La rubrica di Luciano Petrullo

13 febbraio 2012 | 11:53
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La rubrica di Luciano Petrullo

Probabilmente ancora non tutti sanno che: a Matera non c’è la ferrovia. Sì, la città dei Sassi, patrimonio mondiale, è raggiungibile soltanto in autovettura, bicicletta e dorso di mulo. In Basilicata non c’è un aeroporto. In Basilicata non c’è un’autostrada. In Basilicata c’è una superstrada, che proprio super non è, o, almeno, lo è, ma solo per i restringimenti di corsia che da anni ne caratterizzano il percorso.

Ora che tutti sanno veniamo a noi.

Della Basilicata si è sempre detto che è un’isola felice. Se dobbiamo considerare la situazione dal punto di vista dei collegamenti, ebbene è vero in parte, perchè la Basilicata effettivamente è un’isola, staccata dal resto del continente. Sul felice ci andrei un po’ più cauto, almeno se andiamo a raccogliere gli umori. Per esempio, da qualunque parte d’Italia si volesse raggiungere la capitale, casomai per andarci a mangiare una bella amatriciana, ci si impiega meno tempo che dal capoluogo di regione nostrano. Vuoi per i treni superveloci, che non attraverseranno mai l’isola felice, vuoi per gli aerei, vuoi per le autostrade.

Il lucano, per arrivare a Roma, vive le stesse esperienze di vent’anni fa, ma almeno venti anni fa la Basilicata era un po’ meno rabberciata, e il traffico era notevolmente inferiore a quello di oggi. Insomma, quando si dice, parafrasando Levi, che Cristo si è fermato a Eboli, non si può opporre nulla in contrario. De Filippo, per essere incoronato nuovamente governatore, ci aveva messi al “centro del futuro”, ricordate? E i lucani, entusiasti, lo incoronarono.

Ma De Filippo ci ha vergognosamente mentito: perché i lucani non sono al centro del futuro, ma vivono al di fuori del tempo. Ci levassero pure la gravità potremmo volteggiare nell’aria. Levateci tutto, ma almeno la braciola la domenica lasciatemela stare.

Ma il popolo lucano non si arrende, e dopo lo scippo finanche della neve degli ultimi anni, ebbene, se l’è ripresa, anche se, sbagliando manovra, l’ha distribuita per tutto il paese. Finirà per riprendersi anche il petrolio, vedrete. Magari quando starà per finire, ma, perbacco, se lo riprenderà.

I lucani, comunque, non ci stanno. Non ci stanno a perdere De Filippo. Dopo due legislature, e che legislature, dalla periferia al centro del futuro, per gradire, una legge bastarda ce lo vuole levare. Ebbene sarà rivolta. Non c’è due senza tre, e che cappero, da che mondo è mondo, e nananì e nananera. Che la fuga di cervelli finisca. Certo, lo vogliono a Roma; e ci credo!, ma De Filippo deve restare con noi. Un comandante non abbandona mai la nave che affonda. Casomai lo fanno i topi. Io mi sento un topo. Vorrei tanto scappare. E se lo facessimo tutti, e lasciassimo De Filippo solo solo, al centro del suo futuro?