“Mò basta” lo diciamo a voi. O si cambia o avete già fallito

25 febbraio 2012 | 17:30
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“Mò basta” lo diciamo a voi. O si cambia o avete già fallito

Ho partecipato alla manifestazione “mò basta”, del 25 febbraio. Ci sono andato per respirare un’aria nuova di protesta. Per guardare nei volti delle persone, per  ascoltare le loro ragioni, sentire i suoni e gli odori di una piazza diversa dalle solite. Ma soprattutto per capire chi sono i cittadini che dicono basta alle trivelle selvagge, alla svendita del territorio, all’inquinamento violento. Ho incontrato anche chi non mi aspettavo. Un vecchio amico dipendente dell’Enel che indossava la maglietta con la scritta “mò basta”. Ma ho anche incontrato tutta la gente che mi aspettavo. Quelli che in ogni momento della giornata protestano su Facebook, postando commenti e foto, immagini e vignette. Quelli che promuovono una cultura ambientalista alternativa, quelli che difendono la terra e l’aria dalla violenza delle compagnie petrolifere e delle altre aziende inquinanti. C’erano quelli di un improbabile Fronte Nazionale di Liberazione e i nostalgici del Regno delle Due Sicilie. Quelli che dicono sempre no e quelli che vorrebbero discutere. C’era di tutto e niente. Movimenti e associazioni che tentano di sfondare nell’opinione pubblica più vasta, senza riuscirci. Per rispetto ai cittadini che hanno manifestato bisogna ammettere che la protesta esiste, ma non è organizzata. Bisogna ammettere che la protesta esiste, ma è scarsa di sintesi. La confusione è sempre un rischio reale. Bisogna ammettere che gli organizzatori, se di organizzatori si può parlare, sono tutti “leader”, leader senza esercito, che spesso rappresentano se stessi, anche se in fondo sono i portavoce di una protesta che esiste, ma che non sanno interpretare. Una protesta che sta penetrando nelle coscienze, anche di quella gente che non è andata in piazza, ma che proietta in chi ci è andato le proprie paure, la propria rabbia. Questa manifestazione o diventa il punto di partenza di un movimento “visibile e potente”, oppure è stata un fallimento senza appello. Non è sufficiente raccogliere in piazza duecento persone con magliette, bandierine e improbabili slogan per sfidare quei poteri pubblici e privati contro i quali si grida “mò basta”. Anzi è pericoloso, molto pericoloso. Si rischia di dare un messaggio di tranquillità proprio a quei poteri i quali, presenti in piazza don Bosco per capire chi “sono questi e quanti sono”, tornano a casa rasserenati da un fallimento. Si rischia di dare più forza e più spazio a chi, ritenendo che in fondo la protesta è circoscritta a pochi “rompiballe”, adesso può continuare a violentare il territorio indisturbato. Questa responsabilità, grave, è fuori dai calcoli di chi ha immaginato che basta un grido su internet per organizzare la “rivoluzione.” Mi dispiace dirlo, ma è gente che non conosce la Basilicata. Si faccia in modo che la manifestazione di stamattina serva a lanciare una fase organizzativa, di fatica vera, di confronto vero sul territorio e non su Facebook. Se così è, possiamo dire che la protesta di stamane è servita. Possiamo dire che certi poteri non devono stare tranquilli. Se così non è, il fallimento è chiaro e il danno è grave. Non si gioca su queste cose, non si organizzano le proteste stando in pantofole davanti al computer la sera, scrivendo slogan sui social network. Bisogna smetterla anche con il protagonismo fatuo e inutile, quello che fa incassare quattro commenti e cinque mi piace su Facebook. Bisogna smetterla di sgomitare per avere la primogenitura sulla notizia o sulle analisi delle acque. Bisogna smetterla di fare di tutto di più: i giornalisti improvvisati, i reporter, i chimici, i poliziotti, i magistrati, i banditori. Velleità, protagonismi, vanità, sono pericolosi in ogni settore. Se a questo aggiungiamo lo snobismo da prime donne, l’incapacità assoluta di misurarsi con l’organizzazione e la comunicazione, il dado è tratto. Limitatevi alla critica sui social network e lasciate nelle mani di chi sa fare politica, la politica e la protesta. Siate umili, scegliete un leader vero e datevi da fare. Ciascuno per qualcosa e non tutti per ogni cosa. Naturalmente se volete continuare a giocare, fate pure. Intanto i danni li subisce la gente. Rinforzare i poteri che si vorrebbero contrastare non è un bel risultato. Giocate pure, ma non fate il gioco del nemico. Per favore. Statevene a casa oppure continuate a fare denunce, molto utili, utilizzando i canali giusti e non la vostra bacheca di Facebook.  Ma non pretendete di organizzare la gente. Non è cosa vostra. Anche se tra di voi qualcuno che può esiste, ma deve combattere contro la vostra vanità. La Basilicata si ripete e balbetta. Intanto i potenti veri se la ridono.