I giovani di Vito De Filippo L’innovazione continua
Ho sentito più volte una storiella raccontata dallo scranno più alto del potere regionale. La leggenda, perché di leggenda si tratta, narra di una Basilicata dove non mancano le possibilità di lavoro Come mai? La storiella racconta di 15 mila badanti che lavorano stabilmente in Basilicata, accanto a 10 mila extracomunitari addetti al turismo e a 10 mila, sempre extracomunitari, addetti all’agricoltura. Insomma, ci sono circa 40 mila posti di lavoro che il lucani non vogliono occupare. Questa filastrocca recitata in più occasioni dal presidente della Basilicata ha la sua morale: il lavoro c’è, ma non c’è chi vuole lavorare. Sarebbe a dire che tutte quelle chiacchiere sui giovani che emigrano, sulla disoccupazione giovanile che aumenta, sull’occupazione che diminuisce, e via dicendo, non hanno alcun fondamento. Sarebbe a dire che Bankitalia scrive stronzate, l’Istat dà i numeri al lotto, la Svimez gioca a bussolotti. Naturalmente chi racconta la storiella si guarda bene dal dire che più della metà di quella cosiddetta occupazione è lavoro irregolare e spesso nasconde atroci sfruttamenti. E’ evidente che il narratore immagina i giovani lucani a pascolare mucche per 10 euro al giorno. Immagina Tecnici laureati col massimo dei voti a pulire le stalle per 2 euro all’ora più vitto e alloggio. Il narratore non sa che molti ragazzi e ragazze lucani avrebbero voluto lavorare nei servizi assistenziali se solo ci fosse stata una politica degna di questo nome finalizzata a creare occupazione e non precariato nel settore sociale. Ammettiamo che la storia sia vera e che 40 mila lucani siano disposti a fare quel tipo di lavori, che facciamo? Cacciamo gli extracomunitari? Lo sviluppo è un’altra cosa. E non sto qui a ripetermi. Sono curioso di sapere chi sarebbero quei 10 mila extracomunitari che lavorano nel settore del turismo. Ho trovato dei dati, pochi per la verità, soltanto nelle stanze dei cortigiani. Non si capisce granché, ma la sensazione è che quei poveri cristi di extracomunitari non se la passano bene, anzi. Sempre il presidente, ormai esperto di leggende, ne racconta un’altra in giro. Una storiella che parla di giovani lucani che si trasferiscono temporaneamente fuori regione per studiare, ma che, ad un certo punto, trovano l’amore in quel di Pisa e non rientrano più. Bella questa. I giovani non tornano per causa delle belle donne e degli affascinanti uomini fuori confine. Vanno all’università, trovano l’amore e si fermano. Ecco svelato il mistero di una Regione dove la gente va via e non torna più, se non per il pranzo di Natale. Dobbiamo dunque dedurre, dalle leggende che circolano, che la Basilicata è una Regione dove i giovani non vogliono lavorare, e quelli che vogliono lavorare sono costretti ad emigrare e quelli che emigrano non tornano perché s’innamorano di una bella ragazza o di un bel ragazzo. Sono tra quelli che ritengono che iniziative quali il Reddito Ponte, Tirocini nella pubblica amministrazione, Cittadinanza solidale, sono deleterie per lo sviluppo. Sono tra quelli che ritengono che i giovani devono accettare qualsiasi lavoro purché regolare. Che i giovani devono darsi da fare senza perdere tempo a lamentarsi o ad aspettare un posto pubblico che non esiste. Però quando è troppo è troppo. Ci sono centinaia di esempi di ragazzi che avrebbero voluto fare, ma che hanno trovato ostacoli insormontabili non nella loro capacità, ma nell’incapacità e nell’arroganza dei poteri pubblici. Perciò non scherziamo con le filastrocche. E’ evidente, in ogni caso, che le leggende servono a dare risposte quando le risposte non esistono. E la Basilicata continua ad essere una Regione che si fa le domande sbagliate meritandosi risposte inesistenti. Un paio di domande io la farei: perché Gennaro Straziuso (classe 38) dovrebbe fare il presidente di Acquedotto Lucano? Se non ricordo male l’ex chirurgo è stato eletto per fare il Consigliere regionale. E perché Antonio Potenza ( classe 35) dovrebbe fare il presidente dell’Alsia? La risposta? Sono due giovanotti belli freschi e dall’indiscussa competenza manageriale.