Giovane laureato in matematica offresi per massaggio olistico

19 gennaio 2012 | 12:24
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Giovane laureato in matematica offresi per massaggio olistico

Le critiche al programma “Un ponte per l’occupazione” si sprecano. C’è però un dato che deve far riflettere. Quando è il momento di metterci la faccia non sempre si ha l’ardire o l’ardore di farlo. Accade così che la riunione in V Commissione a cui avrebbero potuto partecipare anche i giovani interessati al progetto, venga disertata in massa dagli stessi. Salvo poi dar vita a cori di protesta e piogge di critiche nella piazza virtuale dei blog o dei social network. Solito atteggiamento lucano “mi lamento e basta” o rassegnazione e perdita di fiducia?

Un’occasione mancata.

L’occasione buona – per farsi ascoltare dalla Politica regionale e spiegare i motivi del loro malcontento – l’avevano avuta la settimana scorsa: l’11 gennaio erano attesi in audizione in V Commissione consiliare permanente “Verifica, Monitoraggio e Controllo”. Ma – sarà stata la mancanza di coordinamento, di disponibilità o,  forse, di fiducia – dei circa 600 corsisti del percorso formativo della Regione Basilicata, denominato “Un Ponte per l’Occupazione”, se ne sono presentati appena tre. Sprecata, dunque, l’opportunità di farsi prendere sul serio, di ricevere risposta a tutti i loro dubbi, di far sentire forte e chiaro la loro voce dinnanzi ai consiglieri regionali. Ora, che di possibilità ce ne sarebbe un’altra, c’è da chiedersi se le giovani eccellenze lucane, sapranno sprecare anche questa o se, davvero, saranno in grado di prendere il proprio destino tra le mani con orgoglio e coraggio. Per mercoledì 25 gennaio, infatti, una nuova audizione è attesa in V Commissione. L’auspicio – rilanciato su Fb dai giovani lucani aderenti al progetto, ma che ritorna anche tra i commenti di chi dall’esterno osserva la vicenda –  è che non si riduca ad una vana replica della volta precedente, quando al ben evidente imbarazzo dei tre giovani temerari fece eco un certo stupore di presidente e componenti della Commissione.


Intanto l’assessora latita.

Sinora, tuttavia, pare che almeno un elemento sarà rieditato: non ci sarà, neanche questa volta, l’assessore alla Formazione, Rosa Mastrosimone, a fare il punto sullo stato di attuazione del progetto formativo, a confermare o smentire certezze e dubbi portati all’attenzione dei consiglieri regionali dalla delegazione dei giovani lucani disoccupati che – eventualmente – si presenterà. Presumibilmente a fare chiarezza sulla vicenda toccherà, ancora una vola, alla dirigente generale del Dipartimento Formazione, Liliana Santoro, e chissà se, anche questa volta, sarà accompagnata dalla “dottoressa De Luca della struttura di assistenza tecnica”, così come specificato dal comunicato stampa ufficiale dell’audizione scorsa dell’11 gennaio. Come mai il massimo referente dell’Assessorato diserti l’audizione in Commissione spingendo in prima linea un lavoratore assunto a contratto interinale (non già dipendente regionale) unitamente a che titolo, quest’ultimo, possa affiancarsi alla dirigente e secondo quali requisiti sia stata “introdotta” a compiti di “responsabilità tecnica” relativamente al programma “Un Ponte per l’Occupazione”: sono solo alcuni dei dettagli che incuriosiscono, inevitabilmente, chiunque si sia appassionato alla vicenda.


“Programma deludente e scadente”.

Perché in fondo questa non è semplicemente la vicenda di un percorso formativo regionale, come tanti altri: definito a più riprese dai ragazzi “deludente” perché “non ha rispettato i tempi previsti”; “qualitativamente scadente” perché fino ad ora “ha messo a disposizione testi, apparecchiature elettroniche e software non aggiornati”; “per molti versi inutile” perché tanto nella formazione “di base” quanto in quella “specialistica” manca di distinguere fra “formazione destinata ai diplomati e quella destinata ai laureati”. Ma la vicenda specifica si allarga innegabilmente a una dimensione ben più ampia e incrocia quella generale questione – mai risolta, forse irrisolvibile – di trasparenza, pari opportunità, meritocrazia. Non sarà sfuggito ai tanti giovani lucani, per di più considerati “eccellenze” dallo stesso programma regionale, che dopo anni di studi e tanti sacrifici non riescono ancora a trovare un impiego, come ci siano dettagli che fanno assumere all’intera vicenda il sapore della beffa. Paiono incontenibili certi mal di pancia non solo a fronte delle “difficoltà” insite nell’attuazione stessa del progetto, certamente di complessa gestione, ma ancor più a fronte di una magra equazione così riassumibile: “a noi sfigati il Reddito Ponte, a chi è più fortunato un posto in Regione calato dal cielo”.

