“De Filippo ostaggio dei suoi”

27 marzo 2012 | 18:24
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“De Filippo ostaggio dei suoi”

A sentire il consigliere regionale Franco Mollica (Mpa) il presidente De Filippo “c’è rimasto male”. Ci sarebbe rimasto male, il Governatore, nel constatare che la sua maggioranza di fatto non c’era

E visto il passaggio cruciale, la relazione del Presidente su petrolio, ritorno economico delle royalties, questioni ambientali e articolo 16 del decreto liberalizzazioni, De Filippo non deve averla presa affatto bene. Il tema clou del Consiglio regionale di oggi era scottante. Più che mai attuale. Ma alla maggioranza è mancato il numero di consiglieri necessari a proseguire i lavori. Ne servivano 16 (6 meno della maggioranza effettiva) invece il pallottoliere si è fermato a quota 15. Poco conta se il bubbone è scoppiato su una votazione apparentemente innocua con cui si doveva iscrivere all’ordine del giorno una mozione presentata da Vita (Psi). C’era ben altro che covava sotto la cenere. Vistose le assenze di Santochirico, Viti e Mancusi. Si è fatto notare il ritardo di Pittella. Desta sospetti l’uscita dall’aula ad orologeria di Benedetto (Idv). E così Mollica, come Navazio, hanno fatto da ago della bilancia. Avessero votato loro, sarebbe andata in modo diverso. E i numeri necessari sarebbero stati raggiunti. Invece è tutto rimandato a domani pomeriggio. Secondo il consigliere dell’Intergruppo, è emersa, in pieno, la debolezza della squadra di governo. “Evidentemente – fa notare Mollica – la verifica dei mesi scorsi è servita solo per accontentare i neoassessori (Viti e Pittella, ndr)”. Non certo per trovare la quadra politica. Resta il rebus Idv. E il gioco di forze interno al Pd. Gli equilibri sono precari. Lo dicono i numeri di oggi. E lo dicono i 3 consigli regionali (su 7) andati deserti solo in questo scorcio di 2012. Ne emerge “un De Filippo ostaggio dei suoi”, taglia corto Mollica. Di fare da stampella al Pd, però, il consigliere non ci pensa proprio. “Con la maggioranza abbiamo un accordo programmatico, ma non certo politico – mette in chiaro – “. Per “gli accordi politici” ci si siede a tavolino. Si condivide una linea comune che ad oggi non c’è. “Continueremo a votare di volta in volta, con responsabilità, in base alla condivisione dei singoli atti”. Questo, in sintesi, il ragionamento di Mollica. Che si riconosce il ruolo di “ago della bilancia”. Ma non si sente affatto una ruota di scorta.