Borghezio, non ci provare! Nonostante tutto…

11 febbraio 2012 | 15:50
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Borghezio, non ci provare! Nonostante tutto…

Borghezio mi sta antipatico, ma ho rischiato di essere d’accordo con lui. “I meridionali non hanno voglia di spalare la neve, come di lavorare”. Questa l’ultima uscita dell’esponente leghista
Venerdì mattina, esco di casa. Neve ai lati della strada e ghiaccio al centro. Con cautela raggiungo l’auto e mi metto in moto per Potenza. Sulla strada sono costretta a scendere dalla macchina perchè ho l’impressione di aver bucato. In men che non si dica mi ritrovo a terra sulla spessa lastra di ghiaccio. A niente mi sono serviti gli scarponi da neve. Mezza ammaccata raggiungo la mia auto e mi rimetto in moto. Chiedendomi come mai alle 9.30 del mattino ancora non ci sia traccia di sale. (qualcuno mi dirà che il sale il Comune lo aveva). Prima di andare in redazione mi fermo al Poliambulatorio Madre Teresa di Calcutta, in via del Gallitello. Già vicino al cancello mi accorgo che per arrivare alla porta di ingresso dovrò attraversare un tratto completamente ghiacciato. Nel corridoio riservato ai pedoni il ghiaccio s’è formato sul marmo, facile immaginare cosa possa accadere. Ci provo, e come me altre persone. Sembriamo ubriachi, Slittiamo, ondeggiamo. Cado io e cade un signore che stava davanti a me. Mi rialzo e sempre più ammaccata riesco ad entrare. In testa mi frulla un pensiero: ma possibile che nessuno si sia premurato di pulire quel tratto di strada che va dal cancello del Poliambulatorio alla porta all’ingresso? Una volta all’interno, incazzata e ammaccata mi metto in fila per pagare il ticket e sento distintamente due guardie giurate che parlano proprio del ghiaccio all’ingresso. Una delle due indica poi un sacco vuoto di sale che fa capolino da un cestino getta carte. La stessa aggiunge che casomai avessero portato l’altro sale mai e poi mai si sarebbe sognata di provvedere a spargerlo all’ingresso e men che meno si sarebbe sognata di spalare quel ghiaccio. 
Intanto è il mio turno, pago il ticket. La scorbutica operatrice di sportello mi dice di andare all’altro sportello, quello all’ingresso, a ritirare il numero per la visita. Per fortuna la giovane donna che mi da il numero è gentile e carina, altrimenti mi sarei chiesta ma c’era bisogno di un’altra persona? Il numero non poteva darmelo la signora a cui ho pagato il ticket. Ma vabbè questa è un’altra storia. Torniamo al ghiaccio e, ahimè a Borghezio. L’emergenza neve in Basilicata l’ho seguita da molto vicino. Mi ha inorgoglito vedere sindaci e cittadini che non si sono pianti addosso e che armati di pale e trattori hanno smentito quell’antipatico di Borghezio, facendo l’impossibile per evitare i disagi a chi è rimasto isolato nella neve. Mi ha inorgoglito leggere sui social network di semplici cittadini che si sono messi a disposizione di conoscenti che si trovavano in zone disastrate, portando loro beni di prima necessità, medicine. Questi sono i lucani e i meridionali mi verrebbe da dire al leghista. Non posso però nascondere che mi ha fatto incazzare il ghiaccio sulle strade del mio paese, (so per certo che il Comune aveva il sale, ma se l’è presa comoda evidentemente) ad un’ora in cui la gente si muove, per andare al lavoro, o semplicemente a fare la spesa. Mi ha fatto incazzare quel ghiaccio davanti al Poliambulatorio e quella gente con una divisa addosso che ci teneva a precisare che il ghiaccio poteva rimanere dov’era. Chissà magari aspettavano anche loro l’arrivo dei militari! Queste, caro Borghezio, sono persone che, dove le metti metti, al Sud o la Nord, aspettano che si faccia l’ora per timbrare il cartellino e uscire dal lavoro magari dopo esservi entrati per grazia ricevuta.   Que.