano, tricloroetano e benzene, sostanze classificate come “composti organici”, e per alcuni campioni di “notevole presenza” di pirene, benzo(ghi)perilene, o di “concentrazioni anomale” di benzo(a)antracene, benzo(b)fluorantene,  benzo(k)fluorantene, benzo(a)pirene, indenopirene, sostanze queste, rientranti invece tra gli idrocarburi policiclici aromatici. Tutti gli scavi presentano colorazione anomala, il che autorizza a ritenere che si tratti di materiali di risulta da attività industriali. La descrizione degli scavi effettuati racconta di terreno verdastro, con venature nerastre e rossastre, di materiale biancastro, di mix di materiale rosso e nero, di nerofumo, melme acide e materiale nero polvirulento prelevato all’interno d’un pozzetto della fognatura.

Parliamo di metalli pesanti. Il mercurio, che supera i limiti del decreto ministeriale del ’99 anche di 60 volte (306 mg/kg quando la legge ne prevedeva 5), o cromo con limite 800 che arriva a 1568. Oppure idrocarburi come l’indeno(1.2.3-cd)pirene con limite 5 che raggiunge punte di 965, benzo(ghi)perilene con limite 10 con picco di 1200. E naftalene, acetanftilene, acenaftene, fluorene, fenantrene, antracene, fluorantene, quando la legge non ne prevedeva un limite. E ancora pirene con limite 50 tocca 1681, benzo(a)antracene limite 10 arriva a 98, benzo(b)fluorantene con limite 10 e riscontrato a 140, benzo(k)fluorantene con limite 10 a 64, e benzo (a)pirene con limite 10 raggiunge a 537, o benzo(j)fluorantene senza limite, perché probabilmente non dovrebbe esserci, segna 66. Poi composti organici come 1,1,2-tricloroetano arrivano addirittura a 5900 con limite 15. Il dicloroetano con limite 5 a 1882, il tetracloroetano con limite 10 arriva a 2470, il diclorobenzene con limite 50 a 215, il benzene con limite 2 a 52, e vi sono, anche se non superano i limiti, sostanze come il toulene, etilbenzene, o lo xilene, nocivo persino “per contatto con la pelle” come specifica il database ecotossicologico del Ministero dell’ambiente. O l’isopropilbenzene, anch’esso privo di un limite perché sarebbe meglio che non venisse neppure riscontrato (siamo qui a 19 mg/kg). Motivo? L’isopropilbenzene, insolubile in acqua e classificato come “sostanza pericolosa per l’ambiente acquatico e tossico per gli organismi acquatici” nel database  del Ministero, è un prodotto utilizzato come additivo per benzine e tradizionalmente ottenuto dalla sintesi di benzene e propilene utilizzando come catalizzatore acido fosforico, sostanza di “non facile smaltibilità”. È altamente irritante per le vie respiratorie nell’essere umano al punto che può essere “letale in caso di ingestione e di penetrazione nelle vie respiratorie”. L’analisi qualitativa per le acque sia di fondo scavo che dei piezometri presenta composti organici con concentrazioni di tricoletilene “notevolmente superiori” e tre campioni su quattro tricloroetano “ben oltre i limiti”. Nelle acque di fondo scavo vengono rilevati, anche se non si superano i limiti, fluoruri, cloruri, nitrati, solfati, mercurio, rame, cobalto, nichel, piombo, cromo totale, manganese, berillio, selenio, tallio, cadmio, arsenico. Nei piezometri vengono superati i solfati, manganese, tricoletrilene e tricloroetano, quest’ultimo con limite 0,2 microgrammi su litro, raggiunge i 570, parliamo di un superamento di quasi 3000 volte il limite normato. E si riscontrano pure nitrati, nitriti, cloruri, solfati, mercurio, rame, cobalto, nichel, cromo totale, berillio, tallio, ecc.

Pisticci: metalli pesanti oltre i limiti consentiti. Per Pisticci metalli pesanti che superano di molto i limiti come rame, mercurio, nichel, e la presenza di idrocarburi policiclici aromatici come il fenantrene ad esempio, che uno studio pubblicato su Chemical research in Toxicology, il primo fatto su esseri umani, ha evidenziato come provochi danni al dna umano. In uno studio fatto invece dall’Università del Minnesota su fumatori, in relazione all’ingestione del fenantrene contenuto nelle sigarette ha mostrato che l’effetto nocivo di tale sostanza è talmente rapido quando si respira che è simile a quello che otteremmo se fosse direttamente iniettato nel circolo sanguigno. Ovviamente ricordiamo che il fumo è una delle prime cause di cancro nel mondo, ma bisognerà purtroppo ribadire che tali sostanze sono state smaltite nella nostra terra, nei pressi d’un fiume, entrando probabilmente in correlazione con l’ecosistema fluviale. E in Valbasento l’ha fatto persino una multinazionale di Stato.

