La dichiarazione di dipendenza e il fallimento della politica
E’ evidente il totale fallimento della politica dichiarato nella seduta dell’ultimo Consiglio regionale (28 marzo scorso) Si è discusso di petrolio e sviluppo. La relazione del presidente De Filippo, alla quale evidentemente nessuno è stato in grado di controbattere in termini di qualità, è stata una corsa agli specchi, gli stessi specchi a cui è necessario arrampicarsi per avere l’illusione di non cadere. Purtroppo mentre ci si arrampicava si cadeva, si cadeva nella banalità di slogan ai quali siamo abituati da anni. Si cadeva nella retorica contraddittoria di chi da un lato ha bisogno del petrolio e dall’altro è costretto a fare la faccia dura per difendere l’ambiente. Abbiamo assistito alla retorica di chi deve mostrare i muscoli alle compagnie petrolifere per tutelarsi dal giudizio dei cittadini e deve, al contempo, dimostrare “l’intelligenza” di chi capisce che il petrolio è una necessità e un’opportunità. Insomma, una predica in grande stile democristiano, con una scarsa capacità di mediare attraverso il discorso. Un presidente in difficoltà che cerca di attaccare tutto e tutti, ma che in fondo si difende da tutti e tutto. Paradossale la dichiarazione del presidente del Consiglio Folino il quale ritiene che: “ il Consiglio regionale, nella riunione del 28, ha scritto una bella pagina di cui va dato atto ai consiglieri di tutte le parti politiche che hanno dato vita ad un dibattito di qualità…” Probabilmente Folino era distratto. Ma fa il suo mestiere. La qualità quel giorno era in vacanza. Purtroppo non solo quel giorno. Abdicare alle strategie del potere petrolifero, non è una vittoria, è una sconfitta. Ammettere che i servizi sociali essenziali sono stati mantenuti grazie all’elemosina dei petrolieri è di una gravità straordinaria. Così come ammettere che altre attività e servizi propri della Regione Basilicata, doverosamente appannaggio delle competenze regionali, sono stati realizzati grazie alle royalties petrolifere. Una sciagura, di cui il dibattito “di qualità” svolto in Consiglio, non ha assolutamente tenuto conto. Una sciagura anche perché quelle elemosine sono niente al confronto con le risorse europee spese in questi dieci anni. Una vera dichiarazione di dipendenza dal petrolio. Alla fine di una relazione inquietante, omissiva dei veri contenuti sia del Memorandum, sia dell’articolo 16 della legge sulle liberalizzazioni, il Consiglio ha discusso. Ho assistito al dibattito, mediocre, fatte le dovute eccezioni, saltando più volte sulla sedia. Alcuni consiglieri hanno dimostrato egregiamente la loro nobile povertà di competenza e di conoscenza. Altri hanno confuso la discussione in un aula istituzionale di grande importanza, con le chiacchiere incrociate in un’assemblea di condominio. Spettacolo indecente per una conclusione scandalosa. Tutti, tranne Romaniello della Sel, hanno approvato il memorandum e dato mandato a De Filippo di procedere. Di procedere su cosa? Sulle chiacchiere naturalmente. Tanto per non perdere il primato di una classe politica ridicola, ma furba. Furba perché riesce a sopravvivere sui fallimenti i cui costi ricadono sempre sui cittadini più deboli.