“Un cimitero senza bonifica”

13 febbraio 2012 | 18:14
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“Un cimitero senza bonifica”

“Quella di Casale Monferrato è la madre di tutte le battaglie per l’amianto”. Mario Murgia, presidente dell’Associazione esposti Amianto Val Basento, evita però paralleli diretti tra la sentenza di Torino che condanna a 16 anni i vertici della Eternit, e quanto accaduto invece negli stabilimenti lucani della ex Enichem di Pisticci Scalo. Contesti diversi. “A Pisticci si usava amianto per coibentare, a Casale Monferrato si produceva direttamente fibra killer”. A Pisticci Scalo, dove la controllata dell’Eni produceva filati in nylon, “l’amianto presente nei soffitti e nei coibenti si univa al cocktail di altre sostanze prodotte nella lavorazione chimica dei filati”. Un cocktail micidiale. Il sito industriale, infatti, deve operavano fino agli anni ’90 oltre 4mila persone, ha rappresentato per i suoi lavoratori un autentico flagello. Un flagello che ha consumato vite umane. “Oggi possiamo parlare di 170 morti e 700 malattie accertate”, chiarisce Murgia. E in tutti questi casi c’è una “correlazione con l’amianto”. Cifre che vengono aggiornate di mese in mese. Per verificare cosa è accaduto attorno a questa fabbrica dei veleni, infatti, dal 2009 è attivo un protocollo di sorveglianza sanitaria a cui collaborano il Dipartimento sanitario regionale e la Medicina del lavoro di Matera. A controllo tutti i potenziali lavoratori a rischio. Inoltre, prosegue Murgia, “la nostra associazione continua a portare avanti la battaglia per il riconoscimento delle malattie professionali e dei risarcimenti per i lavoratori, sia vivi che morti”. L’associazione ha partecipato a numerose audizioni in Parlamento e l’esperienza maturata è di aiuto sul territorio, non solo in Basilicata. “A noi si stanno rivolgendo sia i lavoratori della ex Sider Potenza, sia lavoratori pugliesi di Manfredonia”. Sotto il profilo penale, invece, la questione è più complessa proprio perché nel sito di Pisticci l’amianto non era “l’unico” killer silenzioso. C’era un cocktail di agenti chimici, tutti potenzialmente dannosi, liberati nei processi di produzione del nylon. Complicato, quindi, additare solo l’amianto quale responsabile di morti e malattie: “Se ci sono dei responsabili chiediamo comunque che paghino – affonda Murgia – anche perché la multinazionale (l’Eni, ndr) ha lasciato un cimitero senza bonificare il sito”. L’Associazione lo scorso anno ha anche presentato un esposto denuncia alla Procura di Matera, chiamando in causa i vertici dell’ex Enichem e l’Inail regionale. Come si sia mossa nel frattempo la Procura resta un nodo tutto da sciogliere.