“Il Basento usato come discarica”. Domenico Lence, oggi Arca Lucana per la Legalità, in passato coordinatore di Legambiente in Basilicata, ricordava da me intervistato tempo fa che “un’intera ansa del fiume Basento era diventata una discarica” e come avessero trovato già da allora il modo di smaltire rifiuti tossico-nocivi collocandoli sull’ansa del Basento in modo tale che quando arrivavano le piene l’acqua del fiume invadeva l’area adibita a discarica, “con una superficie – ricordava – pari a 7-8 campi di calcio e prelevava questi materiali tossico-nocivi tra cui mercurio convogliandoli lungo tutto il fiume per arrivare al mare a Metaponto. Se poi teniamo conto che gli agricoltori utilizzavano con pompe  l’acqua del Basento per irrigare le loro colture ci rendiamo conto di come questi tossico-nocivi venivano a far parte di ciò che finiva sulle nostre tavole, entrando ovviamente nella nostra catena alimentare e mimando la salute della popolazione e di tutti coloro che mangiavano i prodotti così coltivati”. Una situazione così grave che, sottolineava ancora Lence, alcune ordinanze di sequestro che riguardavano la Valbasento si presentavano con voci come “attentato alla salute pubblica o disastro ambientale”. “Questo – concludeva – si verificava per Liquichica,  Enichem, Materit e altre situazioni, ma ciò che non era minimamente conosciuto era che in quell’area insistevano arrivi di rifiuti tossico-nocivi da fuori che finivano in zona e si sommavano e sinergizzavano”. Una situazione ancora attuale purtroppo, pensando alle irrigazioni di colture fatte nonostante le ultime ordinanze di divieto di emungimento dell’acqua del Basento. Lo Studio Omega in ogni caso sottolinea che anche a Pisticci il 44% degli scavi presentavano situazioni di superamenti dei limiti normativi e che la quasi totalità degli scavi  evidenziava la presenza di materiali “palesemente estranei al terreno naturale dell’area”, una presenza diffusa di rifiuti e materiali interrati, fusti corrosi compresi. Per le acque cloruri molto elevati, superamento di solfati e manganese, e pur nei limiti, presenza di selenio, cromo e nichel.


Effetti collaterali. Quali? Nel 2003 era stato il Cnr di Bari a ricordarci che lo stato di salute del fiume Basento, dove è stato riscontrato pure arsenico, bisognava attenzionarlo tenendo conto che la piana di Metaponto, e non solo, se pensiamo alla pastorizia e all’agricoltura, ha un ruolo strategico, sia economico, sia alimentare, per la Basilicata e il suo export. “Parliamo tanto di Chernobyl – mi raccontava ultimamente un agricoltore vessato da tempo dai danni dell’alluvione – ma che ne sappiamo delle schifezze che ci buttano nel Basento?”. Un altro, che utilizzava l’acqua del fiume Basento anche con un’ordinanza di divieto d’emungimento, ricordava che spesso come imprenditori si trovano ad affrontare spese irragionevoli e l’unico modo di tener testa ai danni ambientali come le alluvioni e  sopperire ai costi d’impresa, anche attraverso il pompaggio dell’acqua di fiume. Non si chiedono cosa vi sia in quell’acqua perché lo sanno già. Invece di fare ordinanze di questo tipo, spiegava, bisognerebbe decidere se si vuole ridurre definitivamente un fiume a rigagnolo tossico o mettere in regola le industrie per permettere l’agricoltura. In breve, si insiste sull’agricoltore e si lascia fare a industriali che si fanno pochi scrupoli per risparmiare. Nell’anno della sostenibilità dunque, se non si mette le mani a questo dilemma è inutile fare convegni che in pompa magna parlano di un’agricoltura che non esiste. Ma il punto è: cosa comportano sulla salute le sostanze riscontrate nei report di cui abbiamo parlato e che hanno portato a qualificare come Sito di interesse nazionale da bonificare la Valbasento? Solo cancro o mutazioni genetiche?

