La rubrica di Luciano Petrullo

31 marzo 2012 | 11:10
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La rubrica di Luciano Petrullo

Quello che sta per passare, e parlo di petrolio, è che per pareggiare il gap infrastrutturale della Basilicata con il resto d’Italia, dobbiamo farci depredare di ogni ricchezza. Un intervento eccezionale per investimenti non solo ordinari, ma che portano un ritardo storico. De Filippo e C. ci vogliono convincere che le estrazioni sono un’occasione, ma se si capisce che l’occasione, fra l’altro fin qui assurdamente persa, per altre regioni è la normalità, si scopre il trucco.

Insomma quello che non sono stati capaci di fare da cinquant’anni, oggi vorrebbero farlo svendendo la Basilicata. Il futuro che ci aspetta è assolutamente incerto. Di sicuro c’è solo che arriveranno buchi, trivelle, l’oro nero emigrerà, e a noi rimarranno scorie e devastazione.

Se finora le royalties sono servite a niente, e di questo bisognerebbe che qualcuno ne dia conto, una buona volta, potranno mai servire un domani?

E allora ha ragione Giannino Romanielllo, consigliere regionale del partito di Ventola. Tutti gli altri, ammalati, come a livello nazionale, del bisogno di fare quadrato attorno a un progetto tanto vago quanto ambiguo, hanno rinunciato a fare politica, sposando le tesi del Presidente, senza vagliarle con serietà e approfondimento. Ogni conseguenza andrebbe prevista nello specifico; ogni possibilità andrebbe vagliata; ogni utilità debitamente soppesata. E invece si passa dal pressappochismo superficiale alla critica tanto generica da far venir nausea. Romaniello ha posto problemi seri, da solo. Gli altri, tutti, in branco dietro la cometa De Filippo.

Il futuro della Basilicata è però cosa che riguarda tutti, e allora bisogna uscire dal torpore e fare veramente politica, tutti, e pretendere di partecipare a ogni decisione.

Referendum? Ben venga. Almeno qualche testa si sveglierà e comincerà a immaginare quale territorio consegneremo ai nostri figli e se il gioco vale la candela. Cosa che potrebbe anche essere, ma con tutte le garanzie, reali, che la tutela sarà massima, e che il futuro sarà migliore.

Garanzie che a oggi nessuno ha preteso, nessuno ha neanche immaginato, perché la politica, da noi, si fa guardando la punta del naso, e ancor di più, ognuno la punta del proprio naso.

Petrolio un’occasione? Speriamo non di suicidio collettivo.