Seconda fase del Ponte: l’incontro tra domande e offerta.

Intanto, inizierà dal prossimo 23 gennaio la SubFase 1D del progetto: dopo la pubblicazione del catalogo dei corsi specialistici ammessi dalla Regione, si svolgeranno le ore (36 in tutto) di consulenza e di orientamento presso il Centro per l’Impiego, finalizzate a indirizzare i ragazzi nella scelta delle attività di formazione specialistica, a cui seguiranno i tirocini formativi veri e propri. Ed è già cominciata alla grande la campagna pubblicitaria degli Enti di formazione su indirizzi mail e profili face book dei partecipanti al progetto. In tutto un’ottantina le proposte formative inserite nel Catalogo regionale sorprendentemente “elevati” a veri e propri “uffici di collocamento” in quanto chiamati ad indicare i successivi stage presso enti/aziende: potenziali posti di lavoro. Questi rappresentano l’ “offerta” e sono ovviamente interessati ad attrarre a sé il maggior numero di corsisti (minimo 8, massimo 10-20 per corso) ciascuno portatore di una considerevole dote da 20mila euro. Dall’altro lato c’è chi invece rappresenta la “domanda”, intento ad analizzare nel dettaglio le soluzioni proposte per trovare quella più confacente alle proprie aspirazioni. Domanda e offerta si dovrebbero incrociare: in attesa di trovare il fatidico punto di “incontro” sul mercato reale, nel frattempo si “scontrano” sulla piazza virtuale di Fb dove ognuno può far sentire la sua voce.

Il dottore in matematica può sempre scegliere il corso di massaggi.

Finisce nell’occhio del ciclone di alcuni commenti il corso in esperto di biotecnologie agroalimentari per il quale ci si aspetterebbe che l’accesso fosse riservato ai laureati in biotecnologie, in biologia o in chimica. Invece l’accesso è valido anche per i diplomati: con l’osservazione che  un diplomato non potrà mai trovare lavoro in questo settore se non ci riescono i biotecnologi con tanto di dottorato di ricerca. Raccoglie osservazioni anche quello di massaggio olistico: secondo la legge italiana – qualcuno fa notare su Fb – i massaggi (=mettere le mani addosso alle persone) sono abilitati a farli solo medici, fisioterapisti ed estetisti: i primi due per fini terapeutici, i secondi per fini estetici e/o di rilassamento. Quindi alla fine di un percorso si rischia di ritrovarsi in mano un titolo senza alcun valore, se prima non si è fisioterapisti o estetisti o medici.

Polemiche e critiche si sprecano, ma solo in rete.

“E’ tempo di decidere”. Ironizza Brunetta dal blog Reddito Ponte: “E’ tempo di decidere quale percorso formativo intraprendere, quale lavoro svolgere, dove andare e perché. Una vera e propria caccia al proprio futuro!”. E lancia simpaticamente una provocazione: “dal 23 gennaio parte la campagna ‘non abbandonarmi, adottami’: appello dei pontisti rivolto alle aziende e agli enti di formazione”. Pecca forse di fare, proverbialmente, di tutt’erba un fascio Biond l’Occidentale che dichiara “questi corsi sono del tutto inutili”. E coglie l’occasione per ricambiare il complimento lanciato dall’ormai famoso Bur del 27 settembre 2010 (che riportava l’Avviso Pubblico per la costituzione del Catalogo dei percorsi formativi settoriali e specialistici) evidenziando che “coloro che hanno fatto questo catalogo hanno dimostrato di essere per la maggior parte persone poco intelligenti”. Maria Pina si chiede, invece, se spetti al Cpi aiutare i ragazzi nella scelta del corso più adatto osservando che: “sta diventando un mercato di tuttologia”. Tra chi si affanna a spulciare nei dettagli i corsi proposti nel Catalogo, c’è anche chi mostra una certa apatia come Sara che ammette: “io il Catalogo manco lo guardo, dopo aver visto 10 misere righe scritte in quattro mesi mi aspettavo un programma decente, dettagliato e con tanto di moduli, ore e docenti per decidere qualcosa. Lo consulterò durante le prossime ore al Centro per l’impiego: altrimenti che facciamo lì?”. E poi suggerisce ai colleghi un metodo di valutazione: “chiedetevi: pagherei per fare questo corso? Se la risposta è no: stiamo perdendo tempo, accettando l’elemosina e facendo guadagnare i soliti furboni che sanno come prendere noi e le tasche delle nostre famiglie!”.