Il lavoro quando non manca è nero

26 marzo 2012 | 13:34
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Il lavoro quando non manca è nero

In Basilicata sono 49900 i lavoratori non in regola. I settori in cui si fa più ricorso al lavoro nero sono l’agricoltura e l’edilizia

I numeri, non certo confortati, sono stati presentati lunedì dalla Cgil Basilicata. Dati Cgil elaborati su proiezioni Istat, Svimez e Banca d’Italia riferiti agli anni 2010 e 2011. Dei quasi 50 mila lavoratori in nero, dodicimila sono quelli impiegati nel comparto agricolo e in quello delle costruzioni. E non va certo meglio nei servizi (in particolare nel commercio al dettaglio e nel settore del turismo e della ristorazione) e nella piccola e media industria, anche artigiana, dove c’è una fortissima concentrazione di lavoratori irregolari.

Sulla scia di questi dati, viene proprio dalla Cgil una proposta di legge finalizzata ad eliminare l’economia sommersa. “Una proposta- come ha evidenziato il segretario generale della Cgil Basilicata, Alessandro Genovesi, nel corso della conferenza stampa di presentazione del dossier-che poggia le sue basi su tre principi cardine. Difendere il lavoro che c’è, l’impresa che resiste alla crisi investendo in innovazione e professionalità. Avanzare proposte concrete per politiche industriali, infrastrutturali e per lo sviluppo, per creare nuova occupazione. Fare emergere il tanto lavoro nero presente nella nostra regione, aiutando le aziende che vogliono competere correttamente e penalizzando quelle scorrette”.

“Abbiamo proposto-prosegue Genovesi- non solo di introdurre anche in Basilicata gli indici di congruità, come precondizione per accedere agli incentivi economici pubblici (in particolare intervenendo da subito sul settore dell’agricoltura, dell’edilizia e degli alberghi, essendoci già indicatori di derivazione legislativa o contrattuale disponibili), ma anche di introdurre negli appalti pubblici (e riconoscere un punteggio premiante per i privati che lo fanno) le clausole sociali per la salvaguardia occupazionale (spesso nei “massimi ribassi” si nasconde molto grigio e “fuori busta”). Chiediamo -aggiunge il sindacalista-di introdurre meccanismi premianti per le imprese della ristorazione che, anche in convenzione con le agenzie di somministrazione, ricorrano a tale tipologia per i lavori più brevi (pranzi per cerimonie, ecc.), con un forte coinvolgimento delle associazioni datoriali, nonché – in agricoltura – di introdurre le liste di prenotazione e di incentivare protocolli tra aziende, associazioni di rappresentanza, sindacati che garantiscano il trasporto (da e per i campi) e l’individuazione di alloggi decenti (con l’ausilio delle aziende per l’edilizia pubblica) per i lavoratori stagionali (in particolare migranti). Il tutto accompagnato da un rafforzamento, tramite specifiche convenzioni, sia dello strumento del Durc (documento unico di regolarità contributiva) anche in versione elettronica sia di una strategia di controlli sul territorio da affidare all’Inps e Inail regionali, con l’ausilio delle forze dell’ordine. Chiediamo alla Regione di investire nel contrasto al lavoro nero: non solo perché già altre leggi regionali per l’impresa – che ci furono annunciate a costo zero – hanno poi visto “materializzarsi” risorse importanti (e quindi chiediamo pari attenzione e un po’ di coerenza alla giunta De Filippo), ma anche perché solo ridurre del 5% l’incidenza dell’economia sommersa nella nostra regione produrrebbe quasi tremila posti di lavoro regolari in più ed un gettito complessivo di quasi 50 milioni di euro: numeri importanti per una piccola terra come la Basilicata”.