La rubrica di Luciano Petrullo

10 marzo 2012 | 13:08
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La rubrica di Luciano Petrullo
La rubrica di Luciano Petrullo
La rubrica di Luciano Petrullo

Non auguro a nessuno di doversi recare al San Carlo di Potenza, perché auguro a tutti di stare sempre bene, e di non aver necessità di andarci per fare visita a qualcuno. Ma se proprio dovesse capitarvi, non potrete fare a meno di dare uno sguardo a quella lussuosa struttura posta nelle adiacenze dell’entrata principale

Si tratta di un magnifico palazzo di vetro, scuro, con tanto di spiazzo dalla elegante pavimentazione e bandiere al vento. Sembra di stare di fronte al palazzo dell’Onu. Entrarci, poi, è una bella emozione: tutto lindo, elegante, ampio, insomma, una sciccheria. Facile immaginare che sia costato un occhio della testa. Anche gli arredi sono chic. Il San Carlo invece no.

Comincia ad avere un aspetto scricchiolante, seppur imponente, e gli interni sono ordinari. Il contrasto c’è ed è evidente. Ma c’è un motivo. Mentre nella struttura ospedaliera ci stanno i malati e chi lavora attorno alla malattia, nel palazzo di vetro siede il potere, e ho detto tutto.

Questo necessita di ampi spazi, pulizia, candore, ordine, lusso, altrimenti non trova il giusto alimento. Il potere odia la polvere e la banalità, ma soprattutto è delicato e va trattato con garbo e solerzia, e poi ama circondarsi del bello. Mica come la malattia che, per campare, ha bisogno di poco.

La malattia è brutta, da evitare. Il potere sta al di sopra, e soprattutto, è immune da malattie.

A questo punto qualcuno potrebbe alzarsi e cominciare a sproloquiare, dicendo cose del genere “i soldi per il lusso dei capi ci sono sempre, e per comprare le pomate che mancano in qualche reparto non c’è una lira”. Sì, qualcuno potrebbe dire una castroneria del genere, per esempio io. Ma avrebbe, ho, torto, perché non si capisce ancora che tutti dobbiamo morire, mentre il potere non morrà mai.

E chi sulla terra dovrà rimanerci in eterno è bene che ci stia nella migliore maniera possibile. Se proprio deve fare questo enorme sacrificio, facciamoglielo fare con un minimo di dignità. Ed è per questo che quello sfarzo non solo trova giustificazione ma si impone. Una sede umile per l’amministrazione dell’Ospedale massimo della Regione Basilicata, a fronte dello sfarzo degli immobili del potere politico lucano, che alloggia in una vera e propria città, non era immaginabile. Penso al disagio di chi ha operato prima in ambienti angusti e ordinari. Dio mio, ma come avrà fatto?

E allora, miei prodi politici che governate questa povera regione, che tollerate ancora la cittadella di Bucaletto, che siete allergici a infrastrutture che ci colleghino dignitosamente col resto d’Italia, che sostenete la disoccupazione e il disagio giovanile con ogni sforzo vitale, quasi costituisse la linfa della vostra giovinezza eterna, se non ci avete ancora pensato, in quella meravigliosa struttura, metteteci pure la sauna, il bagno turco e la piscina interna. Prendere la decisione di risparmiare sulle dotazioni minime dell’ospedale non è cosa che può farsi seduti su una sedia normale, in un ufficio normale, in una stanza normale. Minimo ci vuole una vista tipo quella che si gode a Posillipo, e riportarla anche a Potenza, non vi sarà impossibile.