Intossicazione da piombo. Negli individui esposti professionalmente al piombo ad esempio, sono stati osservati deficit nella memoria e nella funzione psicomotoria, depressione. I segni di intossicazione da piombo nei bambini includono encefalopatia, atassia, deficit del linguaggio, convulsioni, coma. Persino scarsi livelli di esposizione sono stati associati a deficit dell’apprendimento, a problemi di coordinazione motoria, a iperattività, a deficit d’attenzione, aggressività, influenzando anche il quoziente intellettivo. Il piombo provoca anche mutazioni patologiche nelle cellule del corno anteriore e nei nervi periferici del cervello. Il mercurio, altro metallo pesante, ha effetti tossici riconosciuti da tempo, tanto che in Inghilterra secoli fa per esso venne coniata la metafora “mad as a hatter” (matto come un cappellaio, ndr) perché coloro che confezionavano i cappelli e venivano a contatto con questa sostanza dopo un po’ davano segni di squilibrio mentale. Altri studi invece dimostrano un collegamento tra mercurio e sclerosi multipla, autismo. Qualche anno fa il Lancet, una rivista tra le più autorevoli in campo medico-scientifico, pubblicò uno studio che dimostrava una correlazione tra il morbo di Alzheimer e accumulo d’alluminio nell’organismo. Ma esistono centinaia di ricerche mediche che evidenziano il nesso tra metalli pesanti e patologie come la sclerosi laterale amiotrofica (sla, ndr), o l’effetto nocivo che hanno sul sistema immunitario, oltre che come agenti mutageni e cancerogeni. Studi che evidenziano anomalie del comportamento, degenerazione neurofibrillare negli esseri umani, demenza, difficoltà della memoria e nell’apprendimento, impatti sulla personalità degli individui, disfunzioni psicomotorie, ritardo mentale. Molti esperti confermano che la diagnosi di accumulo tossico di metalli pesanti non sono semplici e ci vuole un medico esperto e informato.

I sintomi da intossicazione da metalli pesanti. Generalmente, ricorda un articolo del dottor David L. Watts, i sintomi sono vaghi, come stanchezza, astenia, cefalea, depressione, nausea, disturbi intestinali, dolori addominali e altrettanto spesso sono classificati e trattati con farmaci consueti. Così casi depressioni causate da metalli pesanti hanno subito trattamenti farmacologici risultati poi refrattari per i soggetti contaminati. Oppure casi di gastrite trattati per anni con antiacidi che paradossalmente contengono alluminio, aggiungendo al danno altro danno, senza tener conto che gli eccipienti di numerosi farmaci contengono metalli pesanti. L’alterazione delle proprietà naturali dell’acqua, fondamentale in agricoltura, pensiamo alla falda inquinata del Basento, può avvenire per introduzione di sostanze di per sé non tossiche ma con una velocità di immissione tale che i cicli biogeochimici non riescono del tutto a smaltirle, è il caso di macroinquinanti quali nitrati, fosfati e molti composti organici, o immettendo sostanze tossiche per gli organismi viventi, come microinquinanti di natura inorganica tra cui metalli pesanti o di natura organica, tra cui idrocarburi, pesticidi e numerosi altri prodotti di sintesi. Sostanze lentamente biodegradabili o non biodegradabili e che, per questo motivo, sono definite internazionalmente Persistent Organic Pollutants. Ciò comporta che, non esistendo processi di degradazione naturale (fotolitica, chimica o biologica) capaci di sostenere il ritmo con cui vengono immesse nell’ambiente, le loro concentrazioni nell’ambiente aumentano, e con loro anche la possibilità di un contatto con le specie viventi. Inoltre, essendo sostanze difficilmente metabolizzabili, determinano fenomeni di bioaccumulo nei viventi, riuscendo a passare da un anello all’altro delle catene alimentari (biomagnificazione, ndr).
La tossicità dei microinquinanti organici è conclamata da evidenze sperimentali ed epidemiologiche (Agency for Toxic Substances and Disease Registry, ndr) ed è sicuramente acuita dai lunghi tempi di permanenza nell’ambiente (in Valbasento parliamo di almeno 30anni di interazione) che ne esaltano le capacità di diffusione e trasporto attraverso le diverse fasi ambientali. Le proprietà chimico-fisiche di queste sostanze le rendono potenziali inquinanti delle acque ma anche dell’atmosfera e del suolo, indipendentemente dalle modalità secondo le quali vengono emesse nell’ambiente esterno. L’ubiquità di tali composti è legata a meccanismi di ripartizione tra le diverse fasi ambientali rappresentati da fenomeni di evaporazione, strippaggio, dissoluzione, precipitazione e adsorbimento, in dipendenza della natura del singolo composto. Chiudiamo ricordando una ricerca della Canadian Environmental Protection che mostra come l’esposizione, nel 95% dei casi, deriva da alimentazione.